Molto bella e toccante la lettera di Natale che Mauro Anetrini, avvocato penalista e dotato di una vena letteraria non comune ( evidentemente non corrotta dall'impossibile gergo "leguleggiante", che, con la scusa della "tecnicità", sfida quotidianamente italiano e comprensibilità), immagina scritta da un detenuto al 41bis, il regime di carcere duro a cui sono destinati i detenuti imputati o condannati per reati di particolare gravità (in genere legati a mafia e terrorismo).
Contro questo tipo di pena, temo che solo radicali e penalisti di vero livello (quindi non tutti) si battano con coraggio, invocando vanamente il principio costituzionale (art. 27, rileggere nel caso...) del recupero del reo e della non inumanità della carcerazione.
A me queste righe - e anche la foto che le precede - hanno dato un brivido, e voglio conservarle nel mio blog.
"C'era una volta, in un Paese tanto, tanto, lontano, un detenuto -
ristretto in condizioni particolari - che aveva deciso di scrivere una
lettera a Babbo Natale per chiedere, come fanno tutti, che fosse
esaudito un suo desiderio.
Ottenute carta e penna, il detenuto libero' da ogni cosa il tavolino della sua cella (quello che utilizzava per consumare
i pasti, studiare, leggere,ovvero, piu' semplicemente, per appoggiare
le braccia, quando, stringendo le mani al volto, vedeva scorrere sul
muro le immagini dei propri cari) e comincio' a scrivere.
"Caro
Babbo Natale. Sono un detenuto al 41bis e mi trovo in queste condizioni,
ormai, da molto tempo. Quest'anno, dopo averci a lungo pensato, ho
deciso di scriverti per chiederti di portare anche a me un regalo,
mentre fai il giro delle case dei bambini di tutto il mondo.
Ho
riflettuto a lungo, prima di rivolgermi a te. Non già perché non sapessi
che cosa chiederti; questo lo so benissimo, visto che la prima cosa che
mi viene in mente è la parola libertà. Ho indugiato, piuttosto, perché
temevo di avere perso il diritto di desiderare qualche cosa e, quindi,
di esprimere qualunque desiderio.
Sai, caro Babbo Natale, sul mio
certificato, quello che è in matricola, alla voce "fine pena" c'è
scritto "mai". Quindi, mi ero convinto di avere perso anche il diritto
di sperare, perché mai io potrò avere.
Ebbene. Mai, da oggi, non esiste più. Ho capito che, anche da qui, io posso desiderare, avere una speranza.
E, pertanto, per dare corpo alla speranza, il mio desiderio è questo:
scriverti. Scrivendoti, almeno per un istante, io torno ad essere libero
e ad avere un domani.
Dunque, caro Babbo Natale, quando farai il
tuo giro, ricordati di me, che sono qui, al 41 bis e che, nonostante
tutto, sono ancora vivo".
Buon Natale. Anche ai reietti."
Prima di togliere i carcerati dal 41 bis io vorrei che fossero tolti i bambini dal 41 bis http://www.antimafiaduemila.com/2015010253064/senti/quei-bambini-al-41bis-la-notte-di-natale.html
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