martedì 3 luglio 2012

I TAGLI DEI MINISTERI: "HANNO GIA' DATO". PECCATO CHE NESSUNO SE NE SIA ACCORTO



Rigore. Risparmio. Taglio delle spese. Spending review.
Parole entrate nel lessico quotidiano.
Poi si prova a metterle in pratica, e si scopre che anche avendo come Capi i sobri tecnici arruolati da Mario Monti, i burocrati dei Ministeri sono lì a sostenere , di fronte alle ipotesi di riduzioni dei costi, a partire dal personale, che "loro hanno già dato".
E questa è una nenia che non si può ascoltare più, e che invece ricorre SEMPRE.
Abbiamo un debito pubblico di 2.000 miliardi. Una spesa pubblica di 800. Le entrate fiscali, con un livello di tassazione ASSURDO e recessivo,ammontano a circa 350 miliardi. C'è l'evasione fiscale, d'accordo. Tre piccole osservazioni al riguardo:
1) L'economia sommersa porta comunque redditività. Per certi comparti, sottrarsi, parzialmente o totalmente, alla tassazione è l'unico modo di esistere. E' giusto pertanto che scompaiano, ma questo, mettiamocelo bene in testa, significherà ANCHE un calo del PIL, che comunque si vale, anche indirettamente, del volano di questi settori (gente occupata che comunque poi SPENDE grazie a salari che invece poi cesseranno, fornitori di queste aziende che vedranno finire le commesse, società di servizi che avranno meno clienti). Ripeto, per i sordi o dislessici :  NON difendo il sommerso. Dico che abbattendolo non avremo più entrate fiscali ma meno. O comunque non certo il recupero dei 120 miliardi che da anni Befera & Co indicano come evasi. Insomma saremo più virtuosi, più giusti, ma non più ricchi.
2) Ipotizziamo, per miracolo, che gli italiani paghino per intero tutte le tasse e supponiamo - abbiamo già visto che NON sarebbe così - che da questo prodigio venissero recuperati ben 120 miliardi. Come verrebbero utilizzati ? Per abbattere il debito o PER PAGARE le spese correnti? Cambia. Eccome. Perché nel primo caso potrei sperare che, diminuendo il debito, diminuirò anche la necessità di avere soldi dai cittadini e quindi potrò ABBASSARE LE TASSE (lo dicono no ? se pagassero tutti, le tasse diminuirebbero.....). Se invece il maggiore introito servisse solo a lasciare le cose come sono, senza alcun taglio al debito ma avendo semplicemente trovato altri soldi per mantenere gli sprechi italici, è evidente che quelle tasse non diminuiranno MAI
3) A riprova del punto che precede, ripropongo il solito conto aritmetico. La spesa pubblica ammonta a 800 miliardi e le entrate che io riesco ad ottenere non superano - mettendoci anche i famosi 120 miliardi dell'evasione - i 500 (in realtà sono meno ma arrotondiamo con larghezza)  miliardi. In seconda elementare mi direbbero che mancano sempre 300 miliardi . In che modo, di grazia, potremmo diminuire le Tasse??
Tornando quindi ai Ministeri che dicono di "avere già dato" ,  vorrei chiedere, agli amici che giustamente puntano il dito accusatorio sulla classe politica - partitica italiana, che si mostra colpevolmente e vergognosamente arroccata su posizioni di difesa di prerogative e privilegi del tutto incompatibili con la situazione economica nazionale, quanto invece mostrino comprensione della gravità i tecnocrati e burocrati, per non parlare di soggetti pubblici importanti (ahinoi) come i sindacati.
Hanno "già dato" .
Peccato che nessuno se ne sia accorto.
Ecco la notizia sul Corsera


I ministeri pronti a resistere  

Il super-commissario Bondi con delega alla spending review e il premier Monti (Ansa) Che qualche mugugno ci sarebbe stato lo si era capito subito. Quando a metà giugno Palazzo Chigi e il ministero dell'Economia aveva annunciato i tagli dalla loro pianta organica del 20% per i dirigenti e del 10% per gli altri dipendenti era stato Vittorio Grilli a mettere pressione sui colleghi: «Noi dobbiamo essere come la moglie di Cesare - aveva detto il viceministro dell'Economia - al di sopra di ogni sospetto. Ma ci aspettiamo che entro la fine del mese le altre amministrazioni seguano l'esempio».
La fine del mese è arrivata ma quell'esempio non è stato seguito da tutti. Anzi, più di un ministero ha chiesto di lasciare quella regola fuori dai propri uffici. Primi fra tutti l'Istruzione e la Giustizia, che pure hanno qualche ragione. La loro pianta organica è meno squilibrata rispetto ad altre amministrazioni, piene di dirigenti come gli eserciti affollati di generali e senza soldati semplici. Per questo le osservazioni dei due ministeri non sono state subito catalogate tra le resistenze corporative, che pure ci sono state. Ma il problema resta perché anche fare un'eccezione significa dare un esempio. Con il rischio di innescare un processo a catena, spingendo gli altri ministeri a chiedere a loro volta l'esenzione dalla regola del 20 e del 10%. E siccome i ministeri bruciano quasi un miliardo al giorno, basta spostare una virgola per non far tornare più i conti della spending review . Per questo il governo sta cercando il modo di tagliare lo stesso la pianta organica di Istruzione e Giustizia, limitando al massimo le deroghe e cercando un difficile compromesso. 
A prima vista il problema non ci dovrebbe essere per un'altra amministrazione pesante come organico, la Difesa. La linea del ministro Giampaolo Di Paola è nota. I militari la loro parte l'hanno già fatta perché, prima ancora che la discussione sulla spending review entrasse nel vivo, il governo ha presentato una riforma delle forze armate che taglia il numero dei militari. Ne avremo 33 mila di meno, altri 10 mila tagli riguardano il personale civile. Numeri importanti, verrà eliminato un posto su cinque. Ma il processo sarà graduale, serviranno dieci anni per andare a regime. E la Ragioneria generale dello Stato ha avuto qualche dubbio sugli effetti positivi della riforma sui conti pubblici. È vero che ci sarebbero meno stipendi da pagare ma i soldi risparmiati verrebbero dirottati alla voce investimenti. E le casse pubbliche perderebbero anche il gettito delle tasse che, con una partita di giro, arrivano proprio dalle paghe dei soldati. Alla fine lo Stato non ci guadagnerebbe, anzi rischierebbe di perderci, anche se va considerato che pure gli investimenti verso il privato, se aggiuntivi e sul mercato italiano, portano gettito. 
In ogni caso, tra i colleghi di governo c'è una certa freddezza verso una riforma arrivata al Senato con la sola firma del ministro Di Paola, fatto insolito per un testo presentato dall'esecutivo.  
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C'è poi la sanità, il settore al quale è stato chiesto il sacrificio più pesante visti i suoi volumi di spesa. Anche qui c'è qualche dubbio, in particolare sulla reale possibilità di applicare in tutti i casi la logica ferrea degli acquisti centralizzati. Così come il ministero degli Esteri aveva (ed ha) qualche perplessità sul taglio delle proprie rappresentanze, il ministero dell'Interno sulla razionalizzazione delle prefetture, le Regioni e gli enti locali sui paletti più stretti per le società. Sarà anche per questo che adesso la spending review è diventata un'opera in tre atti?

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