venerdì 24 marzo 2017

UN ITALIANO SU DUE NON SI FIDA DEI MAGISTRATI E DUE SU TRE NON CREDONO NEL FUNZIONAMENTO DEL SISTEMA GIUDIZIARIO

Risultati immagini per gesù e ponzio pilato

Il dato sulla sfiducia nei confronti dei Magistrati non è nuovo, sul Camerlengo è citato da anni : un italiano su due non si fida di loro.
E' in crescita invece lo sfavore per il sistema giudiziario nel suo complesso, visto come inefficiente e quindi non affidabile.
Tutto questo non depone ovviamente bene per lo stato di salute di un'istituzione importante, come è quella dell'amministrazione della Giustizia, però almeno conforta sulla corretta percezione della realtà da parte della gens italica.
Non se ne può più della retorica, stantia e falsa litania degli indagati pubblici che come prima dichiarazione affermano : "ho fiducia nella magistratura". Quasi una raccomandazione superstiziosa, come quella dei calciatori di calcio che si fanno tre volte il segno della croce prima di entrare in campo...
Nel bell'articolo di Buccini sul Corriere della Sera, che trovate di seguito, vengono bene evidenziati elementi importanti :
- la sbornia di Mani Pulite è finita. La gente si è resa conto che i giudici non sono quegli angeli disinteressati che eroicamente si contrappongono alla classe politica corrotta. Certo, i "travaglini" ancora ci credono, ma anche loro, quando la magistratura si occupa dei beniamini penta stellati, hanno imparato che, almeno in quei casi, la presunzione di innocenza potrebbe non essere una bestemmia, che indagato non vuol dire colpevole, che a volte sono sospetti i tempi delle iniziative giudiziarie.  Al momento accade, come detto, SOLO quando sono gli AMICI ad essere toccati dall'occhiuta mano magistratuale, però potrebbe essere un inizio...E comunque, nel 1994 due terzi degli italiani credevano all'assoluto disinteresse politico dei magistrati, oggi, a distanza di oltre 20 anni, la percezione si è esattamente ribaltata : avoglia se fanno politica !! Meglio tardi che mai.

- sempre nel 1994 gli italiani erano pazzi per Di Pietro. Ne ho conosciuti tanti, tra questi un parente, uno zio, cui piaceva tanto lo sceriffo tonitruante contro il Palazzo, che non faceva sconti a nessuno, uno per il quale veramente la legge era uguale per tutti...
A parte che forse Di Pietro ha un po' deluso i suoi fan - ancorché molti si farebbero impiccare piuttosto che ammettere di essersi sbagliati, e questo a dispetto della misera fine della carriera politica del loro beniamino - ma quello zio, che inneggiava all'alfiere della giustizia finalmente onesta, venne qualche anno dopo da me timoroso per essere stato coinvolto in un furto di fagiani...Ah, era colpevole... Il paladino giustizialista era un ladro di polli, letteralmente !!
Predicare bene e razzolare male in Italia non è eccezione ma la desolante, quasi plebiscitaria regola. Certo, bisogna avere l'occasione di trasgredire, per vedere... Sappiamo che i lavoratori dipendenti pagano le tasse sul reddito..., potrebbero fare diversamente ? No, gliele detraggono alla fonte. Quanti dipendenti conosco che però non pagano il canone RAI, il bollo dell'auto, le multe, non chiedono la fattura e/o lo scontrino per risparmiare l'IVA ? UN ESERCITO. Per non parlare di quelli che non possono corrompere, anche per mancanza di mezzi economici, ma che raccomandazioni, presso parenti e amici, a iosa.
Molti di questi girotondeggiano in piazza al grido di onestà, onestà.

