giovedì 23 aprile 2015

E ADESSO, SUI CASINI DELLA CASSAZIONE, SI ESPRIMA IL COLLE

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Non mi piace Luigi Ferrarella, affatto. Addirittura arriverei a dire - ma in realtà è impossibile - che è peggio di Travaglio. 
Figuriamoci poi se entra in polemica con un commentatore che invece, ai miei occhi, è il suo opposto per preparazione ed onestà intellettuale, Davide Giacalone.
L'oggetto del contendere è stato lo scoop del secondo che ha rivelato come il relatore della sentenza di Cassazione che aveva confermato la condanna di Berlusconi per la frode fiscale di Mediaset, nemmeno un anno dopo aveva firmato un'altra sentenza dove smentiva l'assunto giuridico affermato nella prima, anzi citandola come parere difforme a quella dell'assolutamente prevalente giurisprudenza della Suprema Corte.
Ne abbiamo diffusamente parlato in due post ( http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2015/04/la-cassazione-ci-ripensa-la-condotta-di.htmlhttp://ultimocamerlengo.blogspot.com/2015/04/la-cassazione-scassata-la-replica-di.html ) e non ci torno su. 
Ferrarella ha contestato l'interpretazione di Giacalone, camuffando i fatti (dice quello che gli fa comodo, tace sul resto).
Ma fin qui, amen. Chi conosce Ferrarella, lo evita, oppure prende il malox prima o dopo averlo letto, a seconda dello stomaco che ha.
Ma poi ci si è messo di mezzo addirittura l'ufficio stampa della Cassazione !!
Stavolta l'introduzione la lascio al mio grande maestro di diritto penale, l'avv. Domenico Battista.
Di seguito, l'articolo di Giacalone.
Buona Lettura 




Che la Corte di Cassazione necessiti di un "ufficio stampa" e' già motivo sufficiente di perplessità. Ma che questo ufficio stampa entri nel merito delle motivazioni di una sentenza della Suprema Corte, addirittura censurandone un passaggio, lascia stupito anche chi nel corso di oltre 40 anni di professione ne ha sentite e lette di cotte e di crude. Le riflessioni di Giacalone sull'esistenza di una sorta di occulta alternativa al compito proprio delle Sezioni Unite meritano attenzione. Così come quelle sulle modalità di composizione dei collegi sulle quali ebbe ad occuparsi, quando ancora esisteva , un Osservatorio di una nota associazione di avvocati penalisti (cfr.relazione Battista al congresso di Torino del 2009)

 Colle e Cassazione

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Quel che accade presso la Suprema Corte di Cassazione suggerisce la necessità di un intervento del Quirinale. La questione non ha nulla a che vedere con la politica e prescinde totalmente dalle parti processuali coinvolte, in questo o quel procedimento. Riguarda una situazione sfuggita di mano, che comporta seri pericoli per le nostre istituzioni. Cinque sono i punti che chiamano la massima attenzione, da parte del presidente della Repubblica, che è anche presidente del Consiglio superiore della magistratura.
1. Avendo noi rilevato che in una sentenza della Cassazione se ne definisce l’interpretazione giuridica di un’altra, precedente, quale “contraria alla assolutamente costante e pacifica giurisprudenza”, la Corte stessa ha ritenuto di emettere un comunicato stampa, firmato dal “responsabile ufficio relazioni con i mezzi di informazione” nel quale si fornisce la, si suppone, corretta interpretazione giuridica dei due testi, negandone il contrasto. Ora, posto che il contrasto non è una nostra opinione, ma dei cinque giudici che hanno firmato la sentenza da noi richiamata, la prima questione da porsi è la seguente: l’ufficio stampa ha sostituito le sezioni riunite della Cassazione? C’è una nuova fonte d’orientamento giurisprudenziale? Questione decisiva, visto che la Cassazione esercita la propria funzione normofilattica con le sentenze e le massime, non con i comunicati stampa. Almeno credo.
2. Nello stesso comunicato, del resto, si conferma in pieno la tesi qui esposta, ovvero di un profondo contrasto interno alla Cassazione, perché entra nel merito di una delle sentenze, deprecando di trovarsi “in presenza di alcune espressioni palesemente superflue rispetto al tema della decisione”. Si tratta di un’accusa pesante, nei confronti di quei cinque giudici, come se si fossero messi a far letteratura, per giunta polemica, usando una sentenza. Né si può supporre che la “colpa” di ciò sia attribuibile ad uno solo, l’estensore, che era anche relatore, perché è come dire che gli altri, a cominciare dal presidente del collegio, sono dei pupazzi.
3. E non basta, perché quel comunicato stampa afferma con certezza che una sola è la massima legata alla sentenza, che richiama la precedente con un “vedi”. Mentre ne ho sul tavolo quattro e ieri abbiamo pubblicato le due in cui è richiamata come “difformi” (nella quarta non c’è riferimento). Può darsi che io non sappia leggere, ma come è possibile che in Cassazione non sappiano contare? Inoltre: in Cassazione leggono il massimario e le sentenze? C’era bisogno che noi sollevassimo il problema perché se ne accorgessero?
4. Alcuni mezzi d’informazione hanno ipotizzato un possibile procedimento disciplinare innanzi al Csm. Ma per chi? Per un giudice o per cinque? E per cosa? Per il contenuto di una sentenza? Ho l’impressione che la sola ipotesi sia sovversiva del nostro ordinamento. A meno che il procedimento non si riferisca all’estensore e divulgatore del comunicato stampa. In quel caso può star tranquillo, perché i magistrati ciarlieri con la stampa godono di un certo apprezzamento, a Palazzo dei Marescialli.
5. In ultimo: il cielo non voglia che un cittadino italiano possa vincere un ricorso innanzi alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, sostenendo d’essere stato sottratto al proprio giudice naturale, per essere messo nelle mani di giudici giudicati poco terzi e lucidi dalla Cassazione stessa (sia gli uni che gli altri, visto che si sono vicendevolmente scambiati, pubblicamente, accuse pesanti). La questione potrebbe vertere sull’assegnazione alla sezione feriale, e posto che il passato non si può cambiare, varrebbe la pena di ridescrivere i criteri oggettivi che presiedono a tali assegnazione, o la responsabilità di chi decide. Procedere con la feriale, ove un processo andrebbe altrimenti in prescrizione, è giusto. Lo è anche quando non ricorre tale condizione? Altrimenti quali? Meglio premunirsi, per evitare danni alla credibilità della nostra giustizia.
Già non elevatissima, né a Strasburgo né nelle contrade nostrane. Ragione di più perché il presidente della Repubblica intervenga.

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