Premessa. Non sono affatto contento dell'ennesimo ripensamento di Berlusconi. Senza stare qui a rievocare ragioni e torti della sua esperienza trascorsa, ritengo che sia il caso di "andare oltre".
E invece , puntando allo stallo, con una vittoria al senato (come negli USA, vincendo nelle regioni più popolose, si possono prendere più senatori anche con meno voti a livello nazionale. Accade all' Unione di Prodi nel 2006, che con 500.000 voti in meno, ebbe due senatori in più ), e comunque a far eleggere una legione di pretoriani in Parlamento per fare opposizione "fedele" , Berlusconi accetta di mettere la propria faccia su quella che a questo punto appare una sconfitta certa , ma in cui pensa di poter limitare i danni (propri).
Quelli che lo appoggiano, credo che lo facciano, per lo più, al pensiero di poter tornare in parlamento, che per loro è l'unica cosa che conta a questo punto.
Se infatti, senza il Cavaliere, si poteva sperare (oddio non è che l'aria fosse di quelle esaltanti ) che ancora accadesse qualcosa di nuovo in vista delle elezioni, sia nel campo del centro destra e magari anche in quello opposto (io mi auguro sempre che Renzi esca dal PD e fondi la sua casa Liberal ), ora questa cosa temo sia esclusa. Renzi sarà "obbligato" a restare dov'è, mentre coloro che diserteranno il PDL conservatore verranno accolti probabilmente dal Centro di Casini e Montezemolo. Poca cosa.
A questo quadro sconfortante, aggiungiamoci il risveglio del PBD, il Partito Berlusconi Demonio, che si era un minimo silenziato in questo anno di Monti (una delle due sole cose buone che attribuisco al premier, l'altra è la riforma, ancorché dolorosa, delle pensioni ).
Adesso eccoli di nuovo belli pimpanti, con la bava alla bocca, pronti ad attribuire QUALUNQUE cosa di negativo accada nel Mondo, in Europa, In Italia e sotto casa loro, a Berlusconi.
Hanno già iniziato con lo spread. Berlusconi si ricandida ed ecco che lo Spread, che era scivolato attorno a quota 300, torna su di circa 30 punti. La colpa ? Ma di Berlusconi of course !!!
Ma pure in Spagna l Bonos vedono salire gli interessi e lo Spread....e gli economisti, quelli seri, attribuiscono la risalita, nonché il lieve nervosismo in Borsa, ai risultati europei NON buoni dell'economia reale. Ohi, qualche volta conterà anche quella no ??
Oltre tutto, l'Europa tocca che se ne fa una ragione della "caduta del governo Monti"...siamo a metà dicembre, la legislatura è comunque agli sgoccioli, ad aprile si voterebbe comunque e quindi le Camere in ogni caso saranno sciolte tra non molto. La Campagna elettorale è già iniziata, e nessuna legge passerà più se sgradita da una parte o dall'altra. Il "ricatto" della fiducia, per il superiore interesse nazionale, non può più valere a così poco dalla conclusione naturale del quinquennio legislativo.
Domandina. All'Europa di Bruxelles e Francoforte non piace il Cavaliere, e si sa. Ma a loro piace solo Monti, nemmeno Bersani, che invece sembra destinato a vincere, portandosi appresso Vendola, Fassina, magari pure Diliberto !! E allora ?
Le dichiarazioni di Casini sono penose. Quando Berlusconi fece uno dei tanti suoi passi indietro, lui è sempre rimasto nel suo cerchio-bottismo, a sfogliare la margherita , ma in realtà avendo ormai scelto di accettare la proposta di Bersani di fare il governo insieme dopo le elezioni. E questo a prescindere da Berlusconi o meno.Il "rassemblement dei moderati" non è stata mai raccolta come idea.
Oppure Bersani, che a sua volta non si sa di cosa parli. Ha sempre escluso un nuovo governo di coalizione nazionale, affermando con decisione che, in caso di "pareggio" alle elezioni, non si sarebbe fatto un Monti bis ma si sarebbe tornati a votare. Quindi che gli cambia se nel centro destra ci sia Berlusconi o Alfano ? Tanto non è che col secondo cambierebbe qualcosa.
