Una mia amica mi informa che un esponente politico dell'Uganda, tale Rebecca Kadaga, avrebbe "promesso" al Papa che presto sarebbe stata approvata nel suo paese una legge che prevede la pena di morte per gli omosessuali. Ora, a me pare strano che in un paese come l'Uganda ci sia una donna che politicamente conti, ma magari il mio è un pregiudizio. Certo non vedo come qualcuno possa pensare di compiacere il Papa, ancorché non indulgente con l'omosessualità, "promettendogli" la pena di morte per i gay.
La notizia, che all'inizio mi sembrava una bufala, è vera, nel senso che effettivamente questa donna, addirittura presidentessa del Parlamento Ugandese, è favorevole a questa proposta di legge, ma la Chiesa ha preso assoluta distanza da questa posizione, come era ovvio.
Siccome è Natale, leggo un altro articolo pubblicato sul Corriere della Sera dove Melloni se la prende col Pontefice proprio per la ribadita chiusura verso i matrimoni gay (che sarebbero addirittura contro la pace...collegamento che mi sfugge ). Così scrive l'autore :
"Nel messaggio del Papa per la Giornata della pace del 2013, reso noto in questi giorni, Benedetto XVI tocca temi che ha elaborato sulla scorta dei tanti impulsi che gli giungono nel suo ministero. Offre in poche pagine una splendida lettura spirituale del «beati i facitori di pace»: a questi — spiega il Papa — non viene chiesta un’azione in cambio di un premio, ma viene indicata una via della felicità. Estrae dalla Pacem in terris, di cui ricorre il cinquantesimo, alcuni temi chiave sul valore del «noi» comunitario fatto di reciproci diritti e vicendevoli doveri, sull’ordine internazionale vivificato dall’amore che fa sentire come propri i bisogni altrui, sulla comunione dei valori spirituali che si esplicano nella libertà. Altri passaggi, ormai inseriti come clausole in molti atti pontifici, sono più prevedibili: come le formule sulla difesa della vita, la deprecazione della «dittatura del relativismo» (che forse meriterebbe almeno una simmetrica deprecazione delle «dittature degli assolutismi»), la sconfessione dei fondamentalismi.
C’è però un passaggio che sorprende, dedicato alla
«struttura naturale del matrimonio» come «unione fra un uomo e una donna»:
struttura che va difesa, dice il messaggio, «rispetto ai tentativi di renderla
giuridicamente equivalente a forme radicalmente diverse di unione che, in
realtà, la danneggiano e contribuiscono alla sua destabilizzazione, oscurando
il suo carattere particolare e il suo insostituibile ruolo sociale». Un attacco
frontale sia alle unioni civili sia al matrimonio fra persone dello stesso
sesso: che ha fatto scalpore.
Il contenuto in realtà non sorprende e pone un problema su
cui l’episcopato cattolico ha usato toni molto diversi: nel 2007 Ruini tentò di
legare le mani su questo ai parlamentari italiani e, se anche fu fermato da
Bertone, segnò l’inizio del tramonto del secondo governo Prodi; nel 2012 la
conferenza episcopale americana ha dato un sostegno generoso a Romney e ha
deciso di passare in compagnia dei tea party questi altri quattro anni di
Obama; in Francia una mobilitazione di piazza contro il marriage pour tous ha
avuto un plauso che non teneva conto che dividere la società è sempre un
errore, in Italia i parlamentari del Pdl, male informati sulla giurisprudenza
rotale, avevano chiesto che Monti, nel sottoscrivere la convenzione contro la
violenza sulle donne e nella famiglia, facesse una precisazione sul senso della
parola «famiglia» che doveva compiacere la Santa Sede.
