lunedì 17 ottobre 2011

CARLO GIULIANI E I SUOI EPIGONI

Dopo Pierluigi Battista, del Corsera, ecco l'articolo di Mario Cervi su Il Giornale. Mario Cervi è un vecchio e stimato giornalista che ha collaborato e firmato molti dei volumi della storia d'Italia di Indro Montanelli. La lucidità e la serenità della prosa spiegano perché il Principe dei giornalisti italiani lo scelse per completare l'opera divulgativa della nostra storia  che da solo aveva iniziato.
L'associazione che fa è chiara, e ne trovate accenno anche nell'articolo di Battista : la foto del giovane che scaglia l'estintore contro le forze dell'ordine è del tutto simile a quella di Carlo Giuliani che. sempre estintore in mano, dà l'assalto alla camionetta dei carabinieri. 
Il giovane descamisados di sabato è un criminale, per tutti, Carlo Giuliani è una "eroica" vittima della sua generazione.
Unica differenza ? Carlo Giuliani è morto.
Buona Lettura

Lo schema della sinistra, nell’affrontare la questione degli indignati e della guerriglia di Roma, si fonda su tre punti. Il primo è che la colpa dell’accaduto ricade per intero sul governo, incapace di prevenire i disordini. Il secondo è che i disordini stessi vanno attribuiti esclusivamente a qualche centinaio di black-bloc: infiltratisi in una mite manifestazione di persone ansiose soltanto di denunciare le ingiustizie del mondo  capitalistico e la sofferenza dei giovani. Il terzo è che la sinistra, nel giudicare l’accaduto, sta tutta dalla parte di chi manifestava con ragionevole compostezza, e deplora risolutamente i facinorosi che profittano d’ogni occasione per dare sfogo ai loro istinti belluini.
Tranne che per le accuse al governo prevedibili e direi stancamente rituali - il ragionamento è accettabile. Purché sia sincero. Per dubitare della sua sincerità basta rifarsi alla fotografia che il Giornale ha pubblicato ieri in prima pagina, come simbolo della furia vandalica con cui le forze dell’ordine si sono dovute confrontare. Era la fotografia d’un ossesso che, a volto mascherato e a torace nudo, scagliava un estintore contro la polizia. Come Carlo Giuliani. Il ragazzo invasato della fotografia non ha avuto per buona fortuna la sorte del povero Giuliani, colpito a morte da un carabiniere che, aggredito nella sua camionetta e terrorizzato, ha fatto fuoco. Altri carabinieri si sono trovati ieri in analoga situazione, e non hanno reagito. Bravi. Ma se per caso uno di loro, preso dal panico, avesse sparato, quale sarebbe stato l’atteggiamento dei progressisti che ora si affannano a bollare come teppistiche ed eversive le male azioni della gentaglia assatanata? Se ci fosse scappato, com’era possibilissimo, un altro morto, avrebbero riconosciuto che all’origine della tragedia c’era la delirante smania di distruzione dei manifestanti?
CARLO GIULIANI, GENOVA 2001
Proprio il caso di Carlo Giuliani mi fa supporre che le cose sarebbero andate in tutt’altro modo, e che dalle file della sinistra si sarebbero levati pianti disperati per la vittima e accuse alla «sbirraglia crudele». Sia chiaro che queste mie considerazioni prendono spunto dalla fine dolorosa d’un giovane, e per quella fine hanno il dovuto rispetto. Ma è innegabile che Carlo Giuliani aveva la mentalità, le pulsioni e le intenzioni di quegli stessi che hanno messo a fuoco e fiamme il centro della capitale. Genova come Roma. Devastate dall’imperversare dei black-bloc. Carlo Giuliani era uno di loro. Sarebbero state comprensibili le critiche all’arruolamento di quel carabiniere- palesemente incapace di reggere un’emergenza che ha colpito.
Ma abbiamo assistito a molto di più, e di molto diverso. Ossia alla santificazione e alla celebrazione di Carlo Giuliani, indicato come modello di vita e di pensiero alle giovani generazioni, abbiamo assistito all’ingresso in politica dei genitori strumentalizzati per fini di propaganda, abbiamo assistito a cerimonie commemorative con discorsi ispirati di esponenti della sinistra. Magari di quegli stessi che adesso si pronunciano con veemenza contro i black- bloc di Roma. Il ragazzo sbandato che era in tutto e per tutto uguale ai più scalmanati protagonisti della giornata romana è diventato un modello virtuoso. Di lui Giuliano Pisapia ha detto: «Era un ragazzo che sognava un futuro migliore per il nostro Paese e per il mondo».
Sognava alla maniera degli energumeni dai quali si sono dovute difendere le forze dell’ordine. Se quel modo di sognare piaceva alla sinistra, forse dovrebbero piacerle anche i vandali romani. La sinistra è oggi indignata, anche lei, per lo scorrazzare di violenti, ma prima per dieci anni ha celebrato la memoria d’un violento che sventuratamente ha pagato la sua violenza con la vita.

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