Insomma, ribadisco, il ripensamento (ma magari non sarà l'ultimo no ?? ) del Cavaliere NON è una buona cosa. TUTT'ALTRO. Però ogni volta che questo ricompare, quante cazzate tocca leggere e sentire !!
Posto sul triste stato della politica nazionale, il lucido ancorché sconfortato articolo di Davide Giacalone
In fine
La notizia non è la maggioranza che salta, annunciando la
fine di quel che è già finito, ovvero la legislatura. La notizia, descritta da
tempo, ma pur sempre notizia, è che la politica impostata dal governo Monti è
fallita. Il gettito fiscale che sale del 4,4%, con il gettito dell’iva che
cala, pur a fronte di un aumento dell’aliquota, e nel mentre l’Italia è e
resterà in recessione, senza che questo dissanguamento serva a diminuire il
debito pubblico, che aumenta in termini assoluti e pesa sempre di più in
rapporto al prodotto interno lordo, è la certificazione di quel fallimento. Il
resto è sceneggiata, compreso il fatto che si vorrà mettere quel fallimento sul
conto di chi non ha disertato un voto fiducia (dopo averne votato una caterva,
anche quando è servito a confermare leggi improvvide).
Questo passaggio è accompagnato dalla consueta orgia
propagandistica. Stiamo ai fatti: la legge di stabilità non è in dubbio, sicché
ogni speculazione sull’affidabilità dell’Italia è fuori di luogo. Compreso il
solito uso dissennato dell’andamento dello spread. Ma stiamo ai fatti anche per
quel che riguarda la realtà economica: non è possibile continuare a seguire una
ricetta che porta all’impoverimento non solo dei cittadini, ma del nostro
sistema produttivo.
Il centro destra corre un rischio, in questo passaggio,
consistente nel subire l’attrazione gravitazionale delle più cieche, e nocive,
posizioni anti europee. C’è una dialettica, all’interno dell’Ue, ove non deve
mancare il ruolo sovrano dell’Italia. Ma deve restare dialettica interna ad
un’area il cui obiettivo rimane la federazione, non la disgregazione. Il centro
sinistra, del resto, ha già scelto la via della conservazione, colorandola con
il buio del moralismo fiscale. In questo modo accentuando non solo le cause
della recessione, ma soffiando sul fuoco delle divaricazioni interne e della
rabbia sociale. Gli uni e gli altri, almeno fra quanti sono dotati di
raziocinio, sanno quanto quelle posizioni siano sbagliate, ma a quelle cedono
in omaggio alla concorrenza elettorale.
Gli uni e gli altri, in realtà, portano su di sé la colpa
d’essere stati a rimorchio del più potente partito italiano, il Pusp. Il
Partito unico della spesa pubblica. I conservatori, a destra come a sinistra,
sono ancora seguaci del Pusp, cercando di metterne l’insopportabile costo sulle
spalle dell’Italia che produce e compete. Se alle prossime elezioni si
presenteranno un Pusp di destra, con venature antieuropee, e un Pusp di
sinistra, con istintualità da satanismo fiscale, la competizione sarà fra due
tipologie di suicidio assistito. Che molti voti defluiscano verso l’astensione
o verso la sterile vendetta della scheda beffarda, ne è solo l’inutile
conseguenza.
Il governo commissariale ha da tempo dimostrato la propria
inadeguatezza, essendosi esaurito nei provvedimenti iniziali. Chi ne loda il
costume è segno che non riesce a lodarne altro. Prenderne atto ha senso solo se
si ha qualche cosa di diverso da dire e da proporre, affrancandosi dalla
sudditanza al Pusp, proponendo l’abbattimento del debito mediante dismissioni,
lavorando alla diminuzione della pressione fiscale che trovi compensazione in
tagli severi e strutturali della spesa pubblica. Ogni altra cosa non sarebbe
cinica e furbesca, ma pietosa e ottusa
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