giovedì 2 febbraio 2012

DEL TURCO, ROVINATO DALLE ACCUSE, PROBABILMENTE INNOCENTE ? EBBE' PAZIENZA. SI SBAGLIA !

OTTAVIANO DEL TURCO
Il caso di Ottaviano Del Turco si sta rivelando uno dei tanti di MALA GIUSTIZIA.
Noto sindacalista, vicesegretario della CGIL , è anche per breve tempo segretario del PSI post Craxiano. Nel 2005 viene eletto governatore della Regione Abruzzo nelle liste dell'Ulivo.
Nel 2008 viene arrestato su mandato della Procura di Pescara accusato dei reati di corruzione e concussione nell'ambito della gestione della sanità Abruzzese. La giunta cade (alle nuove elezioni vincerà il centro destra), il PD molla Del Turco come un appestato.
Nel 2010, dopo il deposito degli atti dell'inchiesta, sulla Stampa appare un articolo che denuncia come le carte sembrano dire l'OPPOSTO di quanto sostenuto dall'accusa : Del Turco aveva semmai cercato di opporsi al costume di favori ai potenti patron privati nel campo medico sanitario ( Angelini ).
In questi giorni l'Unità, a distanza di un altro anno e passa, sposa anch'essa la tesi dell'innocenza di Del Turco.
In realtà il processo è in corso, quindi Del Turco potrebbe ancora essere condannato. Però finalmente qualcuno si degna di leggere le carte, i documenti, e non prende per oro colato le tesi dell'accusa che anzi appaiono azzardate.
Ma la carriera politica e l'immagine di Ottaviano Del Turco sono state travolte per sempre.
Ecco perché esiste , almeno sulla carta (costituzionale) il principio della "Presunzione d'Innocenza".
Ecco perché esisteva la tutela (costituzionale) della immunità parlamentare.
Ecco perché la custodia cautelare dovrebbe essere assoluta eccezione, e NON regola come invece drammaticamente è per certe procure.
Ed ecco perché il Garantismo è il principio in cui fermamente credo e per il quale mi batto sia come avvocato che come cittadino un minimo partecipe alla vita di questa nostra povera, disgraziata Italia.
L'articolo di seguito, del solito bravissimo Polito, parte da questa vicenda, con riflessioni che condivido in modo assoluto.
Si parla della responsabilità dell'inquirente, riproponendo un tema non nominabile in epoca berlusconiana ma che era stato già oggetto di un referendum dal risultato NETTO (SI) e poi, come spesso, ignorato.
Si parla del problema di una giustizia che deve rimanere applicazione della legge e NON diventare strumento di lotta politica, e questo sia facendo rientrare le procure nei loro palazzi, sia ristabilendo tra i partiti il rispetto assoluto dei principi sopra richiamati: presunzione d'innocenza, garantismo.
PER TUTTI, senza strabismi e doppio pesismi.
Un tempo queste erano le parole d'ordine della migliore sinistra. Non lo sono più
Polito, come tanti altri, sperano in un ritorno alle origini.
Buona Lettura

CASO DEL TURCO, LEZIONE PER LA SINISTRA”  

Nella campagna di riabilitazione che l'Unità sta conducendo in favore di Ottaviano Del Turco (al tempo del suo arresto abbandonato come un appestato da quel Pd che aveva appena contribuito a fondare) ieri Luciano Violante ha fatto un passo avanti di notevole importanza. Un passo che solo la sua fama di inflessibile persecutore di reati può accreditare presso il popolo democratico, affamato di giustizia più o meno sommaria, soprattutto ora che ha scoperto nel senatore Lusi la sua ennesima «mela marcia». Il caso Del Turco è ben diverso. Non si tratta solo di accorgersi, tre anni e mezzo dopo, che il castello di accuse contro l'ex governatore dell'Abruzzo era fragile fin dall'inizio, perché mancava il corpo del reato: nel senso che i pm non hanno mai trovato i tanti soldi che l'imputato avrebbe incassato. Né si tratta solo di riparare al torto grave subìto da un uomo la cui storia di sindacalista e di politico era più che specchiata: un uomo che è stato al fianco di Lama e al capezzale del Psi morente, e che forse ha pagato un prezzo proprio alla sua provenienza socialista (per quanto ne so, gli sarebbe bastato essere trattato come gli ex Ds hanno poi trattato Penati, con un'abbondante presunzione di innocenza). Ma ieri sull'Unità Violante ha aggiunto una cosa in più: e cioè che «se il magistrato inquirente ha sbagliato, alla fine del processo dovrà risponderne personalmente». Siccome si è fatto un referendum per introdurre la responsabilità civile dei giudici, stravinto e poi tradito; e siccome ogni volta che torna in ballo il tema la sinistra alza le barricate in difesa dei magistrati, la frase di Violante o è una voce dal sen fuggita o è una nuova linea politica. Di più: Violante giustamente segnala l'enormità del danno politico che un errore giudiziario del genere avrebbe prodotto. Del Turco infatti fu costretto a dimettersi a inchiesta a malapena iniziata, si sciolse il consiglio regionale, si convocarono nuove elezioni che furono vinte dal centrodestra, il quale spodestò così un governatore di centrosinistra scelto direttamente dagli elettori proprio come il centrosinistra avrebbe voluto fare con Berlusconi approfittando di una delle tante inchieste giudiziarie sull'allora premier. Oltre a una carriera politica distrutta e a un uomo fatto a pezzi, se il pm ha sbagliato c'è stato anche un sovvertimento per via giudiziaria della sovranità popolare. Un fenomeno pericoloso, che Violante definisce ormai apertamente «giuristocrazia». Essendo un ex magistrato, sa bene di che parla. Ma se il suo encomiabile sforzo è serio, va completato. Intanto perché sono numerosi i casi in cui accuse poi non provate nel processo hanno rovinato vite e reputazioni pubbliche, e sarebbe bello allora leggere sull'Unità analoghe richieste di risarcimento morale anche nei confronti di avversari politici come Calogero Mannino, giusto per uscire dalla maledizione dei due pesi e delle due misure. Ma soprattutto sarebbe importante che nel Pd si aprisse una riflessione autocritica sugli effetti istituzionali che un uso leggero o spettacolare delle inchieste giudiziarie può provocare anche prima del processo e indipendentemente dalla sentenza, perché questo è stato il cuore dello scontro tra politica e giustizia nelle tante inchieste contro Berlusconi, spesso considerate anche dal Pd di per sé sufficienti, pur in assenza di condanna, a provocare dimissioni e crisi di governo. Se nella cultura italiana rientra il concetto che il pm non ha né il compito né il potere di tagliare le teste dei politici, perché lui muove solo accuse ma è il giudice che emette le sentenze, e che dunque di fronte a un uomo che si dichiara innocente bisogna considerarlo tale fino a prova contraria, perfino se è un politico, allora la fine del berlusconismo e dell'antiberlusconismo ci avrebbe regalato un grande progresso. Non è facile per il Pd, perché è sotto la pressione del «partito della giuristocrazia», che ormai sta anche formalmente nascendo sull'asse de Magistris-Emiliano. Ma è per fare le cose difficili che esistono i grandi partiti.

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