In Austria non va affatto bene, o almeno questo è lo sconforto della gente " a modo", che scrive sui giornali principali.
E già, a Vienna vince la destra. Non i liberali "liberal", alla Macron, ma proprio la destra conservatrice e nazionalista. Perché questo è il partito popolare guidato dal giovane Kurtz, il probabile cancelliere più giovane della storia europea.
Motivo principale del successo : Kurtz ha fatto proprie le parole d'ordine della destra estrema, quella che ieri faceva capo al denigratissimo Heider, e quindi meno europa e niente immigrati, almeno in Austria. E la gente lo ha votato.
Un lustro di invasione migratoria ha portato a questo irrigidimento, e al saldo dell'elettorato moderato con quello più intransigente verso i migranti, a dispetto di qualsiasi accusa di razzismo o di disumanità nei confronti dei reietti della terra.
Non piace, come abbiamo detto, alla gente che piace.
In Austria, più di sei elettori su dieci rispondono " e sti ca...!!".
Leggo che da noi Gentiloni ha in mente di porre la fiducia sullo Ius Soli subito dopo l'approvazione della legge di stabilità (la vecchia finanziaria). Dicembre o gennaio. Fa bene, che tanto, anche se cade, il botto non si sente, visto che nel 2018 il voto ce lo devono dare comunque, quelli del Quirinale e palazzi limitrofi.
Sono curioso peraltro di vedere cosa faranno gli alfaniani, che da una parte hanno commerciato i loro pochi ma utili voti per ottenere il 3% nel rosatellum ( era meglio il 2 Angelì, che forse il 3 è ancora troppo..) e qualche seggio sicuro nei collegi uninominali, dall'altra nello schierarsi definitivamente col centro sinistra potrebbero perdere anche quel pugno di voti che ancora, non so come, riescono ad ottenere (per quale ragione un moderato, non dico un liberale, dovrebbe mai votare quella formazione ?? tanto vale votare il PD e amen).
Ah, anche in Austria, come in Germania, in Svezia, In Inghilterra, le elezioni non hanno designato un unico vincitore, e chi è arrivato primo dovrà trovare alleati per formare il governo.
Anche A Vienna ci sono tre poli principali.
Nessuno invoca rivoluzioni del proprio sistema elettorale, accettando che il consenso popolare si frammenti.
Mi piacerebbe che il professor Panebianco un giorno scrivesse un'editoriale su questa miopia che attraversa trasversalmente l'Europa.
DI seguito, ho selezionato due articoli tratti dal Corriere della Sera relativi appunto alle elezioni austriache.
Nel primo c'è una breve ma mi sembra chiara rappresentazione della situazione politica generale a Vienna, nel secondo la descrizione della figura del giovane vincitore.
Nel cuore dell’Europa c’è un Paese ricco, piccolo ma
significativo per storia, cultura e tradizione, dove 6 cittadini su 10 si sono
lasciati sedurre da una proposta politica concentrata esclusivamente sul no
all’immigrazione, la lotta alla minaccia islamica, la tolleranza zero verso i
rifugiati. È un segnale piuttosto robusto di come in Europa le linee divisorie
tra forze conservatrici e forze di estrema destra si stiano assottigliando, con
i partiti moderati pronti a sposare la linea dura su migranti, Islam e sicurezza
interna. Dopo quella drammatica subita in Germania dalla Spd, la sconfitta
della socialdemocrazia austriaca, non devastante nei numeri ma storica ponendo
fine a 41 anni di potere su 50, è l’altra faccia di una mutazione che sta già
cambiando radicalmente il paesaggio politico europeo. Ovunque in crisi, le
forze di centro-sinistra appaiono sempre più bisognose d’autore, se vogliono
fermare un declino lento ma in apparenza inarrestabile. Giovane, aitante,
elegante, un po’ cyborg nella sua perfezione, Sebastian Kurz è il fatto nuovo,
il tratto originale del laboratorio asburgico. È stato paragonato a Emmanuel
Macron, ma non ha creato una «cosa» ab ovo come il presidente francese,
scegliendo invece di conquistare un partito tradizionale e farne lo strumento
della propria ascesa. Per non parlare del fatto che, ancorché vago come spesso
accade ai leader carismatici, Macron la bandiera europea l’ha presa e l’ha
difesa durante e dopo la campagna elettorale. Nulla di tutto questo nel caso di
Kurz. Il fatto che il partito navetta sia la Övp può suonare rassicurante. Ma a
parte l’operazione di riverniciatura dal nero al turchese e la
personalizzazione, le cose dette da Kurz in campagna elettorale lo accostano
piuttosto a Viktor Orbán che non ad Angela Merkel. Anzi, è proprio contro la
signora di Berlino che Kurz ha costruito la propria reputazione, prima
battendosi per chiudere ai migranti la rotta balcanica, poi spingendo per la
fine dei negoziati d’adesione con la Turchia. Certo al giovane leader e cancelliere in
pectore bisogna concedere il beneficio del dubbio e chiedersi se non abbia
fatto bene a occupare lo spazio politico alla sua destra, rubando di fatto
l’agenda di Strache, che ancora a gennaio era in testa a tutti i sondaggi.
