mercoledì 18 marzo 2015

IL MINISTRO LUPI RACCOMANDAVA IL FIGLIO... QUINDI SI DEVE DIMETTERE...E DE LUCA CHE, CONDANNATO, SI PRESENTA ALLE ELEZIONI ???

 

Dunque, il Ministro Lupi, Maurizio, raccomandava il figlio, Luca, ingegnere, per un lavoro. 
In Italia lo fanno TUTTI, ma proprio TUTTI, aiutatemi a dire TUTTI, e chi non lo fa è solo perché, poveraccio, non sa proprio a chi santo rivolgersi. Abbiamo spesso scritto contro questo moralismo d'accatto che sembra essersi impadronito della nostra gente, forse incattivita da 5 anni di crisi e di perdita del benessere cui ci eravamo troppo presto abituati. Da ultimo ieri, e quindi, chi vuole, può leggersi il post http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2015/03/lanticorruzione-parolaia-ciarliera-e.html, dove tra l'altro c'è anche l'articolo di Davide Giacalone che bene spiega cosa sarebbe più opportuno fare se veramente si volesse provare a contrastare il fenomeno universale della corruzione : assoluta trasparenza a MONTE, con la pubblicazione on line di tutta l'attività della PA, e quindi comprese gare, aggiudicazioni, cifre...in modo che chi vuole, partiti di opposizione in primis, possano fare le pulci PRIMA che l'appalto si consolidi, piuttosto che scatenare il manettarismo quando i buoi sono scappati. 
Ma chi lo fa ? Nessuno, eppure sarebbe una soluzione semplice, saggiamente preventiva. Un motivo ci sarà...
Oggi ci occupiamo del pressing di Renzi perché Lupi si dimetta, ché la sua permanenza opacizza la "purezza" del governo...
Ora, a parte che, se ho capito bene, a differenza di Lupi, che non è (ancora) indagato (intercettato però sì...sappiamo come funziona : "non intercettavamo lui..." ), sono coinvolti nel procedimento in corso altri personaggi politici, tra cui qualche sottosegretario governativo, di cui però nessuno pare chiedere il famoso passo indietro, ma poi siamo alle solite. Intransigenti con gli altri, indulgenti e garantisti con gli amici. Ricordate Errani, che si dimise da condannato (non in via definitiva) e che Renzino voleva che restasse ? Si parla poi di Emiliano come possibile sostituto di Lupi...Un personaggio senza macchia... Ma di esempi ce ne sono talmente tanti...
Il problema è sempre il solito : se continuiamo a seguire il nuovo andazzo per cui basta un'inchiesta per decapitare un uomo politico, siamo FINITI. La nostra Democrazia è FINITA, in mano per sempre alle procure. Ribadiamo il principio, ancora peraltro costituzionalmente in vigore, che tutti sono non colpevoli fino a prova contraria, dichiarata in un processo che ha terminato il suo corso completo.  Quelli del PD sono poi il massimo. Si stanno per presentare alle elezioni regionali con un candidato condannato, in primo grado, ma per l'attuale legge Severino solo per questo non eleggibile, ragionando sull'opportuna modifica della norma (a suo tempo accanitamente voluta e difesa in funzione anti CAV) , e per una raccomandazione vogliono le dimissioni di un ministro ? 
Che buffoni !


Il Corriere della Sera - Digital Edition


Il consiglio di Renzi: fossi in te, lascerei 
Alfano dice no: è un uomo perbene
Il capo del governo spiega che è meglio
affrontare la vicenda fuori dal ministero 
 
 

