mercoledì 22 marzo 2017

ATTILA ALLE PORTE !! SONDAGGI CON GRILLO SOPRA 5 PUNTI A RENZI !

Risultati immagini per grillo supera renzi nei sondaggi

Attila è alle porte !!  Immagino sia questa la reazione di tanti, molti li conosco personalmente, al recente sondaggio di Pagnoncelli che vede i grillini staccare di 5 punti il PD renziano .
Francamente, non sono stupito del calo dei democratici, credo anzi che gli poteva andare peggio. Se veramente il PD di renzino pesasse elettoralmente il 26%, supererebbe di poco quello di Bersani del 2013 (25%) , dove erano tutti uniti e compatti verso la certa (??!!) vittoria.
Piuttosto, ritengo miserella la quota degli scissionisti, data a poco più del 3% (quindi a stento entrerebbero alla Camera e resterebbero fuori dal Senato, con le attuali leggi elettorali) , ma anche qui la spiegazione logica c'è : la gente di sinistra anti renzi da tempo se n'era andata dalla "ditta", dove erano restati solo gli interessati alle poltrone, confluendo in Sel, oggi Sinistra Italiana (pochini comunque, sotto l'asticella con il 2,7 che gli viene attribuito) e soprattutto nel Movimento 5 Stelle (senza contare il rifugio tipico dei delusi : l'Astensione).
Può lasciare perplessi il fatto che, qualunque casino accada dalla parte dei 5 Stelle (Campidoglio, ora i fatti di Genova, il Blog di Grillo che non è di Grillo), i potenziali elettori non si spostino.
A mio avviso però anche qui una risposta c'è : non è l'"onestà" il vero collante di quelle bande, ma la protesta, il malumore per un'Italia che è ferma, per uno Stato che non riesce più a garantire prebende a tutti o quasi.
Se l'economia. e l'occupazione, non migliorano, possono anche arrestare Grillo, ma la gente che voterà i grillini resterà tanta.
Mai però il 40% pure pronosticato propagandisticamente da Di Maio.
Meno male, diremmo. E però c'è il cruccio di Pagnoncelli che, come tanti altri sul suo giornale - il Corsera - sono lì appanicati all'idea di elezioni che non garantiranno la governabilità...
Come se negli ultimi decenni se ne sia vista un granché, senza contare che appena pochi giorni fa, in Olanda, ci sono state elezioni che non hanno visto un vincitore in grado, da solo, di formare un governo. In Spagna, alla fine, ce l'hanno, e nel mentre che non ce l'avevano non sono morti.
Insomma, facciamola sta legge elettorale, ed estendiamo il premio di maggioranza al Senato, ma NON scendendo sotto l'asticella del 40% (già modesta), e aggiungerei pure un quorum di partecipazione al voto del 65/70%, per la sua attribuzione !!
Il minimo sindacale, se vogliamo rimanere una democrazia decente.



I Cinque Stelle mai così in alto
Staccano il Pd di oltre 5 punti

M5S al 32,3%. I dem pagano un prezzo alla scissione, ma Mdp resta inchiodato al 3%
Appaiate Lega (12,8%) e Forza Italia (12,7%); più distanziati Fratelli d’Italia (4,6%)

Dopo mesi di sostanziale stabilità negli orientamenti di voto degli italiani, il sondaggio odierno fa registrare alcuni cambiamenti di rilievo: innanzitutto la flessione del Pd, a seguito della scissione interna e della nascita del Movimento democratico e progressista, e la crescita del Movimento 5 stelle che consolida il proprio primato.
In dettaglio: l’area grigia dell’astensione si mantiene elevata (33,6%), il M5S arriva al suo dato più alto, il 32,3%, in aumento di 1,4% rispetto al mese precedente; a seguire troviamo il Pd con il 26,8%, in flessione di oltre 3 punti, quindi, appaiate, Lega (12,8%) e Forza Italia (12,7%); più distanziati Fratelli d’Italia (4,6%), Mdp (3,3%), Ncd (2,8%) e Sinistra Italiana (2,7%). 
Scenario tripolare
Lo scenario tripolare viene confermato, ma il vantaggio del M5S sul Pd si allarga, superando i 5 punti, e si afferma un’area a sinistra del Pd che sta assumendo un peso decisamente più rilevante (7,1%). Il Pd sta vivendo una fase molto delicata, sia per l’uscita dal partito di esponenti di peso sia per la difficoltà ad attrarre nuovi elettori. Le primarie potrebbero rappresentare un’occasione di rilancio programmatico ma, nel contempo, rischiano di acuire le divisioni interne. Il Movimento 5 stelle non ha risentito della crisi del Campidoglio e non sembra penalizzato neppure dagli episodi che hanno suscitato perplessità tra i non grillini, per esempio la vicenda della candidata di Genova sfiduciata da Grillo dopo essersi affermata alle primarie online tra i militanti, oppure la presa di posizione sulla responsabilità del blog di Grillo. L’inchiesta Consip e le difficoltà del Pd hanno favorito un ulteriore aumento dei consensi per il soggetto politico che ha fatto dell’onestà (e della diversità) una bandiera.
Centrodestra in stallo
Nel centrodestra la situazione appare in una fase di stallo: al momento si tratta di un’area che supera il 30% ma in assenza di un programma, di un’alleanza e di una leadership condivisa si ha l’impressione che il risultato sia più virtuale che reale.
E, d’altra parte, quasi sempre le aggregazioni tra partiti producono una riduzione e non un aumento dei voti. A sinistra, come si diceva, sta prendendo corpo un’area tutt’altro che marginale che potrà influenzare il risultato delle prossime Amministrative che riguarderanno circa mille comuni. Appare difficile che nel centrosinistra possano ricucire in fretta lo strappo e presentare candidature comuni.
Il centro
Un’ultima incognita riguarda la neonata Alternativa popolare, tenuta a battesimo domenica scorsa da Angelino Alfano, il cui trend negli ultimi mesi ha fatto registrare un lieve ma costante calo di consensi: dal 4,1% del luglio scorso al 2,8% attuale. Alternativa popolare potrebbe quindi federare le diverse formazioni di centro non solo per superare la soglia di sbarramento, ma anche per dare corpo ad un progetto più ambizioso volto a «separare» Forza Italia dai partiti sovranisti e a dar vita ad una nuova alleanza moderata.
La soglia (distante per tutti) del 40%
Insomma, le dinamiche messe in atto dalla scissione nel Pd e dalla nascita di Alternativa popolare potrebbero preludere a cambiamenti dall’esito difficilmente prevedibile. Al contrario è assai probabile che nessun partito superi il 40% dei voti ottenendo il premio di lista. Si delinea quindi lo spettro «spagnolo» con il rischio di ingovernabilità e di nuove elezioni. La strada di un’alleanza post elettorale tra partiti avversari sembra inevitabile. In tal caso sarà difficile prevenire un ulteriore processo di delegittimazione dei partiti agli occhi dei cittadini: infatti in una fase nella quale gli elettori pretendono di poter scegliere il premier (complice l’insistente retorica contro il «premier non scelto dai cittadini») si tornerebbe alle logiche della Prima Repubblica. Ma il Parlamento non sembra curarsi della nuova legge elettorale e appare rassegnato al peggio, come se fosse in preda ad un cupio dissolvi.

Nessun commento:

Posta un commento