giovedì 30 gennaio 2014

LA DIFESA DEL DECRETO BANKITALIA. ALMENO, GRAZIE ALLA GAZZARRA GRILLINA, SE NE PARLA


Ieri i grillini si sono menati in aula coi questori e con i poveracci (oddio, con quel che guadagnano...) dei commessi d'aula, ribellandosi alla ghigliottina applicata per la prima volta nella storia della Repubblica dalla presidente (p minuscola) Boldrini, che ha troncato il dibattito in aula che avrebbe impedito di approvare il decreto su IMU (cavallo di Troia) e Bankitalia (il lepre nascosto).
Io auguro tanta salute a Bersani ma gli rimprovererò sempre (a lui e anche a Renzi) di avermi imposto come presidenti della camere due soggetti come la Boldrini e Grasso.
La gazzarra ha acceso i riflettori su una cosa forse dibattuta nei salotti finanziari, che io, attento lettore di giornali, in particolare Corriere e Stampa, del problema della rivalutazione delle quote di Banca d'Italia, il nuovo Statuto e così via non ho letto nulla. Sicuramente MAI la prima pagina se n'è occupata, e gli esperti economici dei due importanti quotidiani - Giavazzi, Alesina e Deaglio - nulla hanno scritto in merito.
L'unico degli opinionisti che seguo che se ne è occupato e con foga è stato Davide Giacalone e noi abbiamo riportato i suoi interventi.:
http://ultimocamerlengo.blogspot.com/.../il-camerlengo...
http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2014/01/il-grande-furto-di-banca-ditalia-in-un.html
http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2014/01/attraverso-il-ricatto-dellimu-cercano.html

DOPO lo scandalo di ieri, ecco che su una pagina di un bel gruppo di FB, titolato "Per un Futuro di Crescita e Libertà" si è aperto un ricco dibattitto dove ho trovato due difensori del decreto che mi sono parsi competenti.
L'argomento non è semplice, però importante, per cui riporto gli interventi che ritengo più significativi, con l'intento di girare il tutto all'amico Giacalone sperando in una sua argomentata replica.
Ci provo.

Il tutto parte da un post nel quale Mariano, uno del gruppo, scrive :
REGALARE soldi alle banche è la più grande porcata che un governo abbia mai fatto...questa sera con un decreto legge ABOMINEVOLE noi cittadini finanzieremo con i nostri soldi le banche, mentre le banche non finanzieranno mai con un prestito i cittadini.


Paolo 
L'essenza della norma su Banca d'Italia è che CONTABILMENTE le banche che detengono la partecipazione scrivono (collettivamente) 7.5 Miliardi (o 9 o quanti siano) anziché 156k €.
Il risultato di questa operazione CONTABILE è che emergerà una sopravveni
enza attiva (o tecnicamente altra posta attiva di bilancio: Alberto Barrilà ad esempio, mi saprà correggere nel caso) sulla quale le banche PAGHERANNO TASSE.
Qual è il vantaggio per lo stato? Che INCASSA dei quattrini dalle banche
Qual è il vantaggio per le banche? Che rafforzano il capitale core tier 1 senza far aumenti di capitale (che in questo momento son difficili)


Stefano
Io ho postato più articoli di Davide Giacalone fortemente critici (eufemismo) nei confronti di questo e lui lo ha letto. Può sbagliarsi, ma lo ha letto. Il problema è che una cosa importante invece l'hanno votato senza leggerla in tanti - che sarà un po' peggio che discuterne per sentito dire però su FB ! - e soprattuto i media hanno messo la sordina su questa cosa, e non credo in buona fede. Altrimenti non passerebbe la vulgata propagandistica che la Boldrini ha salvato l'abolizione della rata dell'IMU, che i grillini volevano lo scorporo delle due questioni. Approfondire è una bella cosa, farlo a decreto approvato un po' sterile non trovate ?
 
Edoardo
Quanto scritto nel post è falso. Basta leggere lo Statuto precedente e lo Statuto in vigore ad oggi per capire che la situazione migliora ed abbondantemente mettendo una pezza alle fesserie fatte all'epoca delle so called privatizzazioni delle banche. Una volta per tutte si fa chiarezza su quelli che sono i diritti delle banche partecipanti e quelli dello Stato. Si sancisce che alle banche spettano 7,5 miliardi di euro ed un dividendo massimo del 6% di suddetto capitale (450 milioni di euro) e che sia la quota eccedente di patrimonio attuale (15 miliardi circa) sia i futuri accantonamenti a riserva sono di competenza dello Stato. Si limitano i poteri del Consiglio Superiore che è espressione dell'assemblea dei partecipanti. I vantaggi per lo stato sono soldi ora. I vantaggi per le banche è che possono (forse) rafforzare i coefficienti patrimoniali (non tutte) e possono monetizzare le quote eccedentarie ad un valore chiaramente definito. Ma ad oggi nessuno ha "regalato soldi alle banche" tecnicamente 