 di Francesco Verderami ROMA 

Renzi vuole la testa di Lupi, ma vorrebbe sembrasse «un gesto spontaneo». E poco importa che il ministro per le Infrastrutture non sia nemmeno indagato nell’inchiesta della procura di Firenze sull’Alta velocità: a parte la vicenda del figlio — e in attesa di valutare fino in fondo le carte dell’indagine — gli viene addebitata una responsabilità politica nell’affaire, che mina l’immagine del suo governo. Perciò ieri mattina il premier ha iniziato a far pressing su Alfano. A modo suo. «La prima valutazione spetta a voi. Io aspetterò in giornata di sapere qual è la vostra posizione, perché poi dovrò gestirla nel mio partito».
La risposta è arrivata in tarda serata, quando il leader di Ncd davanti a Renzi ha messo la mano sul fuoco a favore del suo ministro, per annunciare che «non si dimetterà», per evidenziare che «se i magistrati avessero voluto indagarlo, avrebbero potuto», e per sottolineare che «oltre a essere una persona perbene, Lupi è un esponente di spicco del nostro partito». È stata una difesa politica che deve fare i conti con l’atteggiamento dell’interlocutore — intenzionato a non offrire copertura politica al titolare delle Infrastrutture. In gioco sono gli equilibri della maggioranza che né il capo dell’esecutivo né il capo del Viminale vorrebbero veder minati.
Perciò si sono dati appuntamento a tre ma l’incontro riservato, terminato a notte fonda, non ha cambiato il quadro. Renzi è rimasto sulle proprie posizioni e, pur lasciando a Ncd l’onere della prima mossa, ha sconsigliato a Lupi dal rimanere al ministero, «fossi in te, mi dimetterei e condurrei da fuori la battaglia». In caso contrario, nulla sarà gratuito. Il premier è pronto ad assecondare gli alleati, ma gli sviluppi a Palazzo Chigi e in Parlamento si combineranno nei prossimi giorni con gli sviluppi giudiziari: perché è vero che le richieste di dimissioni di Lupi — annunciate dalle opposizioni — potrebbero compattare le forze di governo, ma è altrettanto vero che le carte dell’indagine potrebbero comprometterne la tenuta, con il rischio persino di scardinare l’alleanza. Ecco il motivo per cui ieri, e per tutto il giorno, ci sono state scaramucce verbali alla frontiera tra Pd e Ncd. In mattinata Giovanardi è andato giù pesante verso il premier: «Lupi e il figlio? E allora Renzi e il padre?». Nel pomeriggio, dopo che la vice segretaria democratica Serracchiani — citata da una terza persona in un’intercettazione — aveva invocato «regole», il centrista Pagano le ha replicato: «Ma se una settimana fa, mentre noi chiedevamo di intervenire sulla questione, aveva detto che non ce n’era motivo...» .
La tregua comunque ha retto, sebbene sul ministro resti una fortissima pressione, accentuata in pubblico dal monito del cardinal Bagnasco contro «il malaffare che sta diventando regime», e in privato da quell’«aspettiamo le evoluzioni dell’inchiesta» pronunciato da Renzi. Insomma, il problema non è (ancora) risolto. E se il premier batte il tasto sulle ragioni di «opportunità» e di «salvaguardia dell’immagine del governo», che stanno alla base della sua posizione, sull’altro fronte della maggioranza c’è chi addita il «doppio standard» del segretario pd, ricordando che fu lui a invitare Errani a restare alla guida dell’Emilia Romagna, dopo che l’allora governatore venne condannato in secondo grado .
Ma finora Renzi e Alfano sono riusciti a gestire le fibrillazioni, pure evidenti nei rispettivi partiti. In ballo c’è la stabilità del governo, e le variabili che pure sono state esaminate. Lo stato maggiore dei democrat confida nel «gesto spontaneo» di Lupi, a capo di quello che viene definito «il ministero delle grandi opere», da tempo nel loro mirino. I vertici di Ncd e di Udc fanno invece muro, al punto da aver discusso l’ipotesi di dare un appoggio esterno a Renzi. Sono state le ore in cui Lupi si è trovato a dover scegliere se dimettersi e fare del suo gesto un elemento di battaglia politica, o invece restare al dicastero delle Infrastrutture. Alla fine in Ncd è passata la linea della difesa di Lupi, ed è stato valutato che qualsiasi ipotesi subordinata somiglierebbe a una sconfitta .
La via giudiziaria alla politica torna a essere centrale, semmai fosse diventato un tema secondario. Oggi nel mirino c’è per un verso il partito centrista, che alla vigilia delle Regionali teme di venir marchiato nell’opinione pubblica e di pagar dazio nelle urne, per l’altro c’è Renzi che ha dovuto rispondere duramente all’attacco del presidente dell’Anm, Sabelli. L’offensiva parte — secondo esponenti del governo — da un’interpretazione «distorta» del discorso di Mattarella sulla responsabilità civile dei magistrati. Ma l’idea che il capo dello Stato appena eletto venga usato nel braccio di ferro tra politica e giustizia, rende la miscela esplosiva .


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