L' ILVA chiude, e dico che era ora che l'Azienda, oggi guidata da una persona da tutti, fino all'altro ieri, definita specchiata, come l'ex Prefetto di Milano, Bruno Ferrante, decidesse di smettere di mettere toppe per cercare di tirare avanti sotto le bordate del giudice Todisco. Lo scrissi già tempo fa...il GIP Todisco è ormai chiaramente prevenuto, si è fatta un'assoluta convinzione sulla necessità non giuridica ma etica e sanitaria della chiusura dell'impianto e quindi va ricusato. Le persone dimenticano che nel caso ILVA ancora non siamo di fronte a degli accertamenti giudiziari, a delle sentenze, bensì a dei provvedimenti "cautelari" che vengono reiteratamente confermati e anzi aggravati nonostante il Governo, per salvaguardare l'occupazione e l'esistenza di un centro siderurgico che è il più importante d'Europa, abbia concordato con l'Azienda una serie di interventi mirati al rinnovamento degli impianti e la riduzione dell'inquinamento a livelli sconosciuti negli altri paesi. Siccome siamo, ripeto, allo stadio di provvedimenti emergenziali, questi atti avrebbero ben potuto essere revocati o sospesi, dando modo all'avvio degli interventi correttivi. E invece no. Della serenità della Todisco avevamo del resto già avuto prova quando lo stesso giudice ignorò i provvedimenti del Tribunale del Riesame che correggevano i suoi ( http://ultimocamerlengo.blogspot.it/2012/08/sulla-vicenda-ilva-il-gip-todisco.html ).
Naturalmente i pasdaran dell'ambiente tuonano in difesa del magistrato dicendo che lo stesso si limita a fare il suo dovere ed esortano ad andarsi a leggere le carte....Il che sarebbe anche giusto se non fosse che :
1) Le carte sono TUTTE, e non solo gli atti dell'accusa (ieri un'esaltata di 25 anni era lì che rivendicava di essersi letta tutti gli atti di sequestro. Con questo crede di essersi fatta una cognizione obiettiva della situazione ? Ha letto e sposato una tesi. Gli atti che contestano le tesi del giudice li ha letti ? Sicuramente no, accontentandosi delle sintesi critiche del giudice ).
2) In sede di provvedimenti cautelari, quindi provvisori , in attesa del dibattimento che approfondirà accusa e difesa, il giudice dovrebbe usare prudenza, onde evitare che decisioni prese in fase preliminare siano pregiudizievoli in modo irreversibile in caso di sentenza contraria. E' il nostro caso. Con un provvedimento provvisorio, l'ILVA chiude e NON riapre.
3) Inevitabile, ancora una volta, la sensazione di giudici che esondano dal loro ruolo e facciano politica ambientalista e anti impresa. Il che ovviamente ottiene il plauso di una certo tipo di persone, tra cui l'esaltata di cui sopra , ma provoca danni permanenti.
La questione ILVA dura da decenni, come mai questa accelerazione improvvisa ? Sono lustri che le denunce sono state presentate e si è andati, colpevolmente, avanti così. Su questo sono evidenti le responsabilità dell'azienda, dei politici , dei sindacati, dei governi ma ANCHE, evidentemente, dei giudici precedenti.
Ci voleva un intervento traumatico come quello adottato dalla Todisco ? La risposta purtroppo non può essere che affermativa. E quindi in questo senso era stato anche positivo il primo provvedimento, visto l'ignavia imperante. Però ora che il giudice, in sede cautelare, aveva ottenuto finalmente l'intervento politico per il risanamento degli impianti, ben poteva fare un passo indietro, sospendendo il sequestro, restando peraltro vigile sul proseguio (anche perché il processo intanto andava avanti, mica si chiudeva ! ).
Invece è palese la volontà di questo GIP : l'acciaieria DEVE chiudere. E questo francamente, in sede cautelare, mi sembra troppo.
E? in suo potere farlo ? No, e infatti il ministro dell'Ambiente non si rivolge alla Consulta per il conflitto di attribuzioni solo perché i tempi sarebbero troppo lunghi.
Si riuniranno le parti sociali....mi domando per decidere cosa se poi tanto il giudice continuerà a fare come gli pare . Lo ripeto, la Todisco non è serena, ricusatela.
La notizia evidentemente occupa le prime pagine di tutti i giornali. Dario Di Vico, un moderato di sinistra, chiede che il governo si decida ad un intervento risolutivo. Clini, il ministro, si morde la lingua per non esternare cosa pensa dei magistrati di Taranto. L'unica cosa buona è che non c'è più a Palazzo Chigi Berlusconi, così che si può parlare male di certi magistrati senza correre il rischio di passare per attentatori della giustizia . Tra l'altro, da sottolineare, in questa vicenda i politici coinvolti sono inevitabilmente tutti di sinistra, a partire dal governatore Vendola, il che potrebbe anche non dispiacere alla pancia del Camerlengo. E invece la nostra battaglia contro un certo tipo di magistrati prescinde dal colore delle vittime.