- la riforma della giustizia del 1989 è stata boicottata dai magistrati, proprio cavalcando l'euforia popolare di Mani Pulite, e il processo accusatorio, quello di stampo anglosassone che pure tanto ci piace in TV, con Accusa e Difesa parti paritarie, è rimasto sugli schermi televisivi

- nonostante la corretta sensazione di sfiducia nei giudici, anche derivante dal dubbio sulla loro effettiva neutralità causa convinzioni (quando non obiettivi : riforma della società a colpi di sentenze "creative") politiche, la gente poi si contraddice restando affezionata al carcere cautelare, ai poteri strabordanti da conservare  alla magistratura inquirente (vedi intercettazioni).
Le ragioni di questa contraddizione sono varie e collegate : crescente senso di insicurezza derivante dalla forte immigrazione senza filtri (che porta un aumento dei reati : gli stranieri delinquono percentualmente più degli indigenti, da 2 a 6 volte !, consultare i numeri pubblicati dal Ministero e riportati nel saggio dal bravo Luca Ricolfi : "Illusioni Italiche"  ) ; senso di impunità (non applicazione delle pene comminate) ; la precarietà economica (che ci rende più timorosi ed arrabbiati) ; l'antropologia umana, che ci porta ad amare "spettacoli" come il Colosseo, il patibolo, ghigliottina o forca che sia (venivano affittati i balconi prospicenti la piazza per meglio vedere l'esecuzione...).
Motivi molteplici, che però stonano assai con la convinzione che chi giudica non sia granché affidabile...
C'è molta gente che pensa che un sistema sanzionatorio severo risolverebbe il problema della criminalità, corruzione in primis.
Quelli di Mani Pulite erano severi, avoglia, e hanno per anni fatto il bello e il cattivo tempo. Oggi Davigo, il "dottor sottile" di quella squadra, dice che la corruzione è peggiorata...
Ovviamente lui pensa che sia avvenuto perché ad un certo momento li hanno "fermati"...
Io credo, come ho provato a spiegare ad un mio caro amico, assolutamente intelligente ma giustizialista fervente, che in Italia abbiamo davanti a noi un lungo, faticoso lavoro di educazione civica, finalizzato a creare un sentimento di appartenenza ad una comunità, di condivisione di regole sostanziali ritenute corrette dai più. Se non avanziamo in questo senso, dobbiamo avere il coraggio di abbandonare i principi di democrazia e Stato di Diritto e rifugiarci nell'abbraccio protettivo (soffocante) di uno Stato di Polizia (rectius, dittatoriale).
La prima cosa che c'insegnavano (penso sia ancora così) a Giurisprudenza era che il sistema delle leggi debba essere largamente CONDIVISO dai cittadini di una Nazione, con uno Stato oltretutto avvertito come efficiente e quindi meritevole di rispetto ( Germania, Gran Bretagna, Francia...i soliti esempi).
In questo modo il controllo e la repressione riguarderà violazioni che sono l'eccezione e NON LA REGOLA, e il sistema avrà di fronte numeri che potrà fronteggiare.
Altrimenti no. O, almeno, no una democrazia.
Più carcere per tutti, davighiani (ieri dipietristi...) cari, non è una soluzione civile e democratica, però può esserlo ( almeno più spesso, nemmeno sempre) "altrove".
Chiudo con una barzelletta provocatoria ma anche sdrammatizzante : processo a Nostro Signore (si avvicina Pasqua...)  Gesù si rivolge a Pilato e le sue ultime parole furono : "Ho fiducia nella Magistratura !".





Il Corriere della Sera - Digital Edition

Giudici, un italiano su due non si fida

 
di Goffredo Buccini

Dati ribaltati rispetto a Mani Pulite quando l’83% li promuoveva. E per il 69% hanno obiettivi politici

 Risultati immagini per fiducia degli italiani nei giudici

Forse la caduta comincia con un colpo di teatro: la mossa a effetto con cui Antonio Di Pietro, il 6 dicembre 1994, si sfila la toga dopo la requisitoria Enimont, iniziando un’inarrestabile marcia d’avvicinamento alla politica.
Nei due anni precedenti il pm simbolo di Mani Pulite arriva, secondo la Doxa, a guadagnarsi la fiducia dell’83 per cento degli italiani. E ancora quell’anno, il ’94, sette italiani su dieci, secondo l’Ispo, si fidano dei magistrati, convinti che non abbiano fini politici.

