mercoledì 28 gennaio 2015

"COME MARTINA MI HA BRUCIATO IL VISO" . PIETRO BARBINI RACCONTA

 

Magari è solo una mia impressione, però non vedo la stessa attenzione, solidarietà, empatia per la sorte di Pietro Barbini rispetto a quelle toccate a Lucia Annibali, pochi giorni fa sorridente e soddisfatta fuori dall'aula della Corte d'Appello di Ancona per i 20 anni di condanna comminati a  Luca Varani  ( 12 ai due sicari ). La donna dice che lei da tempo ha voltato pagina, che a Varani non ci pensa più. Sarà, da come ha seguito i processi, dalla gioia che mostrava per l'esito degli stessi non sembrerebbe. Del resto è umano. Lucia, una bella e giovane donna, ha avuto il volto distrutto ( e tutte gli interventi fin qui eseguiti non glielo hanno ridato com'era), la vita stravolta, mesi di sofferenze indicibili. Ci sta che voglia che Varani paghi e soffra. Però che abbia voltato pagina...questo non pare proprio.
Comunque torniamo a Pietro. Anche lui giovane, anzi più giovane - appena 22 anni - anche lui bello ( il più figo della scuola, ai tempi del liceo...), bravo (laureando alla Bocconi), con un grande avvenire davanti a sé.  Anche lui su un letto d'ospedale, col rischio di perdere la vista dall'occhio colpito, il volto deturpato per sempre, a scanso di miracoli plastici che, a giudicare dall'altro caso, appaiono improbabili. L'acido non perdona, la chirurgia migliora ma non azzera i danni e le conseguenze. 
Innocente anche lui, a meno che il fatto di aver riavuto un breve flirt con la sua carnefice (questa comunque è una novita : finora si era sempre letto che la storia tra lui e Martina risalisse ai tempi del liceo, che ora si sentissero solo come amici) non lo faccia diventare un po' complice, il che mi sembra francamente esagerato.
Dunque qual è la differenza ?
Ah già, lui è un maschio.


Il Corriere della Sera - Digital Edition


Pietro e l’acido che gli bruciava il viso 
«Fermai Alex con una mossa di judo»
Il racconto del giovane aggredito: mi ha aiutato 
anche un ex carcerato, poi è fuggito



MILANO «Mi sarei dovuto laureare a maggio 2015». Questo era il futuro, per un ragazzo di 22 anni, studente di economia a Boston. Ora è in ospedale, l’occhio destro e il naso martoriati, il volto sfigurato. Gli anni che verranno: «Sono destinato a una lunga degenza, dovrò subire diversi interventi». Ieri i suoi aggressori, Martina Levato, 23 anni, studentessa della Bocconi, e Alexander Boettcher, suo amante e presunto complice, sono entrati nell’aula 9 al piano terra del Tribunale di Milano. Lei col labiale diceva «amore»; lui con cenni della testa le rispondeva «stai tranquilla». Come fossero ancora nella loro dinamica cupa e morbosa, che ha escluso il mondo esterno.
Lei ha scagliato due litri di acido muriatico contro Pietro Barbini, suo ex compagno di liceo; lui ha inseguito il ragazzo impugnando un martello. Entrambi hanno chiesto un processo con rito abbreviato e una perizia psichiatrica. Il pubblico ministero, Marcello Musso, che da un mese studia, approfondisce e lavora senza sosta all’inchiesta, ha parlato di «prove granitiche» contro la coppia. Tra queste, il verbale del ragazzo aggredito.
È il primo pomeriggio dello scorso 22 gennaio; il procuratore aggiunto Alberto Nobili e il dirigente dell’Ufficio prevenzione generale della polizia, Maria Josè Falcicchia, si siedono accanto al letto di Pietro, in ospedale. Il ragazzo è equilibrato, non mostra rabbia, i suoi prossimi anni saranno un calvario, sta cercando di reagire. Anche quando descrive la ferocia inconcepibile di quel 28 dicembre, quando è andato all’appuntamento/trappola per la consegna di un pacco: «Guidava mio padre. Io sono sceso dall’auto. Mi sono avviato e nel camminare ho notato, sul lato opposto della strada, le sagome di due ragazzi. Io sono miope, le figure erano distanti, ma mi sembravano una coppia». Passano pochi secondi: «Ho sentito dei passi provenire dalle mie spalle, mi sono istintivamente girato... La donna ha lanciato un liquido verso di me, ho sentito il viso bruciarmi». Pietro prova a ripararsi con una mano, che però scherma solo una minima parte del suo volto.
Il secondo tempo dell’agguato è ancor più agghiacciante. Pietro scappa, nel panico. «Lei, mentre correvo, mi ha lanciato altro acido. L’uomo mi stava inseguendo e ho continuato a scappare. Mi sono spogliato dei vestiti perché mi bruciavano: durante la corsa ho urlato al mio inseguitore di lasciarmi stare, che non avevo fatto nulla di male». In quelle condizioni, Pietro trova il coraggio di reagire: «Dopo aver fatto una specie di slalom per seminare il mio inseguitore, mi sono fermato e mi sono girato contro di lui. Ho bloccato la sua mano armata poi con l’altra mano l’ho avvolto, facendo una torsione sono riuscito a farlo cadere. Ho effettuato una mossa di judo che si chiama “ogoshi”, che vuol dire “grande anca”. Cominciavo a non vederci più bene da un occhio». Boettcher (difeso dal legale Ermanno Gorpia, che ieri ha depositato un video in cui si vedrebbe un terzo uomo sulla scena dell’agguato) viene bloccato da Pietro e dal padre, poi compare un uomo che si dileguerà prima dell’arrivo della polizia: «È intervenuta una persona in nostro aiuto, che ha intimato all’aggressore di stare fermo perché, diceva, era uscito da poco dal carcere e se si fosse mosso gli avrebbe spezzato le gambe».
Pietro aveva avuto un fugace rapporto con Martina, mentre lei era già insieme al suo amante. Per questo sarebbe stato individuato come inconsapevole obiettivo: Boettcher in delirio di onnipotenza; lei in preda a un’adorazione cieca, che ondeggiava tra tentativi di ingelosirlo, ansia psicotica di essere abbandonata, violente prove di devozione. Pietro è ancora incredulo, ma riflette sui messaggi che si era scambiato con Martina l’estate scorsa: «Secondo me voleva che lui li leggesse anche per “riparare” il danno di averlo tradito con me. Voleva cioè dimostrargli, mortificando me, che solo lui era un uomo vero e sapeva soddisfarla sessualmente».

