martedì 16 settembre 2014

LA CORTE D'APPELLO RIDUCE L'ASSEGNO DI VERONICA LARIO. RIUSCIRA' A FARCELA CON SOLI DUE MILIONI DI EURO AL MESE ?


Ci vogliono casi come questi per capire perché la legge, o la sua interpretazione, possano talvolta creare degli autentici mostri giuridici, che stridono contro qualsiasi regola di decenza e buon senso.
Mi riferisco all'assegno di mantenimento, così si chiama, destinato a Veronica Lario, che era di tre milioni al mese e adesso, poveretta, gli è stato decurtato di un terzo e ridotto a "soli" due milioni. 
Questo ad una donna che, sempre grazie al matrimonio con Berlusconi, è comunque già ricco di suo, proprietaria di vari immobili di prestigio, editrice di giornali (Il Foglio) e non so se impegnata in altri business. Insomma, una di quelle fortunate persone che, anche senza assegno divorzile, sta in quell'agiato 0,6% della popolazione definita dall'ISTAT come RICCA.
Qual è il tenore di vita di un ricco ? E ha senso che la legge si occupi di tutelare il mantenimento di persone milionarie ? Evidentemente no. Sono certo che la stragrande maggioranza delle persone la pensa come me, o meglio, la penserebbe, se non fosse che, in questo caso, il penalizzato è uomo tuttora odiato da almeno metà della penisola e quindi, anche se la legge (la sua interpretazione) è ingiusta, DAJE !!!
Io queste cose le ho sempre pensate anche quando leggevo dei divorzi di Donald Trump, Michael Douglas,  solo per citare i primi nomi che mi vengono in mente. Però, in questi casi, per lo più si tratta di accordi prematrimoniali, quelli che da noi sono ancora assurdamente vietati (ma ci arriveremo), e allora amen. Se il Paperone di turno per ricomprare la sua libertà stabilisce, ora per allora, di versare tot milioni di dollari, affar suo (allucinante in questo senso il contratto tra Brad Pitt e Angiolina Jolie, dove ho letto sarebbe  previsto un risarcimento milionario in caso di tradimento di lui ma NON di lei !!). 
Ma che sia lo Stato, ripeto, ad applicare a casi come questi le regole che valgono per la tutela di soggetti deboli (perché quella è la ratio nobile della norma, NON la conservazione di rendite di posizione) bè, francamente mi sembra assurdo.
Ci dovrebbe essere una soglia, un principio per il quale , qualora i mezzi comunque goduti dai divorziandi sono largamente sufficienti a vivere una vita di assoluto benessere, lo Stato non deve entrare in altre quantificazioni. Hai vissuto da plumilionaria per 20-30 anni e da adesso sarai "solo" milionaria ? Bè, perdona se non ti compiango.
Invece no, e senza alcun senso dell'assurdità di cui si rendono complici, causa lo ripeto l'interpretazione della legge vigente, che andrebbe corretta, avvocati, periti e giudici inscenano questo teatrino dell'irrealtà, che chissà quanto sarà apprezzato dalla gente comune, specie di questi tempi, dove i "ricchi" sono diventati quelli con redditi o pensioni attorno ai  3000 euro netti al MESE.
A suo tempo già scrissi male della Lario e dei suoi tre milioni al mese, 100.000 euro al GIORNO devono essere ardui da spendere !! Adesso la Corte d'Appello gli è venuta incontro, e dovrà gestirne solo 70.000 (sempre giornalieri)...
Tutti soldi sudati eh !! Quanto ha studiato, lavorato e penato questa signora per guadagnarseli ! 
Tra l'altro, siccome da noi è possibile, questa sentenza , che regola in realtà l'assegno di separazione, s'intreccia con quella, di primo grado, del divorzio, dove l'assegno era stato già diminuito, e in misura ancora più severa ( SOLO 1,4 milioni al mese..., praticamente l'hanno affamata povera Veronica !). 
Vedrete che la signora andrà in Cassazione, e sono curioso di vedere se i giudici della legge continueranno ad applicare a questi casi evidentemente eccezionali il principio comune del "mantenimento del tenore di vita goduto durante il matrimonio", o finalmente  muteranno rotta nel senso da me suggerito : laddove due persone adulte si lasciano, e ognuna è comunque in grado di badare più che bene a se stessa, lo Stato non è tenuto a garantire status di "ricchezza".