La realtà che un quarto di secolo dopo fotografa l’ultimo sondaggio Swg (fra il 13 e il 15 marzo, su un campione di 1.500 cittadini) è assai diversa.
Due italiani su tre non credono nel sistema giudiziario, uno su due ha poca o nessuna fiducia nei giudici.
E, soprattutto, la stragrande maggioranza (il 69 per cento, percentuale quasi identica ma rovesciata rispetto al ’94) pensa che «settori della magistratura perseguano obiettivi politici». Il 72 per cento trova «inopportuno» che un magistrato si candidi e il 62 per cento è contrario alle «porte girevoli», ovvero al rientro nei ranghi togati dopo un mandato elettorale.

Mondi distanti

Il sondaggio, commissionato dall’associazione «Fino a prova contraria», è stato presentato ieri con l’introduzione dell’ex ministro Paola Severino e l’intervento di Giovanni Legnini. Il vicepresidente del Csm da sempre teorizza distanza tra i due mondi: per evitare «sia in fase di accesso che di reingresso che l’indipendenza della magistratura possa essere messa in discussione dalla militanza a qualunque titolo», spiegò nell’illustrare la stretta in materia del plenum del Csm più d’un anno fa.

Naturalmente non c’è solo questo nel grande freddo che pare calato tra gli italiani e i loro giudici. Come è improprio imputarlo al cambio di casacca — da arbitro a giocatore — di un singolo, si chiami pure Di Pietro. Ma la percezione muta.
E non pare possa attribuirsi a una svolta garantista dell’opinione pubblica se l’80 per cento continua, sia pur con diversi gradi di convinzione, a ritenere utile la carcerazione preventiva e il 74 per cento invoca mano libera per i magistrati nelle intercettazioni (uno su due è però contrario a pubblicarle sui giornali).

Dubbi sul processo

La sfiducia sta, insomma, nell’istituzione, non più percepita come «altro» dalla politica. S’annida tra infelici esperienze quotidiane e distorsioni mediatiche. Quei sei italiani su dieci con poca o nessuna fiducia nel sistema si lagnano soprattutto dell’iter processuale: insomma di quel meccanismo farraginoso che, specie nel campo del civile, trasforma in una vera lotteria ogni causa. Ne deriva, fortissima, l’esigenza di una riforma del sistema, urgente per il 43, importante per il 41 per cento.
Quasi sette su dieci invocano un «cambio radicale», a rammentarci pure quanto la riforma Vassalli del 1989 abbia lasciato, in fondo, a metà del guado il processo penale con rito accusatorio: un processo di parti, dunque, in cui il pm resta tuttavia ben al di sopra delle altre parti.
Lo scoppio di Tangentopoli, tre anni dopo, non è forse del tutto estraneo a quest’impasse.

È un Paese sconcertato. Dai troppi epigoni di Di Pietro, forse, e certo dalle tante invasioni di campo: come si coglie nei sondaggi degli ultimi vent’anni, con la fiducia nei magistrati che cala a picco tra gli elettori del centrodestra per effetto dei processi a Berlusconi, flette poi tra i supporter dell’Unione di Prodi quando i pm si concentrano sul fronte progressista, torna a salire nel centrosinistra tra il 2009 e il 2010, coi berlusconiani di nuovo al governo e nel mirino.

Pm come goleador

Questo moto pendolare del consenso, da uno schieramento all’altro, disegna l’incrinarsi di un rapporto. Ora gli italiani non si fidano ma tifano, si sceglie un pm come un goleador della propria squadra. Il tempo del consenso bipartisan è passato, il patrimonio di credibilità che accompagnò i pm di Milano nella primavera del ’92 è dissipato per sempre.

E la campana suona anche per noi giornalisti. Quasi un italiano su due ci chiede «più cautela» nel rivelare notizie riguardo persone sulle quali le indagini non sono ancora concluse. Il 48 per cento vorrebbe che se ne «valutassero le conseguenze». Una massima pericolosa se si fa filtro di convenienza politica, ineccepibile se diventa garanzia di umanità .

 

Nessun commento:

Posta un commento