mercoledì 30 aprile 2014

"E' IL GIUDIZIO LA VERA PENA IN ITALIA"


Ne avevamo scritto proprio l'altro ieri, ed ecco che anche Giacalone sente di dover intervenire  sulla pessima uscita di quelli di magistratura democratica, afflitti dalla lievità della pena che Silvio Berlusconi è chiamato in concreto a scontare, ammesso ai servizi sociali e con sole 4 ore a settimane da dedicare ad un centro per anziani. Non ho nulla da aggiungere a quanto già ho scritto, chi volesse può leggere il link http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2014/04/quelli-di-magistratura-democratica.html

Giacalone ricorda giustamente che intanto non è solo questo, che comunque Berlusconi non ha più una libertà piena : ha limiti di orario, per cui alle 23 deve essere nella propria casa, di spostamento, che può muoversi solo in Lombardia e andare e tornare da Roma, e nel poter continuare a fare politica deve stare attento a come parla. Non è pochissimo.
Ma non è in galera !! Vero, però non è che gli è stato fatto questo regalo ad personam. Non ci sta perché ormai è persona più che anziana - perdonate ma passati i 65 lo si diventa, e dopo gli 80 si è vecchi, che è una condizione della vita, non una condizione da esorcizzare con parole idiote come "diversamente giovani" - ,  e il reato per il quale è stato condannato non è di quelli che suscitano allarme sociale ( evasione fiscale) e l'uomo non è stato giudicato pericoloso, che in effetti non è un violento o capo di un'associazione criminale (almeno, fino a questo momento nessuno lo ha ancora accusato di questo, però magari l'idea può venire). 
Ecco, concorrendo tutte queste condizioni, la pena non viene normalmente scontata in carcere.
Ora, che questo non lo sappiano i membri delle tribù talebane anti cav, che si riuniscono in osteria o in piazza a fare girotondi, ci può stare. Però quelli di md lo sanno bene, quindi di che cianciano ?
In realtà, chiosa Giacalone, in Italia la vera pena è quella che si sconta da NON condannati, spesso finendo sotto "custodia cautelare", e comunque sottoposti a vessazioni di ogni genere, comprese le tirate moralistiche di qualche giudice appassionato del fervore del Savonarola o segreto ammiratore dei processi della santa Inquisizione.
Buona Lettura
 


Che pena


Magistratura democratica ha da ridire sulla decisione relativa all’affidamento ai servizi sociali di Silvio Berlusconi. La pena non sarebbe, a loro avviso, abbastanza afflittiva. La pena stessa, del resto, così come modulata in sede d’applicazione, prevede che il condannato non critichi la magistratura. Singolare contorsione corporativa, giacché, evidentemente, i magistrati ritengono di potere essere criticati solo da altri magistrati. Le critiche di Magistratura democratica si dirigono contro colleghi, che quella pena hanno valutato adeguata e coerente.
Non basta, perché, oramai, non c’è salotto televisivo dal quale non giunga la considerazione secondo cui la pena sarebbe praticamente inesistente, per non dire farlocca. Posto che vale l’obiezione di cui sopra, ovvero che è stata stabilita da giudici, non dai passanti, su cosa si basa tale considerazione? Sul fatto che non è una gran pena passare qualche ora la settimana in un posto ove soggiornano delle persone anziane. Deve essere sfuggito che non è solo questo, perché il condannato è sottoposto, quotidianamente e sempre, a limitazioni della propria libertà personale, così come sono limitati gli spostamenti, perché ove non rientrino fra quelli preventivamente concordati devono essere esplicitamente autorizzati. Non è poca cosa. Certo, è stata garantita l’agibilità politica. Detta in maniera meno oscura: la possibilità di fare la campagna elettorale. Anche questo non è poco. Ma vorrei si riflettesse su cosa sarebbe potuto significare il contrario, ovvero togliere la parola a un leader politico.
Ancora più in generale, però, quelli che si lamentano lasciano intendere che la pena è troppo poco, che dovrebbe essere più penosa e che, infatti, tale è per tanti comuni mortali. Sicuri? Forse è sfuggito che per evitare altre incresciose condanne della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, sono state scarcerate legioni di detenuti, e che altri ancora usciranno nelle prossime settimane. Persone condannate a pene detentive. E forse è sfuggito che la via della pena alternativa è imboccata per le condanne fino a quattro anni, non solo per un anno. Quindi non i “poveri disgraziati”, ma i disgraziati criminali hanno un più favorevole accesso all’uscita dal carcere. Già, si obbietta, ma poi i servizi sociali sono ben altra e più pesante cosa. E chi lo ha detto? ma credete sul serio che ci sia abbastanza controllo su quelle pene alternative? Generalizzare è sempre un errore, ma ne conosco tanti che, in buona sostanza, devono solo evitare di commettere altri reati.
Non vorrei essere frainteso: sono favorevole alle pene alternative (assai meno a scarcerare i condannati e lasciare in cella gli innocenti, come sta succedendo). Il fatto è che, nell’inferno della nostra malagiustizia, la pena è assai più probabile e pesante durante le indagini che non dopo le sentenze; che la carcerazione diventa assai più dolorosa di quel che dovrebbe, a causa delle condizioni invereconde in cui si trovano molti (non tutti) carceri; e che, in fondo, il nostro grande guaio è che il giudizio è la pena, mentre la condanna il preludio per evitarla. Vuoi con l’incapacità di farla scontare, vuoi con gli sconti per propiziare lo sfollamento. L’inganno retorico del caso Berlusconi consiste nel far credere che certe cose succedano a lui perché si tratta di un privilegiato e un protetto (evidentemente non abbastanza, vista la condizione giudiziaria in cui si trova), mentre, invece, la consuetudine di certe pratiche dimostra quanto noi tutti si sia afflitti da mancanza di giustizia. Il Paese ove si teorizzò che non la durezza, ma la certezza della pena disincentiva dal crimine, è divenuto quello in cui la pena è il sentimento più adeguato a valutare la giustizia.

2 commenti:

  1. MARCO FANTI

    Tra gli effetti della condanna, la decadenza da senatore, l'interdizione dai pubblici uffici, la perdita del titolo di cavaliere, risarcimenti per milioni di euro. Parlare di condanna “non afflittiva” non ha senso.

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