lunedì 17 agosto 2015

PERCHE' E' UN ORRORE QUANTO STANNO INFLIGGENDO A MARTINA LEVATO, NEOMADRE, PRIVATA DEL FIGLIO APPENA PARTORITO

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Il mio problema non nasce dalla commozione per la sorte del figlio neonato di Martina Levato, ché non sono affetto dal virus letale che circola da qualche anno e da me battezzato "la sindrome della deificazione del minore", quanto la forma di liberticidio che sempre di più i magistrati, specie quelli della materia minorile, esercitano nel campo della famiglia.
A me andrebbe anche bene, a patto che il metodo Sparta valga per tutti, sempre, e per LORO, i giudici, PM in testa, per primi. Quindi portiamo via TUTTI i figli appena nati ai loro genitori, perché essi appartengono allo STATO, e sarà questo a sapere bene quale è il meglio per i futuri cittadini.
Ma se così non si fa, e allora è veramente TROPPO  e mal gestito il potere dato a questi signori.
E' una donna il PM che ha firmato il provvedimento di sottrazione del bambino alla madre, e io prego Dio di fare accadere qualcosa di simile a questa signora, ma presto, in modo che possa collegare facilmente quello che le accade con il dolore da lei procurato.
Si può ritenere anche probabile che Martina Levato non sia in grado di fare la madre, e comunque 14 anni, a scanso di sconti futuri, sempre possibili, li dovrà passare in carcere. Ma quest'ultimo, di per sé, non è un motivo sufficiente, che altrimenti TUTTE le madri detenute dovrebbero essere private dei figli, cosa che, per fortuna, ANCORA non avviene (ma date altro tempo a questi pazzi scatenati e vedrete ) . Martina Levato è capace di intendere e di volere, se non in prigione non ci stava. Certo, ha una personalità disturbata, ma va verificato se questi disturbi investano ed inficino la capacità di accudire un neonato. Il PM lo desume, ma non lo sa, dovrà stabilirlo il Tribunale dei minori (buono quello...). Nel frattempo però, per non sapere né leggere né scrivere, togliamoglielo 'sto figlio.
Ma ci sono i nonni, giovani e disposti a prendere il bimbo in adozione, quindi intanto diamolo a loro no ?
Ehhhhh, la fai facile...Vedremo se sarà necessario negare totalmente a questo bimbo ogni contatto con la sua famiglia originaria (però a 25 anni potrà andarla a cercare, e anzi, sarà OBBLIGATORIO dirgli che erano i suoi genitori...).
Ma non  sarebbe stato più naturale, e rispettoso dei diritti di tutti, lasciare madre e figlio insieme ( a meno che non si tema, e non si abbiano elementi CONCRETI al riguardo, che la madre possa fare MALE al figlio, in senso fisico !) fino a quando approfondimenti seri (oddio...per come vengono fatti...come la penso l'ho scritto varie volte, l'ultima ieri : http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2015/08/nato-il-figlio-di-martina-levato-subito.html ) stabiliscano se sia proprio deleterio lasciare il figlio alla madre, fino ad escludere anche la famiglia di lei dall'adozione ?
No perché il PM SA come sono bradipi da quelle parti, e quindi meglio intanto fare così.
Ripeto, gli deve da capità, DEVE accadere se c'è un Dio !
Chi si stupisce di tanto astio non ha avuto a che fare con questa particolare branca della (non)giustizia del nostro disgraziato paese.
Io ne ho viste, sentite e lette troppe.
Ma a parte questa TOTALE sfiducia negli operatori del settore (vogliamo parlare degli psicologi, periti dei magistrati ? meglio di no, già fatto abbondantemente), a monte c'è un problema di sistema.
Io NON lo voglio questo Stato invasore, che arriva a dire ai genitori che i figli sono enti astratti che loro mettono al mondo solo con l'onere di accudirli, servirli, istruirli al meglio fino a quando, miracolosamente, non saranno più dei piccoli dei ma diventeranno normali ( e li saranno cazzi, dopo tanta demente iper protezione).
Cari magistrati (m sempre assolutamente minuscola), la gente i figli, quando ormai li fa (fa bene a non farli, a questo punto), li genera per amarli, per completarsi come essere umani, per dare sicuramente, ma anche per ricevere.
Nessuno, e nemmeno voi dementini dietro gli scranni dei tribunali, fareste mai un figlio per LO STATO, assumendovi una responsabilità enorme, facendo sacrifici piccoli e grandi per poi vedere uno di questi signori in toga che vi dicono : tu sì, tu no.
Facciamo una cosa. Alla sezione minori, di qualunque branca si parli, ci vanno i magistrati, e solo quelli, che hanno superato i test psicologici oggi di moda per giudicare la capacità genitoriale.
Se sì, bene, se no, NON SOLO non si occupano della materia, ma d'UFFICIO s'intraprende una verifica se lasciargli e in che modo i loro figli in gestione.
E vediamo quanti fanno domanda di questi signori.
Ah, ovvio, lo stesso valga per gli avvocati della famiglia e per gli aruspici , pardon, gli psicologi che pure infestano la materia.
Di seguito, gli aggiornamenti sull'obbrobrio da parte del Corriere della Sera






