La povertà è una cosa brutta, mortificante e anche pericolosa. In Italia le rivoluzioni, o tentativi di, risalgono ad epoche dove i poveri erano tanti, come nel primo dopo guerra (accadde anche in Germania e arrivò il nazismo).
Sicuramente il modo migliore per combatterla è il lavoro, che, last but not least, contribuisce anche a completare il senso dell'esistenza (c'è anche gente che ha timore della pensione per paura di non saper riempire il vuoto) , ma la disoccupazione è problema che si è molto aggravato negli ultimi anni, anche nella "ricca" Europa, e l'Italia è tra i paesi più colpiti, pur essendo ancora - almeno così si legge - la terza economia del continente e la seconda manifatturiera, dietro la solita Germania.
Colpa della crisi, della globalizzazione, della digitalizzazione e dei robot : c'è sempre meno bisogno del lavoro dell'uomo, soprattutto nei settori medi ( dove ci sono i pc) e industriali (i robot).
Naturalmente c'è anche l'impigrimento delle società benestanti (ne ha scritto, bene come suo solito, Luca Ricolfi) , giovani che non s'impegnano per una preparazione adeguata e grandi che non sono duttili a ricollocarsi. Resta che non è facile.
A questo punto abbiamo aggiunto una nuova voce al nostro già gravatissimo welfare : il reddito che chiamo "integrativo" per racchiudere in questa voce le proposte varie applicate e/o ipotizzate.
Abbiamo infatti il reddito inclusivo, quello di cittadinanza, quello di dignità...
Non sono proprio la stessa cosa, ma il principio ispiratore è quello di dare soldi a chi non guadagna nulla o non sufficientemente.
Naturalmente i costi non sono piccoli, ancorché variabili a seconda del sistema adottato, e le forze politiche non sembrano avere le idee troppo chiare su dove andare a reperire queste ulteriori risorse.
Allo stesso tempo, mi sembra che si faccia sempre più strada l'idea che forse il vecchio concetto che sia più importante insegnare a pescare che regalare pesci sia ormai superato.
A spanne, non mi sembra un progresso, ma questo mi pare che sia.
I PARAMETRI DI POVERTÀ:
SEI
DENTRO O FUORI?
di DOMENICO AFFINITO
Il numero dei Paesi poveri, secondo le Nazioni Unite, è
raddoppiato negli ultimi 40 anni, e la distribuzione della ricchezza è sempre
più iniqua. Secondo Eurostat l’Italia è il paese europeo con il più alto numero
di poveri, e quello con il maggior numero di persone a rischio di povertà.
L’Istat li ha quantificati in 4 milioni e 742.000, ovvero un milione e 600mila
famiglie non hanno mezzi di sostentamento.
Il numero dei Paesi poveri, secondo le Nazioni Unite, è
raddoppiato negli ultimi 40 anni, e la distribuzione della ricchezza è sempre
più iniqua. Secondo Eurostat l’Italia è il paese europeo con il più alto numero
di poveri, e quello con il maggior numero di persone a rischio di povertà.
L’Istat li ha quantificati in 4 milioni e 742.000, ovvero un milione e 600mila
famiglie non hanno mezzi di sostentamento.
La misura adottata dal Governo si chiama Reddito di
Inclusione, e da Gennaio possono accedere i poveri italiani, ma anche gli
stranieri con permesso soggiorno residenti da almeno due anni. Per ottenerlo
nella famiglia ci deve essere almeno un minore, un disabile, una donna incinta
o un ultra 55enne senza lavoro. Dura 18 mesi ed è compatibile con una forma di
lavoro, ma non con altre misure di assistenza, come l’indennità di
disoccupazione. Per non perderlo si deve seguire in percorso di reinserimento
nel mondo del lavoro. Dopo 18 mesi, ci sono 6 mesi di stop, e poi lo si può
chiedere per altri 12 mesi.
Il costo per lo Stato nel 2018 è di 2,55 miliardi di euro, e
salirà a 2,75 nel 2019.
Il punto caldo della campagna elettorale
Il sostegno economico a chi non ha lavoro è uno dei temi
caldi della campagna elettorale. Ecco le proposte delle coalizioni in campo:
PD
Nel suo programma il Partito democratico propone di
raddoppiare le risorse per il Reddito di inclusione. Non sono però specificate
le coperture dei 4/5 miliardi di euro che sarebbero necessari.
CENTRODESTRA (Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia)
Nel programma non si leggono solo promesse generiche:
«Azzeramento della povertà assoluta con un grande Piano di sostegno ai
cittadini italiani in condizione di estrema indigenza, allo scopo di ridare
loro dignità economica». Non sono specificate coperture, né vi è una
quantificazione economica. Silvio Berlusconi in alcune interviste ha parlato di
«reddito di dignità», un sostegno economico di mille euro, ma non è chiaro se
si riferisce ai pensionati sotto questa soglia o a quei 4 milioni 750mia
italiani in condizione di povertà assoluta. La misura non compare nel programma
elettorale di Forza Italia, non ha coperture specifiche ed è difficilmente
quantificabile.