L’opposto di quanto ha fatto la
Cdu in Germania.
L’obiezione in questo caso è che la Fpö non è stata
ridimensionata, ma è cresciuta. Di più, come ha osservato lo stesso Strache, è
stata del tutto sdoganata: «Siamo arrivati nel centro della società austriaca».
Un grande balzo per il partito che fu di Jörg Haider, spauracchio dell’Europa
all’inizio del Millennio, e per un leader che in gioventù ha avuto
frequentazioni con ambienti neonazisti. Ora, per i liberal-nazionali di Vienna
la strada del governo è possibile. Riuscirà Sebastian Kurz a farne alleati
presentabili ?
La marcia di Sebastian K
Paolo Valentino
Inseparabile dalla sua Susanne, studi in Legge abbandonati,
una carriera lampo. E sui migranti, ha fatto il lavoro
sporco per Angela.
Il Wunderwuzzi , il «bambino prodigio», è nato il 2 agosto
1986. Suo padre era ingegnere, la madre insegnante. Ha studiato Legge, ma ha
abbandonato l’università attratto dalla politica.
Eppure, di sé ama dire che non voleva fare il politico di
professione, che la politica gli è passata vicino e se l’è preso. A Vienna se
lo ricordano nel 2009, quando si candidò al Consiglio comunale e girava per la
città in una Geil-o-Mobil, l’auto-figa, dove il secondo termine sta sia per
cool che per un’altra cosa. Infatti, a bordo del Suv si accompagnava a diverse
signore succintamente vestite. Lui, Kurz, distribuiva profilattici neri, il
colore del partito, per sottolineare l’aspetto eccitante di un voto alla noiosa
Övp.
Ma questo è il passato, di cui il futuro cancelliere non
parla volentieri. Anche perché sul piano privato, Kurz è in verità molto
Biedermeier , romantico: da quando ancora studiava ha una compagna, la bionda
Susanne Thier, cinque anni più giovane di lui, che non lo ha mollato un minuto
durante la campagna e si prepara ad assumere il ruolo di first lady
dell’Austria.
La marcia di Radetzky verso il potere di Sebastian Kurz
lascia senza fiato: sottosegretario all’Integrazione a soli 24 anni, deputato a
26, ministro degli Esteri un anno dopo, subito a suo agio sulla platea del
mondo.
I suoi viaggi a New York per l’Assemblea Generale dell’Onu
si raccontano: solo incontri di alto livello, interventi molto ascoltati sulla
minaccia dell’Islam radicale, dibattiti con Henry Kissinger. I modi garbati, la
figura elegante, il volto fanciullesco reso luminoso dai lunghi capelli tirati
indietro all’Umberta ne fanno una star della diplomazia internazionale.
Nel 2016 Kurz è decisivo nella chiusura della rotta
balcanica, fa un po’ il lavoro «sporco» per Angela Merkel, dopo averla
pubblicamente criticata per la sua Willkommenkultur , la cultura
dell’accoglienza. «Ha avuto i ringraziamenti della cancelliera?», gli chiede ironicamente
Wolfgang Schäuble. Non li aveva avuti. Ma la domanda è per Kurz come una
medaglia.
È però fra le mura di casa che si gioca la partita vera.
Occorrono disciplina, determinazione, Wille zur Macht , volontà di potere,
tutte qualità che Sebastian Kurz dimostra di possedere.
Seguendo un piano segreto curato in ogni dettaglio, l’
Operation Ballhaus , nel maggio di quest’anno fa un’Opa ostile sulla Övp, la
conquista e la svuota, cambiandone perfino il nome, oltre che il lugubre colore
nero: la Lista Sebastian
Kurz si veste di turchese.
Il copione lo prende all’estrema destra di Heinz-Christian
Strache: no all’immigrazione, lotta all’islamismo radicale, espulsioni facili
per i profughi che non rispettano le regole, chiusura delle frontiere esterne
della Ue.
Per il resto formule vaghe, suggestioni, promesse di
cambiamento e tante bombe sulla Grosse Koalition , di cui pure ha fatto parte.
In soli tre mesi Kurz ha sedotto gli austriaci. Ora dovrà
dimostrare anche di saperli governare.
Speriamo serva,servirà ?
RispondiEliminaCiao signore e signora
RispondiEliminaL'onestà e la sincerità sono le due cose che mancano sui siti. Sono Simon Durochefort un creditore francese. Sono di nazionalità francese. Offro prestiti a persone serie che possono ripagarmi con un tasso di interesse del 3% all'anno. I miei termini di prestito sono molto chiari e semplici. Grazie per avermi contattato per ulteriori informazioni: simondurochefort@gmail.com