Elisabetta Andreis
Gianni Santucci

5 commenti:

  1. "Uomo sfigurato da una donna" non fa notizia. Non è politically correct in un'epoca di femminicidio. Neppure l'acido sembra lo stesso se ad usarlo è una donna. Come se l'acido facesse meno male quando colpisce un volto maschile. Come se il retropensiero imperante fosse che "tanto l'uomo se l'è cercata". Oppure, quanto meno, che la donna che usa violenza all'uomo sia solo una povera malata. Vittima, anche in questo caso. Basta guardare il caso di Elena Ceste. Il maschio è considerato carnefice a prescindere. La donna è vittima sia quando è tradita che quando tradisce. E l'uomo resta un bastardo, presunto colpevole, sia da traditore che da tradito.

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  2. Ho dimenticato di fare i complimenti al Camerlengo e di firmare il post sopra. REVENGE

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  3. mi chiamo Mara volevo esprimere quello che meriterebbero tutti i mostri come la coppia di merda Boetcher e Levato Martina ovvero essere immersi nell'acido muriatico fino ad una morte lenta e dolorosa e mi chiedo i genitori di questi corrispettivi mostri come sopravvivono al pensiero di aver generato dei mostri!!!!!

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  4. mi chiamo Mara volevo esprimere quello che meriterebbero tutti i mostri come la coppia di merda Boetcher e Levato Martina ovvero essere immersi nell'acido muriatico fino ad una morte lenta e dolorosa e mi chiedo i genitori di questi corrispettivi mostri come sopravvivono al pensiero di aver generato dei mostri!!!!!

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  5. sono stanca di vedere come si continui a parlare parlare parlare dei carnefici...e piano piano ci si dimentichi delle vittime.
    si cercano sempre moventi e motivi nascosti....
    quasi come fossero vittime dei loro problemi, invece che persone da punire.
    e le persone oneste dove le mettiamo!!??
    basta basta ipocrisia, basta voler reinserire TUTTI nella società!!!
    chi compie un atto come questo, meschino, orrendo, cattivo ... non deve avere scusanti o perchè...........
    chi sbaglia DEVE pagare.
    e la società dovrebbe essere capace di essere vicina a chi ha subito, chi ha perso qualcosa, a chi ha sofferto.
    o chi continua a soffrire..................e fare giustizia sarebbe già qualcosa.
    vedere poi che ora si parla solo della levato (ho usato la minuscola volontariamente perchè non merita di essere elevata con una lettera maiuscola.......) e del loro bambino.........E' DAVVERO ASSURDO E PATETICO

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