MOVIMENTO 5 STELLE
La proposta del M5S si chiama «reddito di cittadinanza»,
formulata in maniera dettagliata con un disegno di legge (il 1148 nel 2013).
Prevede che per tutti i cittadini italiani, europei e gli stranieri provenienti
da Paesi che hanno sottoscritto accordi di reciprocità sulla previdenza
sociale, un reddito sulla base dell’indicatore di povertà dell’Unione europea.
Il M5S propone che lo Stato contribuisca a versare alla
persona, o alla famiglia, la cifra che manca per raggiungere la cifra minima
considerata necessaria per sopravvivere. Non c’è un limite di tempo, ma ci sono
regole per non perderlo: iscriversi ai centri per l’impiego, seguire percorsi
formativi per il reinserimento nel mondo del lavoro, non rifiutare più di tre
proposte di lavoro e non recedere da un contratto senza giusta causa due volte
in un anno.
Quanto costa allo Stato il Reddito di Cittadinanza? Secondo
i calcoli dell’Istat la proposta del Movimento 5 Stelle peserebbe 14,9 miliardi
di euro per un totale di 8 milioni e mezzo di persone, a cui il partito di
Grillo aggiungerebbe altri 2,1 miliardi per rafforzare le politiche attive del
lavoro per un totale di 17 miliardi di euro. Anche in questo caso, però, le
cifre rischiano di essere «ballerine». Secondo l’Inps il costo sarebbe
maggiore.
L’ipotesi di copertura considera tagli alla spesa e nuove
entrate per un totale di quasi 20 miliardi di euro. Tagli che sono tutti da
verificare ed entrare che rischiano, in alcuni casi, di ribaltarsi nuovamente
sui cittadini sotto forma di aumenti.
LE COPERTURE DEL REDDITO DI CITTADINANZA
Le altre proposte
Anche il terzo settore ha voluto dire la sua. L’Alleanza
contro la povertà (un cartello di associazioni, sindacati ed enti locali
coordinato dalla Caritas) propone di raddoppiare il Reddito d’inclusione: 7
miliardi di euro all’anno, ed include tutti i poveri assoluti italiani o stranieri
residenti da almeno tre anni. La cifra che verrebbe erogata è la differenza tra
la soglia di povertà e il proprio reddito disponibile.
Come si affronta la povertà in Europa
Nell’Unione Europea una forma di reddito di base è prevista
da tutti gli stati, tranne la
Grecia.
FRANCIA
Ci sono dieci tipologie di reddito base, compresa
l’indennità per richiedenti asilo. Alla fine del 2014 i beneficiari erano 4
milioni 130mila. La fetta maggiore, 1 milione 900mila persone, aveva accesso
alla Rsa (la Revenu
de Solidarité Active). Ne hanno diritto i residenti da più di 5 anni e con
almeno 25 anni si età o chi è più giovane se ha un figlio a carico o 2 anni di
lavoro alle spalle. Non è limitato nel tempo, ma il beneficiario deve
dimostrare di cercare attivamente un’occupazione, partecipare a programmi di
formazione.
SPAGNA
Prevede due tipologie di reddito minimo: nazionale e
regionale, che varia a seconda della regione. A livello nazionale è prevista
una prima misura di 291 euro all’anno per tutti i casi di non occupazione o
difficoltà sociale: nel 2015
ha riguardato un milione di famiglie. Altre tre misure
nazionali dedicate a chi non ha il diritto al sussidio di disoccupazione. Non
sono misure cumulabili, ma si può accedere a tutte e tre in periodi diversi.
GERMANIA
Il sostegno viene concesso a tutti i cittadini tedeschi che
non hanno mezzi di sostentamento. Per poterlo richiedere bisogna non essere uno
studente (per questi c’è il sussidio del Bafög), essere abile al lavoro,
impegnarsi nella ricerca di un lavoro (il report è mensile), non avere beni e
non avere oltre 2.000 sul conto. La copertura può durare fino a quando non si è
trovato un lavoro. Gli stranieri hanno diritto a un massimo di 6 mesi, se hanno
lavorato almeno 6 mesi. Nel 2017 ne hanno usufruito 4.364.311 cittadini.
Considerazioni
Il 24 ottobre 2017 il Parlamento Europeo ha chiesto alla
Commissione Ue di introdurre regimi di reddito minimo adeguati, garantendo
anche l’alloggio, l’assistenza sanitaria e l’istruzione. Secondo il Parlamento,
che ha bocciato il Reddito di inclusione italiano definendolo insufficiente, i
Paesi membri dovrebbero fissare una cifra minima di almeno 6/10 del reddito
minimo.
È chiaro che questa misura è sostenibile dentro ad un piano
di crescita economica, dell’occupazione e di contrasto all’evasione fiscale.
Per ora, questo piano complessivo, indispensabile alla tenuta del sistema,
nessun partito lo ha proposto. Qualunque misura alla fine si adotti – e andrà
adottata – rischia di scaricarsi ancora una volta sul debito pubblico.
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