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giovedì 22 febbraio 2018

INSEGNARE A PESCARE NON VALE PIU'. MEGLIO REGALARE PESCI

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La povertà è una cosa brutta, mortificante e anche pericolosa.  In Italia le rivoluzioni, o tentativi di, risalgono ad epoche dove i poveri erano tanti, come nel primo dopo guerra (accadde anche in Germania e arrivò il nazismo).
Sicuramente il modo migliore per combatterla è il lavoro, che, last but not least, contribuisce anche a completare il senso dell'esistenza (c'è anche gente che ha timore della pensione per paura di non saper riempire il vuoto) , ma la disoccupazione è problema che si è molto aggravato negli ultimi anni, anche nella "ricca" Europa, e l'Italia è tra i paesi più colpiti, pur essendo ancora - almeno così si legge - la terza economia del continente e la seconda manifatturiera, dietro la solita Germania. 
Colpa della crisi, della globalizzazione, della digitalizzazione e dei robot : c'è sempre meno bisogno del lavoro dell'uomo, soprattutto nei settori medi ( dove ci sono i pc) e industriali (i robot). 
Naturalmente c'è anche l'impigrimento delle società benestanti (ne ha scritto, bene come suo solito, Luca Ricolfi) , giovani che non s'impegnano per una preparazione adeguata e grandi che non sono duttili a ricollocarsi. Resta che non è facile.
A questo punto abbiamo aggiunto una nuova voce al nostro già gravatissimo welfare : il reddito che chiamo "integrativo" per racchiudere in questa voce le proposte varie applicate e/o ipotizzate.
Abbiamo infatti il reddito inclusivo, quello di cittadinanza, quello di dignità...
Non sono proprio la stessa cosa, ma il principio ispiratore è quello di dare soldi a chi non guadagna nulla o non sufficientemente. 
Naturalmente i costi non sono piccoli, ancorché variabili a seconda del sistema adottato, e le forze politiche non sembrano avere le idee troppo chiare su dove andare a reperire queste ulteriori risorse. 
Allo stesso tempo, mi sembra che si faccia sempre più strada l'idea che forse il vecchio concetto che sia più importante insegnare a pescare che regalare pesci sia ormai superato.
A spanne, non mi sembra un progresso, ma questo mi pare che sia. 


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I PARAMETRI DI POVERTÀ: 
SEI DENTRO O FUORI?

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di DOMENICO AFFINITO 

Il numero dei Paesi poveri, secondo le Nazioni Unite, è raddoppiato negli ultimi 40 anni, e la distribuzione della ricchezza è sempre più iniqua. Secondo Eurostat l’Italia è il paese europeo con il più alto numero di poveri, e quello con il maggior numero di persone a rischio di povertà. L’Istat li ha quantificati in 4 milioni e 742.000, ovvero un milione e 600mila famiglie non hanno mezzi di sostentamento.


Il numero dei Paesi poveri, secondo le Nazioni Unite, è raddoppiato negli ultimi 40 anni, e la distribuzione della ricchezza è sempre più iniqua. Secondo Eurostat l’Italia è il paese europeo con il più alto numero di poveri, e quello con il maggior numero di persone a rischio di povertà. L’Istat li ha quantificati in 4 milioni e 742.000, ovvero un milione e 600mila famiglie non hanno mezzi di sostentamento.

La misura adottata dal Governo si chiama Reddito di Inclusione, e da Gennaio possono accedere i poveri italiani, ma anche gli stranieri con permesso soggiorno residenti da almeno due anni. Per ottenerlo nella famiglia ci deve essere almeno un minore, un disabile, una donna incinta o un ultra 55enne senza lavoro. Dura 18 mesi ed è compatibile con una forma di lavoro, ma non con altre misure di assistenza, come l’indennità di disoccupazione. Per non perderlo si deve seguire in percorso di reinserimento nel mondo del lavoro. Dopo 18 mesi, ci sono 6 mesi di stop, e poi lo si può chiedere per altri 12 mesi.
Il costo per lo Stato nel 2018 è di 2,55 miliardi di euro, e salirà a 2,75 nel 2019.


Il punto caldo della campagna elettorale
Il sostegno economico a chi non ha lavoro è uno dei temi caldi della campagna elettorale. Ecco le proposte delle coalizioni in campo:


PD
Nel suo programma il Partito democratico propone di raddoppiare le risorse per il Reddito di inclusione. Non sono però specificate le coperture dei 4/5 miliardi di euro che sarebbero necessari.

CENTRODESTRA (Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia)
Nel programma non si leggono solo promesse generiche: «Azzeramento della povertà assoluta con un grande Piano di sostegno ai cittadini italiani in condizione di estrema indigenza, allo scopo di ridare loro dignità economica». Non sono specificate coperture, né vi è una quantificazione economica. Silvio Berlusconi in alcune interviste ha parlato di «reddito di dignità», un sostegno economico di mille euro, ma non è chiaro se si riferisce ai pensionati sotto questa soglia o a quei 4 milioni 750mia italiani in condizione di povertà assoluta. La misura non compare nel programma elettorale di Forza Italia, non ha coperture specifiche ed è difficilmente quantificabile.

