martedì 17 maggio 2011

TUTTO E' RELATIVO

"TUTTO E' RELATIVO".  Quanti anni avrò avuto ? 10 ? Forse meno. Questa frase mi ha inseguito e tormentato da allora. Come tutti i luoghi comuni - perché di fondo di questo si tratta - ha ovviamente una profonda base di verità. MA nata forse per combattere l'ottusità degli assoluti, è diventato il modo di poter sostenere tutto e il contrario di tutto senza tema di smentita. Tutto è opinabile, e le opinioni sono SACRE. Comunque.
E' davvero così ?
No, non lo è. Tutti possono esprimere la loro opinione (magari rispettando qualche regoletta formale...) , e hanno diritto di essere ascoltati. STOP. Finisce qui l'UGUAGLIANZA. Dopodiché ci sono opinioni giuste e sbagliate. Perché ci sono quelle fondate e quelle no. Da dove nasce il fondamento ? Dal pensiero approfondito, dal confronto, dai documenti, dall'id quod plorumque accidit, dall'esperienza, dalla cultura, dallo studio E quindi non è che soltanto perché una cosa è frutto del mio cervello è intoccabile. E' vero che conta molto la percezione delle cose, ma questo è sull'IMMEDIATO. POI , se si vuole, si può dedicare del TEMPO alla cosa, e pensarci su. E magari accorgersi che la percezione era sbagliata.
SU questo tema dedica belle pagine il libro di Luca Sofri, per spiegare come non siamo UGUALI. Ci sono i MIGLIORI. Si, ci sono. E se anche a noi rode perché una melassa di persone più o meno tutte sullo stesso piano ci conforta, non è la realtà. E meno male, che se no ci stavamo ancora a scaldare nelle caverne....
Oggi si parla o con eccessiva passione, convinti della evidenza delle proprie idee - e chiudendosi all'ascolto di qualsiasi vulgata diversa - oppure con questo "relativismo" politically correct....per il quale io esprimo la mia opinione tu esprimi la tua ma GUAI se l'altro "pretende" di persuadermi della maggiore bontà del suo pensiero...E chi sei tu per crederti migliore di me ????? E quindi tutto si chiude con un solomonico : "rispetto la tua opinione" ""è la TUA opinione" "  IO la penso così". Per non parlare poi quando il tutto viene ridotto alla collocazione dell'interlocutore in una fazione "tu dici così perché sei tifoso, perché sei di destra / di sinistra, perché sei misogino....". Che magari è anche vero, ma che non inficia necessariamente la BONTA' di quello che dico. Io sono MISOGINO,   è vero (con molti distinguo tra l'altro) , ma questo rende meno vera la scarsa autonomia femminile prevalente a distanza di 50 anni dal femminismo ? Rende meno vero l'"omocentrismo" di tantissime donne ? Ma se io dico queste cose non è perché sono VERE, ma perché sono misogino.....che tristezza....
Nel capitolo "fine delle lezioni" di Sofri leggo : Secondo un nascente luogo comune , uno spirito aperto dovrebbe astenersi dal propagandare le proprie idee e accettare quelle altrui senza porle in discussione. Il proselitismo sarebbe tipico di chi è intollerante e assolutista, poco incline al rispetto dell'altro. E le opinioni sarebbero nobili, eroiche, solo se conservate immutabili (sennò diventano tradimento) . Invece la riflessione dovrebbe portarci a considerare questo modo di pensare come gravemente errato ; un errore che sarebbe pericoloso lasciare impiantare nel nostro pensiero e nel nostro costume.".......Ognuno di noi pensa infatti - in misura diversa, con più o meno dubbi e disponibilità a cambiare idea - che le sue opinioni e ragioni abbiano un fondamento , e quindi siano più motivate di altre. Esistono proprio perché hanno un fondamento. Quindi non sono (più o meno temporaneamente ) migliori "in quanto sue"  ma in quanto ci HA PENSATO ALMENO UN PO' . Voglio dire che ognuno attribuisce una "superiorità" alla sua opinione, visto che ce l'ha . A meno che non ne sia molto molto insicuro, e può capitare  : ma di solito questo ha a che fare con il non averci riflettuto abbastanza, o non essersi documentato abbastanza, o non aver capito abbastanza  cose, e quindi quell'opinione ha DI FATTO (!!!!! :) ) una