Il Corriere della Sera - Digital Edition

Veronica avrà 36 milioni in meno
di LUIGI FERRARELLA e GIUSEPPE GUASTELLA
 
 A saperlo prima, magari Silvio Berlusconi avrebbe anche potuto sorvolare sul carattere di Mario Balotelli ed evitare di venderlo al Liverpool per far incassare 20 milioni al Milan: quasi il doppio, infatti, ora glielo porta l’ex moglie Veronica Lario, alla quale la Corte d’appello civile di Milano ordina di rinunciare appunto a 36 dei 108 milioni che l’ex marito le aveva intanto dovuto versare nei tre anni di separazione. I giudici d’appello ritengono troppi i tre milioni al mese che le erano stati assegnati dal Tribunale: due al mese possono bastare. Cioè un milione in meno rispetto alla sentenza di primo grado sulla separazione nel 2012, ma 600.000 euro in più dell’assegno (1,4 milioni al mese) fissato intanto un anno fa dai giudici del divorzio.
Anch’esso ha attraversato prima la fase della separazione legale e poi quella della rottura vera e propria del vincolo matrimoniale. Nonostante un patrimonio personale sicuramente cospicuo, la signora Lario, al secolo Miriam Bartolini, è molto meno ricca di Berlusconi, notoriamente tra gli uomini più ricchi del mondo: e per questo giuridicamente le spettava l’assegno che, durante il periodo della separazione in vista del divorzio, ha lo scopo di consentire al coniuge più «debole» di mantenere un livello di vita quanto più possibile vicino a quello goduto durante il matrimonio.
Fu Veronica Lario ad avviare (con gli avvocati Maria Cristina Morelli e Maria Serena Ciccarese) la causa di separazione di fronte ai giudici della nona sezione del Tribunale civile di Milano, che nel dicembre 2012 le assegnarono un appannaggio mensile di 3 milioni di euro, 36 milioni l’anno, pari a 100.000 euro al giorno, a decorrere dalla rottura dell’unione allora individuata al maggio 2010. Un assegno nel quale veniva già ricompreso il valore economico della permanenza nella villa di Macherio dove erano cresciuti i tre figli avuti da Berlusconi: Barbara, Eleonora e Luigi. Una magione da 120 mila metri quadrati con parco sterminato che assorbiva spese per circa 1,8 milioni l’anno.
Contro questa sentenza Berlusconi fece appello attraverso i suoi legali Ippolita Ghedini, Cristina Rossello, Paolo e Pierfilippo Giuggioli. E ora durante l’estate è arrivata la sentenza di secondo grado che ha ridotto di un terzo l’importo stabilito da quella di Tribunale: i giudici (presidente Bianca La Monica, relatore Francesco Serra, giudice Maria Cristina Canziani) hanno ritenuto che fosse eccessivo parametrare l’assegno alla villa di Macherio, tanto più che i tre figli della coppia non vivevano più lì. E dato che la signora Lario vi ha vissuto fino a settembre 2010 (come documentato da Berlusconi nel suo ricorso), hanno spostato da maggio a settembre 2010 la decorrenza dell’assegno mensile (2 milioni invece di 3) relativo ai tre anni di separazione.
Undici mesi fa, infatti, era intanto arrivato a maturazione anche il primo provvedimento della causa di divorzio, che sempre in questi casi segue una strada parallela e distinta dalla causa di separazione: nell’ottobre 2013 il giudice Anna Maria Di Oreste, presidente del Tribunale di Monza nel cui territorio risiedeva in quel momento la signora Lario, aveva deciso che da quel momento fosse equo riconoscere all’ex moglie di Berlusconi, in vista del divorzio dopo il quale il livello di vita del coniuge più «povero» può essere anche leggermente inferiore, «solo» 1,4 milioni di euro al mese. E lo stesso giudice monzese il 18 febbraio 2014 ha pronunciato la sentenza di divorzio che ha definitivamente interrotto il matrimonio tra Silvio Berlusconi e Veronica Lario: verdetto però ancora «parziale» in quanto lascia ai coniugi la possibilità di definire successivamente i termini economici del divorzio, che potrebbero comprendere anche le compensazioni legate all’intreccio di sentenze.
I legali starebbero peraltro trattando su una somma complessiva che Berlusconi verserebbe in un’unica soluzione invece di pagare un assegno mensile a vita: somma sul cui ammontare influiscono molti fattori, dall’entità dell’assegno di divorzio all’aspettativa di vita del coniuge obbligato ai pagamenti. Nel frattempo, contro il verdetto d’appello che ha ridotto l’assegno di separazione Veronica Lario potrà ricorrere in Cassazione.

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