O bluffano, il che in campagna elettorale ci sta, oppure anche stavolta i sondaggi segreti, tali perché ufficialmente negli ultimi giorni prima del voto non possono essere pubblicati, dicono qualcosa di diverso da quelli ufficiali.
Se così fosse non si comprenderebbe il palese nervosismo di Renzi - MAI visto così teso, ma magari sono i dati sull'economia che lo hanno rabbuiato, con spread su, PIL giù e i Mercati che non sembrano credere alla sua Rivoluzione soft - , con la maggior parte delle rilevazioni che danno il suo PD al 33%, cioè alla percentuale storica raggiunta da Veltroni (e con la quale perse nel 2008).
Certo, il 33% alle europee, con un livello di astensione che si prevede attorno al 40% (rose e fiori rispetto agli olandesi, oltre il 60...) significherano, nelle urne, parecchi voti in meno rispetto a quelli ragranellati dall'allora segretario, però la propaganda potrà lavorarci su.
Ma se il neo Premier andasse sotto quel numero, dopo averci fatto la bocca per mesi, ovvio che ci rimarrebbe male.
Non parliamo se poi si verificasse nuovamente quanto accadde lo scorso anno, con la scoperta, agli scrutini, di una sopravvalutazione del voto democrat e un nuovo pareggio con quelli di Grillo (che continua ad urlare che vincerà lui).
Ricolfi in verità da tempo ha messo in guardia, ricordando che le intenzioni di voto vanno anche "pesate" tenendo conto che ci sono endorsement più politicamente corretti di altri. E quindi il bravo analista suggeriva uno scarto di circa due punti da togliere alle previsioni per il PD, e da aggiungere a Grillo ( e forse anche a Berlusconi).
Vedremo, che ormai manca poco.
I dati sotto riprodotti sono quelli pubblicati dall' Huffington Post di oggi
Elezioni Europee 2014. Ultimi sondaggi: Pd al 33%, Movimento 5 Stelle al 25% e Forza Italia sotto il 20%. Fuori lista Tsipras, Scelta Europea e FdI-An (FOTO)
Claudio Paudice, L'Huffington Post
Il Partito Democratico tra il 32 e il 34 per cento, il
Movimento 5 Stelle non oltre il 25 per cento, e Forza Italia sotto il 20
per cento. Fuori, invece, per non aver raggiunto la soglia di
sbarramento al 4 per cento, L’altra Europa con Tsipras (3,5), Fratelli
d’Italia e Scelta Europea (sotto quota 3).
E’ quello che dicono gli ultimi sondaggi disponibili, raccolti da
ScenariPolitici fino al 9 maggio (a causa del divieto di diffusione nei
15 giorni precedenti le elezioni), sui partiti italiani prima del
voto del 25 maggio per il Parlamento Europeo. Dati che vanno presi con
cautela, come si è già visto alle elezioni politiche del 2013, quando i
sondaggisti furono messi sotto accusa per aver sbagliato le loro
previsioni; ma che comunque offrono un quadro indicativo sulle
intenzioni di voto, prima che la campagna elettorale entri nel vivo.
E allora i dati: Il Pd di Matteo Renzi oscilla tra un 34,9 per l’Ispo di Renato Mannheimer al 28,8 per Tecné. Una forbice piuttosto aperta. Ma gli altri istituti demoscopici sembrano comunque avvalorare il 33 per cento come media. Per l’Ipsos di Nando Pagnoncelli il 33,8 per cento degli elettori intende votare per il Partito Democratico. Per Ipr Marketing, diretto da Antonio Noto, sono il 32,7 per cento, per Emg il 33,2, per l’Istituto Piepoli il 34. Forza Italia è in bilico al 20 per cento. La maggior parte degli istituti lo danno al di sotto della soglia che Silvio Berlusconi si è dato come traguardo minimo: Emg (19%), Ipr (18,8%), Ipsos (19,5%), Ispo (18,1%), Ixé (18,2%), Swg (19,1%), Demopolis (17,5%). Tre invece quelli che danno per superata la soglia del 20 per cento: Euromedia di Alessandra Ghisleri (20,9%), il Piepoli (20%) e Tecné (21,7%). Il Movimento 5 Stelle oscilla in un margine di cinque punti percentuali. Per il Tecnè potrebbe toccare quota 27,7 per cento (a un solo punto dal Pd), per Demos di Ilvo Diamanti si fermerebbe al 22 per cento. E poi: per Ixé e per Demopolis, l’Istituto diretto da Pietro Vento, il movimento di Grillo è al 26,4, per Euromedia, Emg e Ipr Marketin al 25, per l’Ispo al 23,7, per Ipsos invece si attesta al 23 per cento.
