Come possano poi la musica e il cinema sopravvivere se nessuno ne paga i costi, è domanda inutile. Un po' come chiedere come si fa a fornire prestazioni sociali gratuite a tutti se non ci sono soldi....
Però il problema è che i PIRATI non sono solo i ragazzi, che nel loro scarso reddito trovano l'assoluzione morale a quello che è il compimento di un reato.
No, è cosa che fanno adulti, padri di famiglia, spesso su ordinazione delle consorti, magari per tenere a bada i baby con l'ultimo cartone appena uscito nelle sale.
Gente di 30, 40 anche 50 anni che violano la legge del tutto consapevolmente, ma non se ne preoccupano perché in fondo che male fanno ? Singolarmente in effetti hanno anche ragione...MA tutti insieme portano alla crisi di interi settori e magari al licenziamento di altri cristiani come loro. Ma il discorso vale in generale ed è il motivo per cui i cultori della morale, dell'Etica, più spesso altro non sono che dei moralisti da salotto, da cena del sabato sera, pronti a inveire contro la classe politica truffaldina (non parliamo poi se il discorso si sposta sul MALE assoluto che è ovviamente il Cavaliere) , corrotta, avida ecc. ecc., salvo poi, nel proprio piccolo, commettere le infrazioni alla norma alla loro portata...
Sono UN ESERCITO.
Gente che nella vita non è sfuggita alla raccomandazione (chiesta e/o data ) , al condono (anche solo del balconcino della cucina...10 metri, che vuoi che siano ??), all'orario autogestito (timbratura del cartellino affidata al collega compiacente, cui si restituirà il favore ), alla piccola evasione fiscale (il medico di fiducia che fa la visita a domicilio e non rilascia ricevuta, per fare l'esempio della "marchetta" non sistemica, propria invece di commercianti e professionisti), e alla collusione con tutto questo (penso ai commercialisti e avvocati tributari ). Eppure, se li ascolti ragionare in libertà, sono ricchi di discorsi di principio...
Tornando all'incipit di questo post, l'Italia è il paese dove il problema della pirateria è più diffuso e quindi più grave. Però il fenomeno è "democratico", nel senso di trasversale, sia politicamente che socialmente...
Bellissima l'aneddoto di Vanzina con cui si chiude l'articolo.
Buona Lettura
SPETTACOLI
02/03/2013
La pirateria uccide
Il cinema chiede aiuto
Si scaricano film nuovi perché
non si ha la percezione del reato
Italiani al primo posto nella lista nera della gestione dei portali
non si ha la percezione del reato
Italiani al primo posto nella lista nera della gestione dei portali
ROMA
William è l’esemplare perfetto. Un «pischello romano di 25 anni», racconta il presidente dell’Anica Riccardo Tozzi ,«muscolato e tatuato» incontrato su un treno per Bari e interrogato dopo aver visto che, per ingannare il tempo, stava guardando sul computer un film da lui prodotto, non ancora arrivato in sala: «Al cinema non ci andava mai, ma, nella sua selvaggeria, era un cinefilo. Quando ha sentito che avevo fatto anche Romanzo criminale, ha detto subito che allora sicuramente era mio pure Acab. Gli ho chiesto “ma se tu dovessi pagare, li vedresti tutti questi film?”Lui ha risposto “se ce l’ho gratis no, perché dovrei?”». Risposta inappuntabile: «Gli ho spiegato che se lui continuava a vedere i film in quel modo, io non li avrei potuti più produrre». Può essere che William abbia capito, ma tanti altri come lui, un esercito in continua crescita, no di sicuro. Anzi, l’inasprirsi della crisi ha contribuito a peggiorare la situazione, e il grido d’allarme contro la pirateria è ormai diventato un s.o.s. con tempi sempre più stretti: «Se si tarderà a prendere provvedimenti e a creare una cultura della legalità - dice Tozzi - nell’arco di 5 anni il cinema italiano sarà morto. Le cinematografie forti resistono, la nostra non ce la farà».