Stefano
Premetto che non sono un esperto di cose finanziarie, però è un fatto che su questa cosa ci sono varie obiezioni da parte di soggetti vari.. Tra questi Davide Giacalone, che non è un facinoroso e a questa cosa ha dedicato vari aritcoli. Da profano, penso che se un giorno lo Stato, senza che io faccia alcunché, mi rivaluta le quote del mio portafogli, è una bella cosa. Tanto bella che la BCE qualche obiezione l'ha fatta, osservando, se non ho capito male 1) rivalutazione eccessiva 2) le banche non potranno portare nel bilancio 2013 e nemmeno il 2014 questo "bonus". Ma a parte questo, si tratta(va) di questione delicata, importante, eppure sui grandi giornali (io seguo costantemente Corriere e Stampa) non se ne parlava. Adesso, grazie alla gazzarra dei grillini, stiamo qui a discuterne. Ma, del caso aveste torto voi, Edoardo e Paolo, e ragione Davide Giacalone, sarebbe tardi per rimediare. E nessuno mi risponde sul fatto assai più che sospetto di aver legato nello stesso decreto due cose assolutamente diverse e disomogenee come questa e l'IMU. Ricorda un po' la favola del cavallo di Troia...

Edoardo
Stefano Turchetti io Giacalone non l'ho letto ma sono andato a leggermi regole e statuti e ho sentito tanti, inclusi i vari Boldrin e Giannino. E ti assicuro che di cavolate ne han dette tante anche loro. Fa una bella differenza per esempio andare in giro a sbandierare che prima si pagava il 6/4% di un capitale di 156.000 euro vs. oggi il 6% di 7,5 dicendo quindi che prima si distribuivano 15.600 euro vs. 450 milioni domani oppure andare a dire, come dico io correttamente, che prima potevi distribuirne anche 560 milioni ed oggi "solo" 450

Stefano
Giacalone avanza la convinzione, già contestata da Paolo in altro spazio, che oggi c'è questo cadeaux, per cui le quote in mio possesso da 10 varranno 100. Dopodiché, tra mi sembra tre anni, nessuno potrà detenere più del 3% di quote della Banca, per cui dovrà vendere quelle in eccesso facendo bei soldi, visto che tre anni prima valevano 10 e ora molto di più (questo sarebbe il regalo). Il problema sta nella previsione, che Paolo contesta, che siccome NON ci saranno compratori abbastanza ricchi per ricomprare le quote in surplus, dovrà farlo la Banca stessa. Con quali soldi ? Paolo ritiene che i compratori ci saranno, Giacalone scommette di no. Ovviamente io spero abbia ragione Paolo, che so bene, nel caso contrario, da chi andranno per recuperare quei soldi che servono.

Paolo
Stefano io invece Giacalone l'ho letto e non dice nulla se non parole simili a quelle di Pirrotta in questo post. Io mi son preso la briga di leggermi l'articolato e qui ho riportato FATTI e ARGOMENTI non opinioni apodittiche.
Sulla BCE, questa ha dato un parere, non vincolante e presumo basato sulla non negoziabilità originaria delle quote.
 
 
 
 


Edoardo
Stefano Turchetti Giacalone dice una cosa opinabile. A prescindere dal fatto che le quote vengano effettivamente riacquistate da qualcuno o vengano comprate dalla BdI senza riuscire a rivenderle, il punto è tutt'altro. Quanta parte dei 22 miliardi di patrimonio della BdI è degli azionisti. La cosa nel precedente statuto era indefinita. Ed è proprio per questa indeterminatezza che ogni banca aveva quelle quote a bilancio ad un valore diverso e, mi dicono, le banche più disastrate le avevano ad un valore ben superiore al pro quota di 7,5 miliardi. Oggi si è stabilito che 7,5 miliardi sono delle banche e 15 miliardi dello stato. Nel momento in cui lo stabilisci ove anche la BdI le ricomprasse e le annullasse tutte non ci sarebbe alcun regalo. Il regalo c'è stato, ma non oggi. C'è stato venti anni fa con le privatizzazioni e lo ha fatto Ciampi. Il governo ha solo oggi definito una volta per tutte quanto grande fosse il regalo fatto allora

Paolo
ribadisco che ritengo il 6% troppo elevato, ma stiamo parlando di un eccesso di spesa nell'ordine dei 100-150 milioni all'anno, di molto meno, anzi di un virtuale profitto nel momento in cui nella vita futura di Bankit, magari tra 100 anni ci dovesse essere inflazione e tassi sul debito pubblico superiori al 6%.
Di EVENTUALI regali da 100 milioni/anno in un bilancio da 800MILIARDI ho la sensazione ce ne siano molti di più grandi e più rilevanti.