L’odierno richiamo papale va dunque collocato: perché
nessuno, nemmeno negli organi di curia che presidiano la famiglia con giusto
zelo, dirà che l’amore fra persone dello stesso sesso e l’ambizione a un
riconoscimento pubblico siano una minaccia alla pace nel mondo di Homs e delle
mille guerre sorde. Il suo contesto è dato dalle elezioni del 2013 in Austria, ma
soprattutto in Italia e in Germania. Paesi nei quali esistono partiti cristiani
di diversa caratura, che l’ingenuità ecclesiastica sogna di far diventare il
magnete per la limatura di ferro delle destre palesi e occulte. Paesi nei quali
partiti socialisti e democratici hanno una componente cattolica rilevante e che
rischiano di vincere con una agenda sociale secondo cui ciò che è giusto vale
più dell’efficace.
Nel disegno di fare del centro il collettore di una destra
in rotta accade che vi sia chi, anche fra le autorità ecclesiastiche, non
conosce la costituzione degli altri Paesi e talora neppure del proprio. Così
qualcuno di questi potrebbe essersi fatto l’idea che il no al gay marriage
possa essere la leva che legittima le Chiese a impegnarsi per ricompattare un
conservatorismo avvelenato dall’anomia in Italia e dalla paura in Germania. Un
gioco condotto etsi Silvius non daretur, pericoloso per coloro che si vorrebbe
far giocare (per esempio Mario Monti); pericoloso per le sinistre che devono
esser messe alla prova sulla loro «ragionevolezza», avrebbe detto Paolo Rossi.
E pericolosissimo per la Chiesa. Che ha ragione da vendere
se dice alla politica che quei milioni di giovani a cui la crisi ruba coniugio
e figliolanza hanno diritto a una risposta. Ma se prima di parlare di questo
deve costruire una cattedrale argomentativa contro i gay, e poi spiegare che
per usare la razionalità e comprendere la natura serve il magistero, dovrà poi
dire qual è la differenza fra se stessa e il fondamentalismo, giustamente
condannato da Benedetto XVI. Nel frattempo si troverà isolata dai suoi fedeli:
che hanno figli e figlie, sono figli e figlie, e sanno che la maternità e la
paternità parlano un’altra lingua; e guardano con delusa indulgenza a una
chiesa che ha dimenticato che la vita è fatta di percorsi tortuosi e cerca di
presidiare un punto del confine fra il pubblico e l’intimo dove non passa
nessuno."
Io non mi intendo di cose religiose. Ho il sospetto che però
la cosa riguardi anche Melloni, a giudicare da quello che scrive. Io non ho
ricordo di una Chiesa Cattolica indulgente verso le unioni gay. figuriamoci il
matrimonio. E questo da qualche millennio, per cui non vedo cosa c’entri il
riferimento alla politica attuale, visto che la Chiesa SEMPRE si è mostrata
amica delle forze politiche più vicine alla propria posizione rispetto alle
altre. Che queste posizioni siano contestate è assolutamente legittimo, meno
farlo con la pretesa che gli altri siano diversi da quello che sono . E’ un po’
come quando Mucchetti lamenta giustamente che opinionisti ed economisti non di
sinistra chiedono a quest’ultima di attuare politiche di destra. Ma
l’opportunismo politico è GRANDE per cui si è già assistito in passato a uomini
fieramente laici (fino a sfiorare l’anti clericalismo) come Scalfari che quando
c’è stato il cd. Bunga Bunga hanno esortato delle scomuniche etico religiose
nei confronti del Premier libertino . Così oggi Melloni, a cui piace
evidentemente l’assistenzialismo cattolico – noto ma assolutamente coerente
male della Chiesa di Roma – a favore dei disoccupati, ma vorrebbe una fede riscritta
a sua misura, e di quelli che la pensano come lui. Che sono tanti, per carità,
e io , se proprio dovessi uscire dall’indifferenza sulla questione, a mia volta
largheggerei in materia di diritti civili, anche se qualche dubbio, in materia
di genitorialità, mi viene. Però, siccome ripeto non sono ahimè persona di Fede
(ritengo un privilegio averla) , non mi cimento in una materia così delicata,
per rispetto di chi ha un credo forte e non per questo deve essere etichettato
come fondamentalista. Melloni faccia una passeggiata di qualche mese nei paesi
fondamentalisti seri, e si accorgerà sicuramente della differenza.
Se torna.
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