Quanto agli esclusi, tutti gli istituti demoscopici concordano al 9 maggio: fuori dal Parlamento di Strasburgo resterà Scelta Europea, di cui fanno parte Scelta Civica, il Centro Democratico di Bruno Tabacci e Fare per Fermare il Declino, che oscilla tra il 2 e il 3,6 per cento. Troppo poco. Fratelli d’Italia è il partito più in bilico: per alcuni al 4 per cento, per altri di poco sotto. Per l’altra Europa con Tsipras solo tre istituti ritengono che possa superare lo sbarramento: il Demos (4,5%), Lorien e Demopolis (4,0). Secondo la media stilata da Termometro Politico sui sondaggi di maggio, la situazione sarebbe quindi questa: Pd al 33,1%, M5S al 24,9%, Forza Italia al 19,2%, Ndc-Udc al 5,5%, Lega al 5,1%, Fratelli d’Italia al 3,8%, Lista Tsipras al 3,7%.
Quanto al partito del non voto, gli indecisi e gli astenuti oscillano dal 43,6 di Ixé al 49,3% dell’Ispo. Infine, secondo un sondaggio condotto da ScenariPolitici sulla permanenza dell’Italia nell’euro, il 44 per cento dei votanti ha dichiarato di preferire il ritorno alla Lira con il ripristino della Banca d’Italia come prestatore di ultima istanza. Il 47 per cento ha invece ha affermato di voler restare nella moneta unica.
Per
quanto riguarda i partiti europei, PollWatch rileva un testa a testa
tra il Partito Popolare Europeo e il Partito dei Socialisti europei. Nell’ultima
rilevazione del 14 maggio, sarebbero in testa i popolari (di cui fanno
parte Forza Italia e Ncd-Udc) con il 28,2 per cento; subito seguiti dai
socialisti (di cui fanno parte Pd e Sel) al 27,8 per cento. Una forbice
piuttosto ristretta, di soli 0,4 punti percentuali. Molto dietro
l’Alleanza dei Democratici e dei Liberali (di cui fa parte Scelta
Europea) all’8,4 per cento. La Sinistra Europea potrebbe diventare il
quarto gruppo politico al Parlamento di Strasburgo, con il 6,9 per
cento. L’incognita è nei partiti euroscettici come il Front National, il Movimento 5 Stelle, l’Ukip e il Pvv olandese, dati in rapida ascesa, che potrebbero creare un gruppo autonomo all’indomani del voto.
E allora i dati: Il Pd di Matteo Renzi oscilla tra un 34,9 per l’Ispo di Renato Mannheimer al 28,8 per Tecné. Una forbice piuttosto aperta. Ma gli altri istituti demoscopici sembrano comunque avvalorare il 33 per cento come media. Per l’Ipsos di Nando Pagnoncelli il 33,8 per cento degli elettori intende votare per il Partito Democratico. Per Ipr Marketing, diretto da Antonio Noto, sono il 32,7 per cento, per Emg il 33,2, per l’Istituto Piepoli il 34. Forza Italia è in bilico al 20 per cento. La maggior parte degli istituti lo danno al di sotto della soglia che Silvio Berlusconi si è dato come traguardo minimo: Emg (19%), Ipr (18,8%), Ipsos (19,5%), Ispo (18,1%), Ixé (18,2%), Swg (19,1%), Demopolis (17,5%). Tre invece quelli che danno per superata la soglia del 20 per cento: Euromedia di Alessandra Ghisleri (20,9%), il Piepoli (20%) e Tecné (21,7%). Il Movimento 5 Stelle oscilla in un margine di cinque punti percentuali. Per il Tecnè potrebbe toccare quota 27,7 per cento (a un solo punto dal Pd), per Demos di Ilvo Diamanti si fermerebbe al 22 per cento. E poi: per Ixé e per Demopolis, l’Istituto diretto da Pietro Vento, il movimento di Grillo è al 26,4, per Euromedia, Emg e Ipr Marketin al 25, per l’Ispo al 23,7, per Ipsos invece si attesta al 23 per cento.
Quanto agli esclusi, tutti gli istituti demoscopici concordano al 9 maggio: fuori dal Parlamento di Strasburgo resterà Scelta Europea, di cui fanno parte Scelta Civica, il Centro Democratico di Bruno Tabacci e Fare per Fermare il Declino, che oscilla tra il 2 e il 3,6 per cento. Troppo poco. Fratelli d’Italia è il partito più in bilico: per alcuni al 4 per cento, per altri di poco sotto. Per l’altra Europa con Tsipras solo tre istituti ritengono che possa superare lo sbarramento: il Demos (4,5%), Lorien e Demopolis (4,0). Secondo la media stilata da Termometro Politico sui sondaggi di maggio, la situazione sarebbe quindi questa: Pd al 33,1%, M5S al 24,9%, Forza Italia al 19,2%, Ndc-Udc al 5,5%, Lega al 5,1%, Fratelli d’Italia al 3,8%, Lista Tsipras al 3,7%.
Quanto al partito del non voto, gli indecisi e gli astenuti oscillano dal 43,6 di Ixé al 49,3% dell’Ispo. Infine, secondo un sondaggio condotto da ScenariPolitici sulla permanenza dell’Italia nell’euro, il 44 per cento dei votanti ha dichiarato di preferire il ritorno alla Lira con il ripristino della Banca d’Italia come prestatore di ultima istanza. Il 47 per cento ha invece ha affermato di voler restare nella moneta unica.