Il Partito Democratico tra il 32 e il 34 per cento, il Movimento 5 Stelle non oltre il 25 per cento, e Forza Italia sotto il 20 per cento. Fuori, invece, per non aver raggiunto la soglia di sbarramento al 4 per cento, L’altra Europa con Tsipras (3,5), Fratelli d’Italia e Scelta Europea (sotto quota 3). E’ quello che dicono gli ultimi sondaggi disponibili, raccolti da ScenariPolitici fino al 9 maggio (a causa del divieto di diffusione nei 15 giorni precedenti le elezioni), sui partiti italiani prima del voto del 25 maggio per il Parlamento Europeo. Dati che vanno presi con cautela, come si è già visto alle elezioni politiche del 2013, quando i sondaggisti furono messi sotto accusa per aver sbagliato le loro previsioni; ma che comunque offrono un quadro indicativo sulle intenzioni di voto, prima che la campagna elettorale entri nel vivo.
E allora i dati: Il Pd di Matteo Renzi oscilla tra un 34,9 per l’Ispo di Renato Mannheimer al 28,8 per Tecné. Una forbice piuttosto aperta. Ma gli altri istituti demoscopici sembrano comunque avvalorare il 33 per cento come media. Per l’Ipsos di Nando Pagnoncelli il 33,8 per cento degli elettori intende votare per il Partito Democratico. Per Ipr Marketing, diretto da Antonio Noto, sono il 32,7 per cento, per Emg il 33,2, per l’Istituto Piepoli il 34. Forza Italia è in bilico al 20 per cento. La maggior parte degli istituti lo danno al di sotto della soglia che Silvio Berlusconi si è dato come traguardo minimo: Emg (19%), Ipr (18,8%), Ipsos (19,5%), Ispo (18,1%), Ixé (18,2%), Swg (19,1%), Demopolis (17,5%). Tre invece quelli che danno per superata la soglia del 20 per cento: Euromedia di Alessandra Ghisleri (20,9%), il Piepoli (20%) e Tecné (21,7%). Il Movimento 5 Stelle oscilla in un margine di cinque punti percentuali. Per il Tecnè potrebbe toccare quota 27,7 per cento (a un solo punto dal Pd), per Demos di Ilvo Diamanti si fermerebbe al 22 per cento. E poi: per Ixé e per Demopolis, l’Istituto diretto da Pietro Vento, il movimento di Grillo è al 26,4, per Euromedia, Emg e Ipr Marketin al 25, per l’Ispo al 23,7, per Ipsos invece si attesta al 23 per cento.
Quanto agli esclusi, tutti gli istituti demoscopici concordano al 9 maggio: fuori dal Parlamento di Strasburgo resterà Scelta Europea, di cui fanno parte Scelta Civica, il Centro Democratico di Bruno Tabacci e Fare per Fermare il Declino, che oscilla tra il 2 e il 3,6 per cento. Troppo poco. Fratelli d’Italia è il partito più in bilico: per alcuni al 4 per cento, per altri di poco sotto. Per l’altra Europa con Tsipras solo tre istituti ritengono che possa superare lo sbarramento: il Demos (4,5%), Lorien e Demopolis (4,0). Secondo la media stilata da Termometro Politico sui sondaggi di maggio, la situazione sarebbe quindi questa: Pd al 33,1%, M5S al 24,9%, Forza Italia al 19,2%, Ndc-Udc al 5,5%, Lega al 5,1%, Fratelli d’Italia al 3,8%, Lista Tsipras al 3,7%.
Quanto al partito del non voto, gli indecisi e gli astenuti oscillano dal 43,6 di Ixé al 49,3% dell’Ispo. Infine, secondo un sondaggio condotto da ScenariPolitici sulla permanenza dell’Italia nell’euro, il 44 per cento dei votanti ha dichiarato di preferire il ritorno alla Lira con il ripristino della Banca d’Italia come prestatore di ultima istanza. Il 47 per cento ha invece ha affermato di voler restare nella moneta unica.
Per quanto riguarda i partiti europei, PollWatch rileva un testa a testa tra il Partito Popolare Europeo e il Partito dei Socialisti europei. Nell’ultima rilevazione del 14 maggio, sarebbero in testa i popolari (di cui fanno parte Forza Italia e Ncd-Udc) con il 28,2 per cento; subito seguiti dai socialisti (di cui fanno parte Pd e Sel) al 27,8 per cento. Una forbice piuttosto ristretta, di soli 0,4 punti percentuali. Molto dietro l’Alleanza dei Democratici e dei Liberali (di cui fa parte Scelta Europea) all’8,4 per cento. La Sinistra Europea potrebbe diventare il quarto gruppo politico al Parlamento di Strasburgo, con il 6,9 per cento. L’incognita è nei partiti euroscettici come il Front National, il Movimento 5 Stelle, l’Ukip e il Pvv olandese, dati in rapida ascesa, che potrebbero creare un gruppo autonomo all’indomani del voto.