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lunedì 16 ottobre 2017

A VIENNA VENTI DI DESTRA. I GIORNALONI ITALIANI A LUTTO

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In Austria non va affatto bene, o almeno questo è lo sconforto della gente " a modo", che scrive sui giornali principali.
E già, a Vienna vince la destra. Non i liberali "liberal", alla Macron, ma proprio la destra conservatrice e nazionalista. Perché questo è il partito popolare guidato dal giovane Kurtz, il probabile cancelliere più giovane della storia europea. 
Motivo principale del successo : Kurtz ha fatto proprie le parole d'ordine della destra estrema, quella che ieri faceva capo al denigratissimo Heider, e quindi meno europa e niente immigrati, almeno in Austria. E la gente lo ha votato.
Un lustro di invasione migratoria ha portato a questo irrigidimento, e al saldo dell'elettorato moderato con quello più intransigente verso i migranti, a dispetto di qualsiasi accusa di razzismo o di disumanità nei confronti dei reietti della terra. 
Non piace, come abbiamo detto, alla gente che piace.
In Austria, più di sei elettori su dieci rispondono " e sti ca...!!".
Leggo che da noi Gentiloni ha in mente di porre la fiducia sullo Ius Soli subito dopo l'approvazione della legge di stabilità (la vecchia finanziaria). Dicembre o gennaio. Fa bene, che tanto, anche se cade, il botto non si sente, visto che nel 2018 il voto ce lo devono dare comunque, quelli del Quirinale e palazzi limitrofi.
Sono curioso peraltro di vedere cosa faranno gli alfaniani, che da una parte hanno commerciato i loro pochi ma utili voti per ottenere il 3% nel rosatellum ( era meglio il 2 Angelì, che forse il 3 è ancora troppo..) e qualche seggio sicuro nei collegi uninominali, dall'altra nello schierarsi definitivamente col centro sinistra potrebbero perdere anche quel pugno di voti che ancora, non so come, riescono ad ottenere (per quale ragione un moderato, non dico un liberale, dovrebbe mai votare quella formazione ?? tanto vale votare il PD e amen). 
Ah, anche in Austria, come in Germania, in Svezia, In Inghilterra, le elezioni non hanno designato un unico vincitore, e chi è arrivato primo dovrà trovare alleati per formare il governo. 
Anche A Vienna ci sono tre poli principali.
Nessuno invoca rivoluzioni del proprio sistema elettorale, accettando che il consenso popolare si frammenti. 
Mi piacerebbe che il professor Panebianco un giorno scrivesse un'editoriale su questa miopia che attraversa trasversalmente l'Europa. 

DI seguito, ho selezionato due articoli tratti dal Corriere della Sera  relativi appunto alle elezioni austriache.
Nel primo c'è una breve ma mi sembra chiara rappresentazione della situazione politica generale a Vienna, nel secondo la descrizione  della figura del giovane vincitore. 

Il Corriere della Sera - Digital Edition


 Conservatori ed estremisti sempre più vicini

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Nel cuore dell’Europa c’è un Paese ricco, piccolo ma significativo per storia, cultura e tradizione, dove 6 cittadini su 10 si sono lasciati sedurre da una proposta politica concentrata esclusivamente sul no all’immigrazione, la lotta alla minaccia islamica, la tolleranza zero verso i rifugiati. È un segnale piuttosto robusto di come in Europa le linee divisorie tra forze conservatrici e forze di estrema destra si stiano assottigliando, con i partiti moderati pronti a sposare la linea dura su migranti, Islam e sicurezza interna. Dopo quella drammatica subita in Germania dalla Spd, la sconfitta della socialdemocrazia austriaca, non devastante nei numeri ma storica ponendo fine a 41 anni di potere su 50, è l’altra faccia di una mutazione che sta già cambiando radicalmente il paesaggio politico europeo. Ovunque in crisi, le forze di centro-sinistra appaiono sempre più bisognose d’autore, se vogliono fermare un declino lento ma in apparenza inarrestabile. Giovane, aitante, elegante, un po’ cyborg nella sua perfezione, Sebastian Kurz è il fatto nuovo, il tratto originale del laboratorio asburgico. È stato paragonato a Emmanuel Macron, ma non ha creato una «cosa» ab ovo come il presidente francese, scegliendo invece di conquistare un partito tradizionale e farne lo strumento della propria ascesa. Per non parlare del fatto che, ancorché vago come spesso accade ai leader carismatici, Macron la bandiera europea l’ha presa e l’ha difesa durante e dopo la campagna elettorale. Nulla di tutto questo nel caso di Kurz. Il fatto che il partito navetta sia la Övp può suonare rassicurante. Ma a parte l’operazione di riverniciatura dal nero al turchese e la personalizzazione, le cose dette da Kurz in campagna elettorale lo accostano piuttosto a Viktor Orbán che non ad Angela Merkel. Anzi, è proprio contro la signora di Berlino che Kurz ha costruito la propria reputazione, prima battendosi per chiudere ai migranti la rotta balcanica, poi spingendo per la fine dei negoziati d’adesione con la Turchia. Certo al giovane leader e cancelliere in pectore bisogna concedere il beneficio del dubbio e chiedersi se non abbia fatto bene a occupare lo spazio politico alla sua destra, rubando di fatto l’agenda di Strache, che ancora a gennaio era in testa a tutti i sondaggi. L’opposto di quanto ha fatto la Cdu in Germania.
L’obiezione in questo caso è che la Fpö non è stata ridimensionata, ma è cresciuta. Di più, come ha osservato lo stesso Strache, è stata del tutto sdoganata: «Siamo arrivati nel centro della società austriaca». Un grande balzo per il partito che fu di Jörg Haider, spauracchio dell’Europa all’inizio del Millennio, e per un leader che in gioventù ha avuto frequentazioni con ambienti neonazisti. Ora, per i liberal-nazionali di Vienna la strada del governo è possibile. Riuscirà Sebastian Kurz a farne alleati presentabili ?


