mercoledì 21 dicembre 2011

IO NON MI SENTIVO POVERO


L' altra sera ero a cena da mia madre, cosa che faccio settimanalmente. Ha 74 anni, ed era preoccupata di tutte le cose che sente: la Crisi, l'Italia che può fallire, l'Europa disunita.....
L'ho guardata con tenerezza, cercando di rassicurarla.
Intanto sono partito dalla considerazione che avere paura alla sua età francamente è una debolezza comprensibile ma del tutto infondata: che le potrà mai succedere? Vive nella sua casa, ha la sua pensione e quella, obiettivamente alta, del marito magistrato, ha due figli legati e che lavorano entrambi (oltretutto "ben distribuiti": una dipendente statale, l'altro professionista)..
Se lei ha paura le altre vedove della stessa età tutte al ponte di Ariccia?? (per i non romani, luogo dove un tempo la gente si recava anche per gettarsi di sotto...).
Ricordati questi dati obiettivi, sono passato a considerazioni più soggettive. Lei , nata nel 1937, è stata bambina durante la guerra e subito dopo. Quando arriva il boom economico, era già madre di due figli. Insomma non è che se la sia spassata (lei, come tutte le persone della sua generazione). E anche dopo, ha vissuto un deciso miglioramento ma nulla a che vedere con quello che si è visto dagli anni 80 in poi.
Insomma, il ridimensionamento prossimo venturo (per tanti già in atto) perché dovrebbe spaventarla? Al di là della buonissima pensione (grazie al sistema della reversibilità che vogliono correggere ma non credo proprio che mia mamma sarà così longeva, e poi, con la solfa dei diritti acquisiti è a posto no? vabbé le hanno tolto l'indicizzazione, per lei non sarà insopportabile), non è una che ha vissuto nel lusso, in viaggi, spa e via dicendo. Ha conosciuto la povertà, poi la crescita e l'approdo ad un livello dignitoso ed economicamente sereno.
Insomma la crisi NON la riguarda.
Visibilmente rasserenata, mia madre ha pensato bene di ricordarmi che il suo dispiacere e preoccupazione non erano centrati solo su di sé ma anche su tutte le nubi nere addensatesi su Europa (però, una 70enne che si preoccupa dell'Europa...gagliarda la mia mamma!!!)  e Italia.
Io le ho ricordato, si vede che ero proprio in clima natalizio, che altre volte il mondo occidentale ha attraversato brutti periodi e poi ha ritrovato il modo per ripartire. A volte si avviano cicli viziosi che inevitabilmente portano a delle crisi che impongono delle brusche raddrizzate. Quando si è costretti a queste, è doloroso, ma alla fine ci si rialza.
Ottimista? Forse ma nemmeno più di tanto dal mio punto di vista, che però è MOLTO diverso da quello di tanti altri. E anche questo ho spiegato alla mia mamma.
Leggevo - l'ho anche postato - un'intervista ad una ragazza ateniese di 26 anni che descriveva una vita drasticamente ridimensionata: uscire tutte le sere per una pizza, una birra, andare al locale trendy. Qualche we fuori, vacanze divertenti. Cose normali. Che ora non si possono più fare.
Ecco, io capisco che questo dispiaccia, e sicuramente è indice di ridimensionamento del modo di vivere.
Però io , che avevo 26 anni nel 1986, NON vivevo così.  Facevo meno cose, uscivo di meno. Però stavo BENE.
E anche da bambino, da adolescente. Quelli nati negli anni 60 sono i primi ad aver iniziato a godere della crescita italiana del 15ennio 1950-1965 . E infatti io ho il ricordo di una vita serena, dove non mi mancava nulla. E come me erano i miei amici di scuola, più o meno.
I bambini e i ragazzi che vedo oggi, figli di amici e fidanzate, considererebbero quello che avevamo noi largamente al di sotto del "minimo sindacale".