sua "inferiorità" morale, che non è pertanto un tratto di umiltà ma un suo consapevole difetto. Poi ci possono essere la spocchia, la presunzione, la rigidità (e ci sono eccome) : ma avere un'opinione e pensare che sia la migliore di quelle di propria conoscenza non solo non è esecrabile , ma è ovviamente normale. E spocchia, presunzione eccetera sono discutibili e antipatiche, ma non influiscono sul valore delle cose che uno dice. Sono due piani diversi. Le cose sono giuste o sbagliate indipendentemente da chi le afferma...." E poi Sofri prosegue trattando l'altro problema...quello dell'inammissibilità che la propria opinione possa essere SBAGLIATA.  " In questo sistema, infatti , non sapere delle cose è vissuto come una sconfitta e una diminuzione. In questo sistema assiduamente competitivo in cui ogni spazio e visibilità ottenuti da un altro sono spazio e visibilità sottratti a me, l'eventualità che qualcuno ci dica cose che non sappiamo corrisponde ad un'ammissione di sconfitta invece che a un potenziale successo" ....invece "il ricevere lezioni, insegnamenti, informazioni, opinioni diverse, non può essere umiliante in quanto tale. Può accadere che le intenzioni di chi ce li trasmette siano piccine o vanitose, o i suoi modi antipatici , ma questo non può implicare un rifiuto a priori dell'idea di conoscere nuove cose attraverso ciò che sanno e pensano gli altri. ".....E sulla maggiore qualità delle persone , Sofri lamenta "...una grave e recente perdita di rispetto per le qualità altrui e col rifiuto dell'idea che ci possano essere persone più colte di altre, più sagge di altre . più intelligenti di altre, più più esperte di altre e SOPRATTUTTO più colte sagge, intelligenti ed esperte di noi. Rivendicare come valore il "non accettare lezioni" è in realtà una dimostrazione di presunzione e limitatezza : se tutti accettassero qualche lezione in più, e se lo avesse fatto in passato, il mondo sarebbe migliore.  Che i bambini di sei ani , istintivamente competitivi e desiderosi di affermare la propria volontà, vivano come una riduzione di sé  l'ascolto di un insegnamento è normale; che lo facciano in molti adulti - convinti evidentemente che tutto quello che sappiamo lo abbiamo imparato da soli col nostro agile capoccione - è ridicolo ". "se qualcuno mi educa vuol dire che sono maleducato, pensiamo. Se qualcuno mi insegna vuol dire che sono ignorante. Se qualcuno mi spiega vuol dire che non ho capito. Sono un imbecille. E la mia insicurezza . che mi suggerisce che lo sia davvero - me lo rende ulteriormente insopportabile. .......Viviamo ogni umana mancanza come un pubblico fallimento. Siamo preoccupatissimi dell'effetto che facciamo, e troppo insicuri per far diventare quest'ansia uno stimolo piuttosto che un incentivo alla fuga." ... Per finire : tutto questo non si risolve analizzandolo. Analizzare serve a capire, e discutere serve a capire. E capire serve ad affrontare. " Alcuni cercano di ovviare all'eccesso di sensibilità dell'ascoltatore attraverso la scelta delle parole....usando una correttezza politico linguistica (quella che io chiamavo il politically correct) ...Baricco spiega nel suo libro i BARBARI "quanto sia diventata pesante la questione della sensibilità del destinatario rispetto al contenuto delle cose che si dicono".
Concludo con questa ultima citazione : "Disporsi umilmente e imparare ogni cosa è eroico, secondo il professor Randy PAusch . Nel suo libro "L'ultima Lezione" racconta esterrefatto del suo incontro con l'attore William Shatner, in visita alla sua università pe run libro che stava scrivendo : "Shatner era l'ultimo esempio di un uomo che sapeva di non sapere, era perfettamente disponibile ad ammetterlo , e non se ne sarebbe andato finché non avesse capito. Per me è eroismo. Vorrei che ogni studente avesse questo atteggiamento." Pirandello diceva che "gli esami non finiscono mai". Voleva dire che rimaniamo sempre studenti.

Nessun commento:

Posta un commento