La marcia di Sebastian K
  Paolo Valentino

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Inseparabile dalla sua Susanne, studi in Legge abbandonati,
una carriera lampo. E sui migranti, ha fatto il lavoro sporco per Angela.
 Aveva fretta, ha fatto la scommessa della vita e ha sbancato il tavolo. Sebastian Kurz ha vinto le elezioni politiche e quasi sicuramente sarà il prossimo cancelliere dell’Austria. A 31 anni, il leader dei popolari sarebbe il più giovane capo di governo del pianeta.
Il Wunderwuzzi , il «bambino prodigio», è nato il 2 agosto 1986. Suo padre era ingegnere, la madre insegnante. Ha studiato Legge, ma ha abbandonato l’università attratto dalla politica.
Eppure, di sé ama dire che non voleva fare il politico di professione, che la politica gli è passata vicino e se l’è preso. A Vienna se lo ricordano nel 2009, quando si candidò al Consiglio comunale e girava per la città in una Geil-o-Mobil, l’auto-figa, dove il secondo termine sta sia per cool che per un’altra cosa. Infatti, a bordo del Suv si accompagnava a diverse signore succintamente vestite. Lui, Kurz, distribuiva profilattici neri, il colore del partito, per sottolineare l’aspetto eccitante di un voto alla noiosa Övp.
Ma questo è il passato, di cui il futuro cancelliere non parla volentieri. Anche perché sul piano privato, Kurz è in verità molto Biedermeier , romantico: da quando ancora studiava ha una compagna, la bionda Susanne Thier, cinque anni più giovane di lui, che non lo ha mollato un minuto durante la campagna e si prepara ad assumere il ruolo di first lady dell’Austria.
La marcia di Radetzky verso il potere di Sebastian Kurz lascia senza fiato: sottosegretario all’Integrazione a soli 24 anni, deputato a 26, ministro degli Esteri un anno dopo, subito a suo agio sulla platea del mondo.
I suoi viaggi a New York per l’Assemblea Generale dell’Onu si raccontano: solo incontri di alto livello, interventi molto ascoltati sulla minaccia dell’Islam radicale, dibattiti con Henry Kissinger. I modi garbati, la figura elegante, il volto fanciullesco reso luminoso dai lunghi capelli tirati indietro all’Umberta ne fanno una star della diplomazia internazionale.
Nel 2016 Kurz è decisivo nella chiusura della rotta balcanica, fa un po’ il lavoro «sporco» per Angela Merkel, dopo averla pubblicamente criticata per la sua Willkommenkultur , la cultura dell’accoglienza. «Ha avuto i ringraziamenti della cancelliera?», gli chiede ironicamente Wolfgang Schäuble. Non li aveva avuti. Ma la domanda è per Kurz come una medaglia.
È però fra le mura di casa che si gioca la partita vera. Occorrono disciplina, determinazione, Wille zur Macht , volontà di potere, tutte qualità che Sebastian Kurz dimostra di possedere.
Seguendo un piano segreto curato in ogni dettaglio, l’ Operation Ballhaus , nel maggio di quest’anno fa un’Opa ostile sulla Övp, la conquista e la svuota, cambiandone perfino il nome, oltre che il lugubre colore nero: la Lista Sebastian Kurz si veste di turchese.
Il copione lo prende all’estrema destra di Heinz-Christian Strache: no all’immigrazione, lotta all’islamismo radicale, espulsioni facili per i profughi che non rispettano le regole, chiusura delle frontiere esterne della Ue.
Per il resto formule vaghe, suggestioni, promesse di cambiamento e tante bombe sulla Grosse Koalition , di cui pure ha fatto parte.

In soli tre mesi Kurz ha sedotto gli austriaci. Ora dovrà dimostrare anche di saperli governare.

2 commenti:

  1. Ciao signore e signora
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