Molti lo troveranno noioso, però qualcuno no, e magari darà un suo contributo.

   

8 commenti:

  1. Si possono avere idee diverse, senza per questo sentire il bisogno di darsi dell'ignorante o dello stupido. Non so cosa abbiate letto di quel che ho scritto (sono sei o sette articoli). Ma trovo assai sbagliato supporre che sia un fatto meramente contabile. Riassumo brutalmente: 1. la Bd'I, nel 1936, non ebbe azionisti, ma partecipanti con intestazioni fiduciarie, ed erano soggetti pubblici; 2. il problema s'è posto con le privatizzazioni; 3. nel 2005 si decise di riprendere le quote allo Stato; 4. la legge non fu applicata; 5. ora si rivaluta (ed è giusto) ma lo si fa nel patrimonio dei partecipanti, scambiati per azioniosti (ed è sbagliato); 6. in pratica si trasferisce patrimonio da collettivo a privato; 7. la monetizzazione avverrà con il ripassaggio delle quote a Bankitalia; 8. quel giorno si passerà dal contabile a soldi di tutti intascati da poche banche. Resto dell'idea che si tratti di una galattica porcheria.
    Davide Giacalone

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    1. EDOARDO RICCIO

      mi piacerebbe parlarne direttamente con Giacalone. Però concordo con lui fino al punto 5 poi divergo. Soprattutto non capisco la sua distinzione tra azionisti e partecipanti (mea culpa potrei essere io in errore). Però direi che nella sostanza quei partecipanti sono sempre stati considerati alla stregua di azionisti: 1) il fatto che i proventi delle riserve fossero distribuibili fino ad un 4% delle riserve stesse dava implicitamente ai partecipanti un diritto importante sulle riserve (quanto possono rendere? Il 5? il 6%? Dire comunque che il quattro se lo potevano puppare equivale a dire che erano loro) stesse; 2) gli stessi revisori certificavano valori di quota che in alcuni casi eccedono quelli derivanti dall'attuale statuto proprio in ragione dei diritti che questi partecipanti potevano, secondo loro, legittimamente vantare sul patrimonio della banca. In caso contrario a bilancio sarebbe sempre e solo andato un valore pari alla quota parte di 156.000 euro (Bankitalia come organo di vigilanza tra l'altro implicitamente avallava questo). Morale non concordo affatto sul concetto di trasferimento di patrimonio pubblico a privati tout court. Concordo di nuovo sui punti 7 e 8. Ma qui il tema è che se quelle quote sono calcolate correttamente sarà appunto solo una monetizzazione di un valore che era già delle banche da prima ed in particolare dalle privatizzazioni. Sottolineo però alcuni dati che trovate a bilancio. Se prendete i numeri del 2012 e applicate le regole attuali (ipotizzando distribuzione massima) avresti una situazione siffatta: 4,4 miliardi di utile ante imposte. Di questi 450 milioni andrebbero alle banche (tra l'altro in parte di stato in quanto in mano a fondazioni ma vabbe') e 3,95 miliardi allo stato tra tasse, accantonamenti a riserva (oggi per definizione di statuto dello stato) e quota di utile devoluta allo Stato. Come fa la gente a parlare di privatizzazione o svendita della Banca d'Italia?????

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    2. PAOLO CANZIANI

      vero fino a 3.
      4 non fu applicata perché quella sì sarebbe stata un 'regalo' o un esproprio alle banche.
      Il passaggio 6 non mi pare argomentato.
      7 sarebbe vero se
      - Bankit fosse obbligata (e non lo è)
      - le dovesse tenere/annullare e invece la detenzione è temporanea
      - il prezzo fosse la quota di 7.5 (ed è invece determinato con la prospettiva del realizzo futuro)
      Se fosse vero 8 Giacalone avrebbe tutte le ragioni
      Ribadisco che potrebbe essere eccessiva la remunerazione al 6% [fino a]
      Detto questo la casta politico-burocratica ci ha abituato alle peggiori sconcezze per cui in teoria BI potrebbe comprarle per 15 miliardi 'temporaneamente' per 20 anni.
      Ma tutti gli anni ne dovrebbe riferire in parlamento

