sabato 4 febbraio 2012

PER I GIUDICI GLI APPELLI NON FUNZIONANO: PROVARE CON LA LEGGE?

Vorrei chiedere a mio padre, se fosse ancora vivo, perché i suoi colleghi strillano tanto per una possibile legge che corregga non di molto, l'esistente. Parlo della "infausta", per l'associazione nazionale magistrati, norma che allargherebbe la responsabilità civile dei magistrati, già oggi presente nell'ordinamento per i casi di DOLO e COLPA GRAVE, ai casi di "manifesta violazione del diritto", in ciò formalmente reagendo ad una condanna della Corte Europea per inosservanza di una delle (tante) direttive di Bruxelles.
Non deve essere questo...credo piuttosto che il grido di dolore si levi perché l'emendamento introduce la possibilità dell'azione risarcitoria da parte diretta del soggetto danneggiato contro la persona fisica del magistrato e non più.come adesso , solo contro il Ministero di Giustizia. Lo Stato , in caso di condanna del suo alto funzionario, potrà semmai rivalersi nei confronti del Giudice (su 400 casi finora pare sia accaduto 4 VOLTE...l'1%).
MD (Magistratura Democratica, la corrente rossa  (dire solo di  sinistra sarebbe una sottodefinizione, non vorrei mai che si sentisse sminuita !! ) del sindacato dei magistrati, denominato ANM, spiega che così si alterano due principi costituzionali : la legge uguale per tutti e l'autonomia dei magistrati. Spiega perché : se una delle parti è un semplice cittadino e l'altra un potentato economico, il Magistrato potrebbe essere indotto, da una norma siffatta, a essere "prudente" e, a mo' Don Abbondio, decidere di non scontentare il Rodrigo di turno.
Indubbiamente  la cosa è plausibile, ma non depone tanto bene a favore della spina dorsale e dell'onestà, quantomeno intellettuale della categoria.
L'obiezione è vecchia : i giudici NON sono l'unica categoria professionale che ha responsabilità delicate. Proprio di recente il governo Monti ha decretato l'obbligatorietà ( le liberalizzazioni da noi si fanno introducendo nuovi obblighi...curioso...) per gli avvocati di avere una polizza assicurativa professionale (che il 90% dei difensori già ha, senza bisogno che papà stato ci dica che è meglio essere avveduti  e responsabili ).
Certo, i giudici hanno un potere unico , possono mandarti in galera, anche prima del processo. E lo fanno anche spesso.
Dirò di più, molto a SPROPOSITO. Lo Stato Italiano ha il record europeo di risarcimenti per INGIUSTA detenzione. E so' soddisfazioni....
Gli appelli, da parte del Capo dello Stato e, di anno in anno, del Primo presidente di turno della Cassazione, di usare estrema accortezza nell'uso della custodia cautelare - in primis - ma anche di altri strumenti assai delicati per la vita delle persone - vedi intercettazioni - sono finora miseramente caduti nel vuoto.
Magari che la paura della tasca sortisca effetti migliori?
Ma inutile farci illusioni. La corporazione dei magistrati è assolutamente forte e riuscirà anche stavolta a far rientrare il tentativo di riformarla.
Sarcasticamente c'è chi fa notare che, in fondo, i magistrati si fidano poco dei...MAGISTRATI ! Chi se non dei loro COLLEGHI infatti sarebbe chiamato a giudicare l'esistenza dei presupposti risarcitori richiesti dalla legge?
Chissà...forse in quel 60% di cittadini italiani che dicono di fidarsi poco o nulla dell'odierna giustizia ci sono anche loro?? 60%.....sono contento che mio padre non veda tutto questo.
Davide Giacalone ha scritto anche lui un commento sull'argomento, trattando sul finale anche la questione, sulla quale tornerò, della sentenza di Cassazione che ha negato l' obbligatorietà del carcere preventivo per gli imputati di reato di stupro di gruppo.
Vi lascio alla lettura del suo articolo.


Segnali e fumo
 
Mi piacerebbe festeggiare l’avvento di una vera responsabilità civile, in capo ai magistrati, ma non è così. Non ci si lasci ingannare dalla reazione isterica, e sostanzialmente insurrezionale, dell’Associazione Nazionale Magistrati, che si rivolge al Parlamento come fosse una cosca criminale dedita alle intimidazioni. Il corporativismo acceca, ma non è un buon motivo per lasciarsi accecare.
La storia di questo istituto, il modo in cui è stato tradito il referendum del 1987, è già stata fatta, egregiamente, da Filippo Facci. Valga quella. Il fatto è che già oggi il magistrato è perseguibile in caso di dolo o colpa grave, salvo il fatto che i suoi colleghi non lo fanno mai (4 casi su 400!!). Già oggi potrebbe essere chiamato a rispondere del danno erariale arrecato, salvo il fatto che la Corte dei conti se ne guarda bene. L’emendamento votato dalla Camera dei Deputati, avversato dal governo (sbagliando), contiene una sola novità: oltre al dolo e alla colpa grave è prevista responsabilità in caso di “violazione manifesta del diritto”. Che vuol dire? Tutto e niente. Siccome sarà l’oste a giudicare del vino, immaginate il risultato.
Il ministro Severino ha ragione nel dire che non si possono fare riforme a spizzichi e bocconi. Solo che, in questo modo, si dà torto per i fatti propri: ogni riforma che punti ad affermare il diritto resterà lettera morta se non si adegua il sistema giudiziario italiano allo standard minimo della civiltà, quindi separando le carriere di giudici e accusatori. C’è uno spread della giustizia che ci trasciniamo dietro da decenni, che solo noi denunciamo e che ci declassa tutti. Non se ne esce: o il modello francese, con il Csm, ma con i pm che dipendono dal governo, o il modello anglosassone, ove la colleganza è considerata (giustamente) una bestemmia. Proprio seguendo il ragionamento della Severino si finisce con il considerare mera cosmesi ogni altra cosa.
Purtroppo, sia chi festeggia che chi minaccia lo sciopero (spero il governo voglia considerare i magistrati almeno al pari dei camionisti) guarda più che alla sostanza al “segnale”. Alla suggestione: gli uni pensando d’avere espugnato la più rigida, autoreferenziale e privilegiata delle corporazioni, gli altri supponendo che si possa far la guerra all’evidenza, pur di mantenere un potere che ha corrotto il diritto e la Costituzione. Brutta roba. Così come il modo in cui, sempre in tema di giustizia, vengono trattati altri “segnali”: la Cassazione stabilisce che gli indagati per violenza carnale di gruppo non devono andare obbligatoriamente in carcere e tutti a berciare sul danno alle donne e sul favore ai pervertiti. Non ha senso. I violentatori, una volta condannati, vanno in carcere. Ci mancherebbe. Ma non è giusto che debba per forza (ripeto “per forza”) andarci chi è accusato. Noi lo scrivemmo quando quella legge stupida fu approvata, poi la Corte costituzionale la corresse, eliminando l’obbligatorietà, e ora la cassazione interviene su un caso specifico. Siamo nel campo dell’ovvio. Ma non basta per fermare le urla, giacché quel che conta è il “segnale”.
Peccato che in questo modo procedendo il nostro diritto ha preso a parlare come gli indiani dei western razzisti: io credere che tu non dovere fare perché grande orso non volere. Anziché ragionare di diritto si va avanti a segnali di fumo, che è anche l’unica cosa che rimane.

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