E questa questione di Taranto ne è una dimostrazione.
Impeccabili l'analisi di Davide Giacalone che di seguito riporto.
Buona Lettura
Disfacimento Ilva
L’Ilva chiude. Lo stabilimento di Taranto va verso lo
smantellamento. Gli operai sono a casa, i badge per l’ingresso sono stati
disattivati. Fine del polo siderurgico, in un Paese che continuerà a importare
acciaio. E’ una vittoria della giustizia? E’ un trionfo dell’ambiente pulito
contro quello inquinato? No, è una sconfitta dell’Italia. Un colpo micidiale
contro l’idea stessa che si possa restare quel che ancora siamo: la seconda
potenza industriale d’Europa.
L’Italia è patria della cultura, del paesaggio e del bel
vivere. Patrimoni che dovrebbero essere valorizzati assai più di quanto non lo
siano. Ma chi pensa che l’Italia possa vivere di turismo (dal quale, lo ripeto,
si dovrebbe ricavare molto, ma molto di più) è pazzo. Non sa di che parla. Non
conosce la composizione del prodotto interno lordo. Non ha idea delle ricadute
sociali di una simile teoria. L’Italia è quella che è anche perché ha la
dimensione di un’economia industriale moderna, già messa in crisi da venti anni
di mancate riforme. Toglieteci questo è il prezzo da pagare sarà altissimo.
Inimmaginabile.
Significa che si possano tenere aperte le produzioni
industriali anche in barba alla legge e in oltraggio all’ambiente? Ovvio che
no, ma ci si deve capire su cosa s’intende. Quando e come si stabilisce che
l’oltraggio è reale. E occorre che il rimedio non sia lo smantellamento.
Non so
se l’Ilva costituisce un pericolo immediato per la vita delle persone che la
circondano, e dico di non saperlo non per ipocrisia o vigliaccheria, ma perché
non sono cose che si possano discutere con superficialità o per partito preso.
Quale che sia tale partito. So, però, che noi tutti sapremo come stanno le cose
solo dopo che il danno produttivo non sarà più rimediabile. So che lo
stabilimento chiude non perché ci sia una sentenza che depone in quel senso, e
che, ovviamente, andrebbe rispettata, ma perché si applica una misura
cautelare, per sua natura revocabile. Solo che, appunto, ove lo fosse ciò
avverrebbe fuori tempo massimo.
E so che tutto questo avviene nel mentre il ministro
dell’ambiente, tecnico di un governo tecnico, s’è speso perché non accadesse. E
non credo abbia un quale che sia turpe interesse affinché si diffondano guasti
alla salute. So che la direzione aziendale continua a dire che la produzione
non è inquinante oltre il consentito, il che, naturalmente, è come chiedere
all’oste se è buono il vino, ma è non meno evidente che non ci sarà più vino,
se si chiudono tutte le osterie.
Fa rabbia non che si sia presa una decisione, ma che proprio
perché non la si è presa si precipita tutto verso una conclusione senza
ritorno. E fa rabbia che a questo si sia giunti anche perché (ove il
presupposto accusatorio dell’indagine penale si dimostri fondato) non hanno
funzionato i controlli e non è esistita la prevenzione, talché l’unico
intervento possibile è stato quello della magistratura penale. Che, per sua
natura, è repressivo e soppressivo. E in questo, come in tanti altri casi,
anche devastante. Dove erano le altre realtà, dagli enti locali ai sindacati?
Dove era il comune di Taranto, la regione Puglia, le rappresentanze dei
lavoratori? E dove sono? Perché se le accuse sono fondate hanno peccato per
assenza prima, e se sono infondate o esagerate peccano per assenza ora.
Non si può barattare la salute con la ricchezza. Non è
ammissibile che si giunga a quello scambio. Ma le acciaierie ci sono in tutta
Europa, e sono quelle stesse industrie che si fregano le mani, perché faranno
più affari grazie agli italiani che chiudono. Le acciaierie ci possono e ci
devono essere anche in Italia, perché le norme possono e devono essere
rispettate. Le indagini penali (le indagini, neanche le sentenze), però, non
possono divenire il solo centro decisionale accettato.
Dopo la chiusura dell’Ilva Taranto sarà una realtà
devastata. Dubito che qualcuno riesca a trovarci il lato positivo. Metto nel
conto che mi si rivolga l’accusa d’insensibilità verso chi soffre le
conseguenze di quella produzione, ma avverto che se si lascia passare come
normale il “metodo Ilva”, presto ci troveremo senza produzione industriale,
demolendo noi, con le nostre mani, un patrimonio produttivo con un passato secolare.
Che questo propizi la sensibilità ambientale ne dubito assai, perché non mi
risulta sia mai accaduto che la miseria sia ecologicamente promettente e
umanamente confortante.
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