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sabato 13 dicembre 2014

SE 35.000 FATTISPECIE DI REATO, O 8.000 SOCIETA' A PARTECIPAZIONE PUBBLICA, VI SEMBRANO POCHE.



"Chi ruba, chi corrompe, non pensa che rischia 8 anni di prigione, pensa di farla franca". Mi sembra lapalissiano no ? E quindi i 2 anni di inasprimento della pena per il reato di corruzione, portata nei massimi a 10, cambia questa prospettiva ? No. Bisognerebbe capire bene quale è l'obiettivo vero di chi governa e di chi è governato. Ridurre il fenomeno della corruzione o punire di più quelli che si riescono a prendere ? Si può rispondere anche "entrambi", ma sicuramente quello che Renzi, sondaggi alla mano ( proprio vero che l'allievo supera sempre il maestro ! Solo che nel criticare, giustamente, il Cav, per questa cosa era un coro dell'Aida, mentre per renzino c'è più indulgenza, per quanto, va detto, calante), partorisce nel suo consiglio dei ministri non risponde assolutamente alla prima questione. Che francamente dovrebbe essere la più importante : combattere le cause della corruzione. Da questo punto di vista tanti (da ultimo il Prof.  Mauro Magatti, il cui pensiero abbiamo riportato nel post http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2014/12/persone-oneste-al-posto-delle-disoneste.html ) spiegano che se i politici non avessero così tanto spazio nell'economia, i Buzzi e i Carminati non avrebbero acqua sufficiente in cui sguazzare. 
Ma da questo orecchio, tutti sono sordi, anche quelli del centro destra, quando hanno governato. Figuriamoci quelli di sinistra, che ce l'hanno nel DNA che "pubblico è bello". 
Ainis, nel suo bell'editoriale odierno sul Corriere, ribadisce questi concetti basilari : prevenire sempre meglio che curare, e quindi decidiamoci a tagliare le partecipate pubbliche (il povero Cottarelli sognava di portarle da 8000 a 100o in tre anni, infatti Renzi lo ha rispedito a Washington) , controllare l'esistenza di conflitti di interessi, regolare le lobby, legittimandole e che operino alla luce del sole...
Altra soluzione, discutibile ma comprensibile nello sfacelo italiano : la rotazione serrata dei vertici, in modo da sfavorire (ottimisticamente Ainis scrive : impedire) che si tessa la ragnatela nefasta della corrutela. 
L'obiezione è facile e infatti Ainis la prevede : così avremmo sempre capi inesperti. L'alternativa sperimentata, replica l'opinionista, dimostra che l'esperienza finora è servita solo alle tasche di corrotti e corruttori, non certo all'efficienza dei servizi amministrati. 
Siccome l'articolo perfetto non è possibile, ecco che il nostro scivola con una lode alla Boschi che non si sa come motivata. E infatti Ainis non la motiva, 
Buona Lettura

CORRUZIONE LA FRETTA E I DUBBI 
EFFICACIA CERCASI
di Michele Ainis


A ogni azione corrisponde una reazione. È la terza legge della dinamica, ma è anche la prima legge della politica. Che infatti s’emoziona solo quando un’onda emotiva turba l’opinione pubblica. Troppi detenuti nelle carceri? Depenalizziamo. Troppi corrotti nella municipalità capitolina? Penalizziamo. Sicché in Italia siamo giustizialisti o garantisti a giorni alterni. Basta consultare Google: 141 mila risultati per «aggravamento delle pene», 143 mila per «diminuzione delle pene». +
Ma oggi è il giorno dell’inasprimento, del giro di vite e di manette. Il Consiglio dei ministri ha appena licenziato un testo urgente, benché non tanto urgente da confezionarlo in un decreto. E quel testo stabilisce la confisca dei beni del corrotto (meglio tardi che mai). Innalza i termini di prescrizione che altre leggi avevano abbassato. E per l’appunto aggrava la pena detentiva di 2 anni. Succede sempre, quando c’è un allarme sociale da placare. È già successo con le norme approvate dopo l’ultimo caso di pedofilia (settembre 2012) o dopo il penultimo disastro ambientale (febbraio 2014).
Funzionerà? Come dice il poeta, «un dubbio il cor m’assale». Perché chi ruba e chi intrallazza non pensa al codice penale, pensa di farla franca. E se ci pensa, non saranno 10 anni di galera anziché 8 ad arrestare i suoi progetti. 

Perché inoltre il deterrente non risiede nella durezza della pena bensì nella sua certezza; ma alle nostre latitudini è sempre incerta la condanna non meno della pena. Perché l’ordinamento giuridico italiano ospita già 35 mila fattispecie di reato, che chiunque può commettere senza nemmeno sospettarne l’esistenza. Rendendo così insicuro il cammino degli onesti, mentre rimane lesto il passo dei disonesti. E perché infine quell’ordinamento è volubile e sbilenco come i politici che l’hanno generato. Per dirne una, la legge di depenalizzazione del 1981 inasprisce le sanzioni per chi divulghi le delibere segrete delle Camere.
   Eppure una via d’uscita ci sarebbe: passare dalla (finta) repressione alla (vera) prevenzione. Come? Per esempio sforbiciando le 8 mila società partecipate dagli enti locali. O con misure efficaci contro il conflitto d’interessi, che tuttavia alla Camera rimbalzano dalla commissione all’Aula senza che i nostri deputati cavino mai un ragno dal buco. Con una legge sulle lobby: gli americani se ne dotarono nel 1946, gli italiani hanno visto 55 progetti di legge andare in fumo l’uno dopo l’altro. Con l’anagrafe pubblica degli eletti, che i Radicali propongono (invano) dal 2008. O quantomeno potremmo uscirne fuori rendendo obbligatorio per legge il provvedimento deciso dal sindaco Marino dopo la scoperta dei misfatti: rotazione dei dirigenti, degli incarichi, dei ruoli di comando. Una misura anticorruzione già emulata in lungo e in largo, dal Comune di Canicattì al Policlinico di Bologna. E già benedetta da Cantone il mese scorso, quando sempre Marino avviò la rotazione territoriale dei vigili urbani, dopo l’arresto per tangenti del loro comandante.
   Dopotutto, è l’uovo di Colombo. Se non resti per secoli inchiodato alla poltrona, ti sarà più difficile poltrire, ti sarà impossibile ordire. E il corruttore avrà i suoi grattacapi, se il corruttibile cambierà faccia a ogni stagione come una maschera di Fregoli. Dice: ma così diminuirà la competenza, che cresce in virtù dell’esperienza. Vallo a raccontare agli italiani, alle vittime di un’amministrazione incompetente e per giunta inamovibile. Vallo a raccontare a chi ha dovuto specchiarsi per vent’anni nelle facce immarcescibili degli stessi politici, degli stessi alti burocrati. Qui e oggi, una ministra fresca di stampa come Boschi sta facendo meglio di tanti suoi stagionati predecessori. E comunque l’uovo non lo inventò Colombo: fu deposto nell’antica Grecia. In democrazia si governa e si viene governati a turno, diceva Aristotele. Sarebbe bello se l’Italia sapesse riparare la sua democrazia. Di più: sarebbe onesto. 

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