Anche perché, al modello William, giovane con alto livello di abilità nell’uso della rete, si stanno aggiungendo altre fasce sociali : «Il pirata - dice Giampaolo Letta, alla guida di Medusa - non è più solo il ragazzetto che “scarica”, oggi lo fanno tutti, 40enni, 50enni, professionisti, impiegati, benestanti». Merito del «miglioramento delle tecnologie. Fino a un anno fa per scaricare ci voleva un po’ di tempo, oggi, con le adsl veloci, bastano pochi minuti». Pesano poi, aggiunge Tozzi, l’«aumentata disponibilità in rete dei film in uscita e la maggiore alfabetizzazione digitale». Risultato? «Da noi la pirateria è diventato un modello di consumo considerato normale. Si va in sala solo nel caso del film-evento, è andata così per Tornatore, per Vita di Pi, e anche Educazione siberiana che è partito molto bene».
La classifica dei più piratati riflette in modo speculare quella dei titoli più attesi e del box-office, succede agli americani, spesso molto prima dell’uscita («ci sono anche i “volenterosi” che si preoccupano di sottotitolare»), ma anche ovviamente agli italiani, e il danno non riguarda solo distributori ed esercenti, ma si allarga a macchia d’olio verso «tutto l’homevideo, il video on demand, la pay». Sui film scaricati si fanno affari: «I portali - fa sapere Letta - sono domiciliati principalmente nei Paesi dell’Est e sono gestiti da italiani che vendono pure gli spazi pubblicitari. Nonostante la Polizia postale e i carabinieri si diano molto da fare, la difficoltà di beccarli è grande e ci vorrebbero provvedimenti molto più forti». In questo settore l’Italia è purtroppo al primo posto: «Tra i Paesi occidentali, siamo in testa alla lista nera e in Usa ci segnalano come quello dove il fenomeno è a livelli più preoccupanti». Altrove le punizioni fioccano: «In Francia la normativa è particolarmente severa, dopo il terzo avviso la linea telefonica viene disconnessa».
Il problema, osserva Tozzi, è che l’Italia è il «Paese dove il sostegno culturale alla pirateria è più marcato. Anche da una larghissima parte della sinistra. Quello della rete libera è il punto dominante del programma di Grillo». E la rete, dice lo stesso Tozzi, «è il futuro del cinema. Solo che la gente dovrà usarla a pagamento, come per la musica e tutto il resto. Se la regolamentazione tarderà ad arrivare, un intero sistema di produzione creativa e artistica andrà distrutto, e ricostruire, dopo, sarà molto difficile». Due anni fa le sale cinematografiche italiane registravano, a causa del fenomeno, «oltre 500 milioni di euro di danni», ma l’esperienza ha insegnato che, dove sono stati applicati, provvedimenti seri hanno dato buoni frutti: «La chiusura del sito “Megaupload” ha fatto calare la pirateria del 20%».
I ripari , dicono sia Tozzi che Letta, riguardano l’approvazione di un regolamento che ampli le possibilità di intervento dell’Agcom, la società che ha competenza per proteggere il diritto d’autore sui mercati audiovisivi: «La legge - dice Tozzi - affida per ora l’azione alla magistratura, invece l’Agcom potrebbe intervenire direttamente per sanzionare i siti che trasmettono contenuti illegali». Poi, naturalmente ci sono provvedimenti intermedi, si può valutare che, per un certo tipo di film, la diffusione in rete possa avvenire prima che per altri: « Non tutti hanno bisogno dello stesso tipo di sfruttamento».
E poi, riflette Letta, bisognerebbe sviluppare l’«educazione civica, il senso di legalità, le famiglie, la scuola, dovrebbero spiegare ai più giovani il senso del reato che commettono». Un furto che non danneggia l’immaginaria categoria dei ricchi «cinematografari», come si tende a pensare, ma la schiera dei lavoratori dell’audiovisivo di oggi e di domani.
Bisogna essere chiari, come Enrico Vanzina che, un giorno entrando in farmacia, ha ascoltato due farmacisti che commentavano film scaricati. Avuto in mano il pacchetto con le medicine si è allontanato senza pagare. Alla domanda «scusi, ma lei che fa, non paga?», ha risposto «e perché, voi avete pagato?».
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