giovedì 26 giugno 2014

"LA COSA PEGGIORE CHE PUO' FARE UN INVESTIGATORE E' INNAMORARSI DELLA PROPRIA IPOTESI"

 
" Ottimo, quando un'indagine prende un'accelerazione immediata e rapida. Però il rischio, in questi casi, è di mettere a fuoco una cosa soltanto, e di tralasciare ogni altro dettaglio, che magari è importante oppure decisivo"

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- "Per risolvere i casi complicati bisogna essere capaci di costruire una storia, partendo dagli indizi disponibili, che contenga una spiegazione plausibile di tutti gli elementi che abbiamo. CI vuole una certa dose di fantasia ed ud è un lavoro simile a quello di uno scrittore. Una volta costruita questa storia, che è, in sostanza, un'ipotesi su come potrebbero essersi svolti i fatti, bisogna andare alla ricerca delle conferme."
"Se l'ipotesi sembra confermata dai nostri accertamenti, dobbiamo proseguire in maniera controintuitiva. Cioè cercare vari elementi che la contraddicano".
- "Perché ?"
- "Il rischio di avere una buona ipotesi di spiegazione dei fatti è che questa ci piaccia troppo. Allora andiamo alla ricerca esclusivamente di quello che la conferma senza vedere quello che la potrebbe smentire. Questo magistrato mi diceva che per essere investigatori migliori, più efficaci, dovevamo ragionare come se fossimo stati gli avvocati delle persone su cui stavamo indagando"
- "Non capisco "
- "Signfica che dobbiamo cercare i punti deboli delle nostre ipotesi. Una volta che li abbiamo trovati dobbiamo verificare se possono essere rinforzati. Se non ci riusciamo, forse va abbandonata, perché non è davvero adatta a spiegare quello che è successo. La cosa peggiore che può fare un investigatore è innamorarsi della propria ipotesi, ignorandone le debolezze ed evitando deliberatamente di vedere gli elementi che la contraddicono".

Questo testo è tratto da un romanzo, e ovviamente avrete subito intuito che lo scrittore non è Antonio Ingroia, e nemmeno John Woodcok, o, ricordando i bei tempi, Di Pietro o De Magistris.
Però sbagliereste a pensare che lo abbia scritto un avvocato.
L'autore è Gianrico Carofiglio, che prima di abbandonare definitivamente la magistratura, dedicandosi per poco tempo alla politica ma sopratutto concentrandosi sulla scrittura, faceva il  Pubblico Ministero.
A volte ti sorprendono.

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