MOVIMENTO 5 STELLE
La proposta del M5S si chiama «reddito di cittadinanza», formulata in maniera dettagliata con un disegno di legge (il 1148 nel 2013). Prevede che per tutti i cittadini italiani, europei e gli stranieri provenienti da Paesi che hanno sottoscritto accordi di reciprocità sulla previdenza sociale, un reddito sulla base dell’indicatore di povertà dell’Unione europea.
Il M5S propone che lo Stato contribuisca a versare alla persona, o alla famiglia, la cifra che manca per raggiungere la cifra minima considerata necessaria per sopravvivere. Non c’è un limite di tempo, ma ci sono regole per non perderlo: iscriversi ai centri per l’impiego, seguire percorsi formativi per il reinserimento nel mondo del lavoro, non rifiutare più di tre proposte di lavoro e non recedere da un contratto senza giusta causa due volte in un anno.
Quanto costa allo Stato il Reddito di Cittadinanza? Secondo i calcoli dell’Istat la proposta del Movimento 5 Stelle peserebbe 14,9 miliardi di euro per un totale di 8 milioni e mezzo di persone, a cui il partito di Grillo aggiungerebbe altri 2,1 miliardi per rafforzare le politiche attive del lavoro per un totale di 17 miliardi di euro. Anche in questo caso, però, le cifre rischiano di essere «ballerine». Secondo l’Inps il costo sarebbe maggiore.
L’ipotesi di copertura considera tagli alla spesa e nuove entrate per un totale di quasi 20 miliardi di euro. Tagli che sono tutti da verificare ed entrare che rischiano, in alcuni casi, di ribaltarsi nuovamente sui cittadini sotto forma di aumenti.

LE COPERTURE DEL REDDITO DI CITTADINANZA

Le altre proposte
Anche il terzo settore ha voluto dire la sua. L’Alleanza contro la povertà (un cartello di associazioni, sindacati ed enti locali coordinato dalla Caritas) propone di raddoppiare il Reddito d’inclusione: 7 miliardi di euro all’anno, ed include tutti i poveri assoluti italiani o stranieri residenti da almeno tre anni. La cifra che verrebbe erogata è la differenza tra la soglia di povertà e il proprio reddito disponibile.


Come si affronta la povertà in Europa
Nell’Unione Europea una forma di reddito di base è prevista da tutti gli stati, tranne la Grecia.

FRANCIA
Ci sono dieci tipologie di reddito base, compresa l’indennità per richiedenti asilo. Alla fine del 2014 i beneficiari erano 4 milioni 130mila. La fetta maggiore, 1 milione 900mila persone, aveva accesso alla Rsa (la Revenu de Solidarité Active). Ne hanno diritto i residenti da più di 5 anni e con almeno 25 anni si età o chi è più giovane se ha un figlio a carico o 2 anni di lavoro alle spalle. Non è limitato nel tempo, ma il beneficiario deve dimostrare di cercare attivamente un’occupazione, partecipare a programmi di formazione.

SPAGNA
Prevede due tipologie di reddito minimo: nazionale e regionale, che varia a seconda della regione. A livello nazionale è prevista una prima misura di 291 euro all’anno per tutti i casi di non occupazione o difficoltà sociale: nel 2015 ha riguardato un milione di famiglie. Altre tre misure nazionali dedicate a chi non ha il diritto al sussidio di disoccupazione. Non sono misure cumulabili, ma si può accedere a tutte e tre in periodi diversi.

GERMANIA
Il sostegno viene concesso a tutti i cittadini tedeschi che non hanno mezzi di sostentamento. Per poterlo richiedere bisogna non essere uno studente (per questi c’è il sussidio del Bafög), essere abile al lavoro, impegnarsi nella ricerca di un lavoro (il report è mensile), non avere beni e non avere oltre 2.000 sul conto. La copertura può durare fino a quando non si è trovato un lavoro. Gli stranieri hanno diritto a un massimo di 6 mesi, se hanno lavorato almeno 6 mesi. Nel 2017 ne hanno usufruito 4.364.311 cittadini.
  

Considerazioni

Il 24 ottobre 2017 il Parlamento Europeo ha chiesto alla Commissione Ue di introdurre regimi di reddito minimo adeguati, garantendo anche l’alloggio, l’assistenza sanitaria e l’istruzione. Secondo il Parlamento, che ha bocciato il Reddito di inclusione italiano definendolo insufficiente, i Paesi membri dovrebbero fissare una cifra minima di almeno 6/10 del reddito minimo.

È chiaro che questa misura è sostenibile dentro ad un piano di crescita economica, dell’occupazione e di contrasto all’evasione fiscale. Per ora, questo piano complessivo, indispensabile alla tenuta del sistema, nessun partito lo ha proposto. Qualunque misura alla fine si adotti – e andrà adottata – rischia di scaricarsi ancora una volta sul debito pubblico.

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