ETÀ | REDDITO DICHIARATO |
Under 30 | Meno di 10.000 euro |
Tra 30-34 anni | 14.000 euro |
Tra 34-40 anni | 20.000 euro |
Tra 40-45 anni | 30.000 euro |
Nella mia vita, ormai sufficientemente lunga, avrò sentito non so quante volte la gente lamentarsi per la miserrima pensione ricevuta...
Da ragazzino ascoltavo la cifra ed in effetti...Col tempo però imparai che molte di quelle persone, che si lagnavano, avevano versato contributi altrettanto miserrimi.
Bene o male, molte casse previdenziali, di professionisti, agenti di commercio ecc. , stabiliscono delle percentuali di prelevamento non elevate - gli avvocati oggi sono al 15% - e poi, se le dichiarazioni sono basse...
Per i dipendenti pubblici per esempio il prelievo è molto più elevato, circa il doppio ( però avete mai sentito un dipendente, parlando di ciò che guadagna, riferirsi al lordo piuttosto che al netto ? ...).
Personalmente approvo il vituperato sistema contributivo : percepirai in misura di quanto hai versato. Giusto, però facciamo una cosa : quanto ho versato me lo ridai intero, e poi me lo gestisco io.
E invece no, e allora mi truffi, perché in realtà tu scommetti, con migliori possibilità di successo, che quello che ti ho versato in 35/40 anni NON me lo restituirai nei meno di 15 che sono la mia ragionevole aspettativa di vita.
Ripeto, a me va bene il contributivo, visto che lo Stato padre padrone mi costringe a "risparmiare" per la mia vecchiaia, pensando che io non sia capace a farlo da solo (in realtà sappiamo che gli servono soldi per pagare quelle presenti, e pazienza se poi un domani non ci saranno denari per quelli che versano oggi, ca...di quelli che vengono dopo ) , però, quando smetto, dammeli.
No, e sappiamo perché.
Comunque da un po' c'è un problema serio e nuovo : un esercito di avvocati, ulteriormente gonfiato negli ultimi anni dalla chiusura di altri sbocchi (in primis quadri e dirigenti del settore pubblico, ma non solo) , fanno fatica a pagare i contributi minimi.
Del resto, se gli under 40 veleggiano intorno ai 20.000 euro annui, per non parlare degli under 30 che stanno sotto ai 10.000, diventa faticoso trovarne 6, 5 o anche 4.000 da versare alla Cassa.
E così sarebbe passata la mozione di sospendere per i prossimi 5 anni la contribuzione minima...
Bella idea, ma i soldi ci sono perché il sistema regga ?
Immagino sia quello che verrà affannosamente approfondito nelle prossime settimane.
Di seguito, il consueto prezioso contributo dello Studio Cataldi e della collega Zappilli
Avvocati: addio contributo integrativo minimo dal 2018
Stop al contributo integrativo minimo per un quinquennio a
partire da gennaio. Lo ha deliberato il Comitato dei Delegati di Cassa Forense
e, ora, si è in attesa dell'approvazione dei Ministeri Vigilanti
di Valeria Zeppilli – Venerdì scorso, il Comitato dei
Delegati di Cassa Forense ha approvato una delibera che non sta passando
inosservata, posto che in essa si dispone che il contributo integrativo minimo
non è dovuto per gli anni dal 2018 al 2022, pur restando dovuto il contributo
integrativo del 4% del volume d'affari IVA dichiarato. Se, dunque, i Ministeri
Vigilanti nulla opporranno a tale decisione, saranno ben cinque gli anni in cui
il predetto contributo non dovrà essere versato.
La notizia, che arriva dalla pagina Facebook della Cassa
mentre ancora di essa non c'è traccia nel sito web istituzionale, interessa un
numero abbastanza cospicuo di avvocati, ovverosia tutti coloro che hanno un
volume d'affari compreso tra 0 e 17.500,00 euro, fatta eccezione per quanti già
possono beneficiare dell'esclusione trovandosi nei primi cinque anni di
iscrizione alla Cassa.
Avvocati, principio di proporzionalità tra contributi e
volume d'affari
In sostanza, viene introdotto anche all'interno di Cassa
Forense il tanto agognato principio della proporzionalità tra contributi e
volume d'affari dichiarato che, sebbene per ora sia circoscritto a un periodo
di tempo determinato, potrebbe in futuro consolidarsi e divenire la regola.
Il vaglio dei Ministeri Vigilanti
Come detto, però, prima di esultare bisogna ricordarsi che,
perché la delibera divenga effettiva, è necessaria l'approvazione dei Ministeri
Vigilanti, che non è tutt'altro che scontata.
Le prime perplessità che potrebbero sorgere riguardano la
decisione di inserire la novità in una semplice manovra e non in una riforma
strutturale della previdenza, che tenga conto di tutte le diverse variabili.
Inoltre, e questo è un aspetto sul quale anche gli avvocati
dovrebbero riflettere, la temporanea abolizione del contributo minimo comporta
delle minori entrate per la
Cassa che potrebbero compromettere la sostenibilità
finanziaria di lungo periodo. Sotto questo punto di vista, l'assenza di una
manovra strutturale potrebbe pesare parecchio.
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