Io non sono stato povero. Ho giocato, studiato, passato il tempo con gli amici. Normale. Il motorino , una vespetta, l'ho avuto a 15 anni pagandolo per metà (soldi messi da parte con i soldini di natale, compleanno, "paghette" settimanali), l'altra metà me lo pagò mio padre. A 18 anni usavo la macchina di "famiglia" (UNA), la mia la ebbi come regalo di laurea . E sono stato contento di queste cose (di altre meno, ma non è questo il tema).
Non è un discorso pauperistico, ma, semplicemente, credo che si possa essere contenti non per le COSE.
Leggevo da qualche parte che prima siccome l'economia andava bene, si avevano più soldi e abbiamo imparato a spendere. ORA SIAMO OBBLIGATI A SPENDERE SE NO L' ECONOMIA VA MALE.
Qualcosa non va in un discorso del genere.
Un brillante e giovane amico di FB, Nicola Mente, blogger (LUPOMARZIANO il suo blog, da visitare!) e giornalista,  scrisse poco tempo fa che era meglio faticare in salita, potendo pensare di arrivare in  cima che essere precipitati giù con un calcio.
Descriveva la situazione dei giovani di oggi. Io sul tema del lavoro non posso che dargli ragione. Gli errori disastrosi fatti negli anni 70 e successivi, nel campo della scuola e del'organizzazione del lavoro, oggi sono i giovani a pagarli. Senza ANCHE quegli errori però la generazione di Nicola (lui non lo so, ma il discorso è generale) NON avrebbe avuto la metà della metà di quello di cui invece ha fruito : gadgets a gogo, viaggi, vacanze, cellulari, pc, wii, playstation, motorini, macchinette elettriche, auto a 18 anni. Certo non tutti, ma molti, anzi moltissimi si.  Lo dico con certezza perché quelli come me, quelle cose NON le hanno avute , come sopra ricordavo, e non per questo si sono sentiti degli sfigati.
La conclusione è che quando io leggo il concetto diffuso che "abbiamo vissuto al di sopra dei nostri mezzi", per quanto mi riguarda non solo lo condivido, ma sono certo che si possa vivere con MOLTO MENO, senza per questo vivere male. Diversamente, più semplicemente, certamente. Ma non male.
E quindi di questa crisi non mi spaventa questo aspetto. Molto di più la mancanza di LAVORO.
Però anche su questo una riflessione. Non è che negli anni 80 il mondo del lavoro offrisse chissà che prospettive meravigliose. Certo il voto di scambio imperava, e le assunzioni nei ministeri di gran moda (ma PAssera non ha annunciato il concorso per gli insegnanti!?!?!) . Era il periodo del trionfo sindacale, con lo Statuto dei Lavoratori, del 1970, che produceva i suoi effetti. Oggi vediamo che tutto questo ha prodotto costi mostruosi ma anche peggio : ha ILLUSO le persone che le cose potessero essere FACILI.
Ma senza raccomandazioni, senza conoscenze...e insomma. Io tutta questa sicurezza di fare ciò che mi piaceva, per esempio, non l'avevo. Avrei voluto fare il giornalista, scienze politiche, ho fatto Legge, e l'avvocato.
Quindi non è che si potesse fare tutto ciò che si voleva e sognava! Detto questo, grazie anche a politiche economiche sindacali assai "Miopi" (sempre natale...), era certo più facile di OGGI:
Questa cosa è durata TANTO, ben 40 anni, e quindi ha ragione Nicola dicendo che molti ne hanno potuto fruire , se non all'inizio della vita, dalla metà in poi.
E che è meglio questa opzione rispetto a chi ha avuto magari infanzie e adolescenze dorate per poi oggi sbattere il grugno in una realtà ostile.
Però , un ridimensionamento non dei diritti ( accettando che ci sono anche i DOVERI) ma del tenore di vita non la vedo una cosa tragica.
Anzi, anche un po' salutare va...

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