Il Corriere della Sera - Digital Edition

Coppia dell’acido Il caso del bimbo tolto dopo il parto

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di Elisabetta Andreis

La mamma Martina, condannata a 14 anni per aver sfregiato un ragazzo con l’acido, non lo ha potuto vedere. Il figlio le è stato strappato subito: scelta del pm.


«Chiedo che il neonato venga dichiarato in stato di abbandono per totale e irreversibile incapacità e inadeguatezza del padre e della madre a svolgere funzioni genitoriali».
Intorno a queste parole ruota il ricorso con cui il pm Annamaria Fiorillo ha aperto l’iter per l’adottabilità del bambino nato dalla «diabolica coppia» dell’acido. In attesa che si pronunci, forse già oggi, il Tribunale per i minorenni, la mamma — Martina Levato — non lo ha neppure potuto vedere o allattare. Il figlio le è stato strappato subito. Portato via mentre ancora era sedata dopo quindici ore di travaglio e il cesareo.
«Un atto violento e brutale a scapito del piccolo», lo definisce il legale di famiglia Laura Cossar. «Una vergogna di Stato, un rapimento: a lui, innocente, viene negato il calore materno», si scaglia anche l’Unione Camere Penali Italiane. Per non parlare dei nonni, che hanno potuto incrociare il nipotino soltanto di sfuggita: «Martina non ha più occhi per piangere. Come si fa a sottrarre un figlio dalla madre che lo ha cresciuto per nove mesi in pancia — si commuove Vincenzo, papà della Levato —. Poteva essere una rinascita, invece è una crudeltà atroce».
Ma il pm di turno al momento della nascita, che nell’urgenza si è accollata la drammatica scelta, spiega che è proprio per proteggere il minore: «Occorre evitare ogni contatto con i genitori e la famiglia d’origine, perché i giudici siano liberi di scegliere il futuro che più lo tutela senza essere influenzati da relazioni o aspettative preesistenti». L’indicazione è basata sulle «perizie già agli atti» che escludono per Martina e il complice/papà Alexander Boettcher «qualsiasi forma, anche parziale, di incapacità di intendere e di volere».
In questo strazio di storia ora c’è un piccolo solo in culla, nell’angolo di un nido alla clinica Mangiagalli. L’unico senza targhetta con il nome.
E le opzioni sono tre. Se starà con la mamma o coi nonni crescerà con la prospettiva di entrambi i genitori in carcere per uno stesso reato, che in qualche modo riguarda anche lui. Perché proprio per prepararsi a essere una «brava madre» Martina aveva iniziato a «purificarsi» dalle sue storie passate. E con l’amante/complice, in parallelo all’idea del figlio, aveva concepito anche la devastante aggressione con l’acido a Pietro Barbini (la condanna in primo grado è a 14 anni). Secondo l’accusa poi, come parte di quello stesso piano sarebbero stati attaccati Stefano Savi e Giuliano Carparelli (il processo bis a settembre).
La terza altra opzione, per il bambino, sarebbe disporre l’affido a una coppia estranea alla famiglia, primo passo verso l’adozione. Cosa che i nonni vogliono scongiurare in ogni possibile modo. E che è discutibile per altri versi: se il bimbo viene riconosciuto, a 25 anni potrà comunque chiedere notizie dei suoi genitori naturali.
«Sono angosciata, temo gesti estremi di mio figlio — dice Patrizia Ravasi, mamma di Alexander —. Tutto questo è disumano». Il verdetto del Tribunale per i minorenni stabilirà intanto dove questo neonato passerà i prossimi mesi o anni, in attesa della decisione definitiva. In una comunità o casa famiglia, mentre Martina tornerà a San Vittore dove c’è il compagno? Dai nonni? Oppure all’Istituto a custodia attenuata Icam insieme a Martina, sua mamma, come era stato previsto dal pm Marcello Musso che ha coordinato le indagini (e per la pericolosità della ragazza si era invece opposto ai domiciliari)?
«L’interesse da perseguire è quello del minore che rischia di iniziare la sua vita con pesantissime ipoteche», è la voce del pm. Non quindi anche quello di riabilitare la madre dandole una possibilità. Ma è una storia che mette in discussione ogni possibile scelta.
Quando l’hanno arrestata otto mesi fa, Martina aveva il volto scavato, lo sguardo immobile e la «A» di Alexander tatuata sulla guancia. Ora quella lettera, sul viso arrotondato dai mesi di gravidanza, potrebbe richiamare il nome del figlio. Lei e Alex avevano pensato di chiamarlo Achille

