mercoledì 30 marzo 2016

GLI AVVOCATI : TROPPI E CON GUADAGNI IN CALO. LO DICE IL CENSIS MA LO SAPEVAMO GIà.



 Non ce la passiamo bene. Lo sapevamo, il Censis ce lo conferma, chissà se anche il Fisco e gli studi di settore sono stati avvertiti.
Quello che invece mi lascia sbalordito è leggere come per molti italiani l'avvocatura sia ancora una professione di prestigio, di alti guadagni. La realtà obiettiva non è questa. e infatti la metà di noialtri lamenta un deciso decremento degli stessi, un 30% un faticoso - e chissà se anche un po' scaramantico e pudico - status quo, e solo la residua parte (beata !!) in incremento.
Sicuramente la crisi economica, con i clienti che non pagano, e la mostruosa proliferazione dei professionisti - da meno di 40.000 fine anni 70 a oltre 200.000 oggi !! - con la concorrenza selvaggia, senza alcuna garanzia di preparazione e qualità delle prestazioni, hanno finito per demolire una professione che comunque stenta a rinnovarsi, a dispetto della accresciuta complicazione della società e la conseguente necessità di una specializzazione seria e una organizzazione di studio che poco si concilia con la tradizione artigianale unicellulare conosciuta dai più (compreso chi scrive), e che ancora caratterizza il 60% degli avvocati del moderno Nord, figuriamoci nelle altre regioni.
Insomma, sui problemi, non ci sono novità. Sulle soluzioni in compenso ci si batte tra indecisione, confusione, resistenza al cambiamento.
Una terra di mezzo non propizia.


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TROPPI, DINAMICI E CON GUADAGNI IN CALO.

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 Quella dell'avvocato resta nella percezione comune una professione ancora prestigiosa, ma è non più al top. Ai primi posti nella classifica delle professioni d'eccellenza secondo gli italiani si collocano i medici (il 37% ha attribuito il punteggio massimo su una scala da 1 a 10), seguiti dai magistrati (25%), i professori universitari (19,5%), i notai (17%), gli ingegneri (15%), gli imprenditori (15%) e i dirigenti d'azienda (13%).

Politici (9%), avvocati (9%) e dirigenti di banca (8%) occupano la metà della classifica, mentre in coda figurano commercialisti (5%) e geometri (4%). Per il 16% degli italiani il prestigio della professione forense è aumentato nel corso degli ultimi anni, per il 47% è rimasto invariato, per il restante 37% è invece diminuito. Sono i risultati del "Rapporto annuale sull' avvocatura" realizzato dal Censis per la Cassa Forense e presentato oggi a Roma da Andrea Toma del Censis e discusso da Nunzio Luciano, presidente della Cassa Forense, e da Giuseppe De Rita, presidente del Censis. Presente il ministro della Giustizia, Andrea Orlando. Nell'ultimo quinquennio il 42% degli italiani ha fatto ricorso alle prestazioni professionali di un avvocato e la richiesta di consulenza legale aumenta al crescere del livello di istruzione della clientela: il 24% degli italiani con la licenza media, il 43% di quelli con un diploma, il 48% dei laureati. Per l' 85% degli italiani però il numero degli avvocati oggi in Italia è eccessivo. Nell'immaginario collettivo l'attrattività della professione forense è dovuta in primo luogo alla sua dinamicità, indicata dall'82% degli intervistati. Seguono l'autonomia nell' organizzazione dell' attività (81%), i guadagni elevati (74%), gli interessanti sviluppi di carriera che la professione può assicurare e la possibilità di avere relazioni significative con il mondo politico e imprenditoriale (72% in entrambi i casi). Tra i pregi dell'essere avvocato c'è il fatto di godere di una grande reputazione sociale secondo il 62% degli italiani (e il dato sale al 72% tra i giovani di 18-34 anni). Tra gli aspetti che non invogliano alla professione emerge invece in primo luogo la necessità di aggiornamento continuo, segnalata dall'83% degli italiani.

Seguono l'eccessiva concorrenza (74%) e la difficoltà di crescita professionale in un sistema percepito come chiuso (67%). Tra gli aspetti negativi della professione il 57,5% indica poi la perdita di prestigio sociale avvenuta nel tempo, il 56% la scarsa capacità di innovazione, il 55,5% il poco tempo libero lasciato per sé e per la famiglia, il 28% gli scarsi margini di guadagno. Il Rapporto comprende anche un' indagine sull' autopercezione della professione secondo un campione di circa 8mila avvocati e restituisce una fotografia dell' avvocatura italiana che esce molto provata dalla crisi degli ultimi anni: solo il 30% degli avvocati è riuscito a mantenere stabile il fatturato nell'ultimo biennio, per il 44% è diminuito (si sale al 49% nel Mezzogiorno), mentre solo il 25% lo ha visto aumentare. La professione appare ancorata a una generica specializzazione civilistica, dichiarata dal 54% degli avvocati mentre l'11% opera in materia penale, il 9% in diritto di famiglia (tra le donne avvocato la quota sale al 14%), solo il 3% in diritto societario e appena l'1% in diritto internazionale. Solo l'11% degli avvocati indirizza la propria attività verso servizi specializzati.








 

 

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