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    3. DAVIDE GIACALONE

      " 1. Quelle del 1936 furono intestazioni fiduciarie, non acquisti sul mercato. Nessuno “decise” di comprare azioni Bd’I, ma fu il governo a decidere a chi intestarle. Controprova: da quando Luigi Einaudi introdusse le considerazioni finali i governatori si rivolgono sempre ai “partecipanti”, mai agli “azionisti”, perché non lo sono.
      2. Il limite di distribuzione, calcolato sul capitale e non sulle riserve, toglieva e non dava ruolo e peso ai partecipanti.
      3. Prima del decreto nessuno poteva vantare alcun diritto sul patrimonio della Banca. Taluni avevano effettuato rivalutazioni (anche fantasiose e diverse da quella poi accettata) delle quote, ma solo perché la legge lo permetteva e non aveva alcun riflesso su Bd’I.
      4. le banche partecipanti (anche assicurazioni e Inps), prima del decreto, non possedevano un bel niente. Il trasloco di ricchezza è monumentale. Su tale punto, comunque, è più che lecito avere idee diverse, salvo l’onestà di ammettere l’errore, da qui al riacquisto.
      5. Ai partecipanti non è mai andato nulla che non fossero spiccioli. Mai. Ora, dopo il decreto, andranno soldoni. Ma queste sono solo le (costose) vettovaglie del trasloco.

      Circa il fatto che scrivendo in questo modo non si argomenti, mi pare ovvio. Però chi vuole le argomentazioni può anche fare la fatica di leggere i testi completi."

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    4. EDOARDO RICCIO

      Giacalone sbaglia e tanto. Il limite di distribuzione degli utili è sul capitale (6+4%), ma l'articolo successivo del vecchio statuto dava la possibilità di distribuire i proventi delle riserve fino ad un limite del 4% delle riserve all'anno precedente tanto che, nel 2013, distribuendo lo 0,50% si erano corrisposti ai partecipanti 70 milioni. Io veramente su questo impazzisco: Giacalone come Giannino non si sono letti né il vecchio statuto né il riparto degli utili e riserve del 2013 (relazione annuale 2012). Teoricamente ai sensi del vecchio statuto avrebbero potuto distribuire nel 2013 560 milioni di euro. Oggi al massimo arrivano a 450 milioni. Ma vi prego leggete prima di dire che si sbaglia

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    5. Non so, così, prima facie, Edardo, colgo troppi condizionali nel tuo discorso. E poi Giacalone tocca più punti, non solo questo. Da incompetente, quale resto (magari un giorno si parlerà di cose diverse e allora potrò avere una voce diversa), osservo che la questione non si presenta così lineare come la fai tu Edoardo. E sono in tanti a "non capire". Ecco, questo qualche dubbio me lo farebbe venire. Poi per carità, potresti benissero avere ragione tu e torto gli altri. Però , per esempio, queste quote che a suo tempo sono state distribuite ai vari sottoscrittori, furono pagate ? Mi piacerebbe saperlo. Ultima cosa. Quello che scrive Giacalone si comprende facilmente, quello che scriti tu meno. Probabilmente è un difetto di semplificazione del primo. Ma non è l'unica possibilità.

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  2. DAVIDE GIACALONE

    Si possono avere idee diverse, senza per questo sentire il bisogno di darsi dell'ignorante o dello stupido. Non so cosa abbiate letto di quel che ho scritto (sono sei o sette articoli). Ma trovo assai sbagliato supporre che sia un fatto meramente contabile. Riassumo brutalmente: 1. la Bd'I, nel 1936, non ebbe azionisti, ma partecipanti con intestazioni fiduciarie, ed erano soggetti pubblici; 2. il problema s'è posto con le privatizzazioni; 3. nel 2005 si decise di riprendere le quote allo Stato; 4. la legge non fu applicata; 5. ora si rivaluta (ed è giusto) ma lo si fa nel patrimonio dei partecipanti, scambiati per azioniosti (ed è sbagliato); 6. in pratica si trasferisce patrimonio da collettivo a privato; 7. la monetizzazione avverrà con il ripassaggio delle quote a Bankitalia; 8. quel giorno si passerà dal contabile a soldi di tutti intascati da poche banche. Resto dell'idea che si tratti di una galattica porcheria.

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    1. Grazie infinite. Quanto agli articoli, non penso li abbiano letti. Certamente non tutti. Però se volessero potrebbero farlo che nel post ne sono riportati almeno 5, in versione integrale ...

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