4 commenti:

  1. Cioè secondo Voi questi due pazzi che hanno fatto una cosa orribile perchè deviati, la madre ha anche il diritto di crescere il figlio?. Secondo lei, prima dovrebbe crescerlo per capire se è in grado, e se poi lo uccide, si incazza e lo brucia pure a lui?E' come i pazzi o gli schizzofrenici che si curano e si aspetta sempre il miracolo, per poi vedere che fanno stragi o ammazzano, ovvio erano fuori di testa. Per me chi ha fatto un gesto del genere oltre a marcire in galera non è in grado e non merita di crescere un figlio, poi tra 14 anni si vedrà. Io son d'accordo con l'affido visto quello che ha fatto, non aspetterei mai gli eventi sapendo a chi lo dai, e come dare un bambino ad un pedofilo, ma visto che è stato curato vediamo prima cosa fa...il risultato già si conosce.Molte persone sono incurabili..

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  2. Gentile Lettore

    se lei scorre il blog troverà vari post su Martina Levato e nessuno indulgente con la ragazza, tantomeno con l'amante.
    Il problema però qui è un altro, e cioè che nessuno ha determinato ancora se la donna sia pericolosa ANCHE come madre. E NON è il delitto che ha commesso che, di per sé, determina questa decisione. Le faccio presente l'esempio della Franzoni, che sicuramente conoscerà. In quel caso il reato è stato peggiore, omicidio, e completamente attinente al ruolo di madre : ha ucciso il figlio. Eppure non solo non gli hanno impedito di vedere l'altro, ma nemmeno di tenere il terzo, concepito durante il periodo del processo.
    Lei, e moltissimi altri, reputeranno QUELLA un'aberrazione, ma in generale il principio è che, se non esistono prove sicure della pericolosità per il figlio di avere rapporti con la madre, quello che è il rapporto BASICO, e FONDAMENTALE nella crescita di tutti noi, fin dai primi giorni di vita, va rispettato e anzi favorito.
    Se ha letto con attenzione, io non escludo a prescindere che si possa arrivare alla fine alla decisione di sottrarre il bambino alla madre, ma contesto "la prassi", il fatto di "intanto". Non mi pare che esistano allo stato perizie che abbiano determinato la pericolosità della Levato per l'incolumità del figlio, eppure è passato qualche mese dalla condanna, si sapeva che era incinta (si vede bene dalle foto fatte in Tribunale) e quindi oggi si sarebbe potuto evitare il solito intervento "cautelare" in attesa delle determinazioni del Tribunale dei Minorenni.
    Questo restando al caso di specie.
    In generale, ripropongo, da arrabbiato addetto ai lavori, tutta la mia sfiducia per il sistema giudiziario, particolarmente nel settore dei minori dove veramente se ne vedono di ogni.

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  3. per la Franzoni, per dire che era fuori di testa abbiamo aspettato che massacrasse suo figlio, per Martina che sia pazza già lo sappiamo, altrimenti non sarebbe andata in giro a inaffiare d'acido persone innocenti, vogliamo la conferma? Le lasciamo in mano un neonato con il rischio che lo faccia fuori, sperando che sia pazza solo nel maneggiare l'acido e non nell'accudire un bambino?
    Il fatto che lo abbia partorito non le dà il diritto di esporlo al rischio!

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    1. Perdoni, ma lei non risponde in tema. La Franzoni HA sempre conservato rapporti con il primogenito e poi con il terzo. Nessun figlio gli è stato mai levato.
      NON c'è un rapporto diretto tra delinquere ed avere la sottrazione di un figlio. Bisogna vedere il caso concreto e quindi la pericolosità specifica. Quando questo sarà stato fatto (nella speranza, che io non ho, ma questo è un problema mio, che la verifica sia fatta in modo serio e attendibile) io non avrò nulla in contrario nel provvedimento di allontanamento. MA DOPO. Non PRIMA.

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