Sono in molti a scommettere che questa prospettiva farà "rinsavire" molti, ed è verosimile : specie i grillini, ma comunque in generale, chi ha fantasia di correre il rischio di perdere subito la poltrona dorata ?? Tra l'altro, per quelli del M5S il rischio è estremamente elevato, trattandosi per lo più di gente comunissima che lì c'è arrivata veramente col biglietto della lotteria ! Senza contare che tutti quelli che si sono messi di traverso in questi due mesi scarsi, sono già certi dell'epurazione ! Quelli di Grillo possono dire quello che vogliono, ma veramente rappresentano SOLO e SOLTANTO se stessi. Io ho un amico intelligentissimo, ma grillino. Ok. Se si presentasse alle elezioni, con tutta la sua intelligenza e rete di conoscenze potrebbe prendere ...ma..diciamo 200 voti ? 300 ? A mille non ci arriva. E con mille voti in parlamento NON ci vai. A meno che non ti ci manda il CAPO. Ma se così è, poi tu al capo dovresti obbedire no ?
Quindi un governo si farà, come e quale resta un mistero. Ma mettiamo che i Mercati si stanchino dei minuetti italiani e tornino a tuonare, attaccando il nostro debito, vale a dire NON comprando i nostri titoli che mensilmente devono essere rinnovati nell'ordine di svariati miliardi, che succede ? E se l'Europa , leggi Germania, ci impone di tornare sui banchi dopo questa lunga ricreazione (secondo loro...) ? Il Governo di Berlusconi fu costretto alle dimissioni mica da un voto di sfiducia, che sempre per 'sta storia di non tornare a votare aveva galleggiato due anni !!, ma dallo spread impazzito. E come resisterebbe un governo di minoranza, retto da appoggi esterni e senatori usciti dall'aula al momento del voto ??
Quindi la prospettiva del voto è assai reale, a meno che non esca una prospettiva di alleanza seria, con un programma predefinito, che faccia i conti con le aspettative di chi ci presta i soldi.
Personalmente, lo scrivo da un po', non sono tra quelli che immaginano un esito identico a quello di febbraio.
Molti elettori voteranno in maniera diversa. Non parliamo di legioni, ma basterebbe poco, visto il pareggio emerso all'ultima tornata, per cambiare anche radicalmente il quadro.
Di seguito pubblico i numeri prospettati da Mannheimer sul Corriere della Sera, che propone una sintesi dei vari istituti che pare siano concordi nel prevedere :
- calo di M5S e di Lista Civica
- crescita di PD e PDL
- la coalizione di centrodestra che prevale su quella di sinistra.
E' vero che i sondaggisti sbagliano non infrequentemente, ma stavolta "la vedo" la loro previsione.
E' sicuro che molti di sinistra, specie delusi del PD, puniranno Grillo per il suo mancato appoggio al governo Bersani che gli prometteva mari e monti, e in primis, la testa dell'odiato Berlusca !
Monti non ha certo voglia di fare il capo di un partito, e lo ha detto, quindi potrebbe addirittura sfilarsi da una seconda competizione. In ogni caso, il suo appeal è strafinito e i centristi stavolta, se non si schierano, rischiano di fare la fine che hanno già fatto FLI e UDC. E infatti Casini ha già detto che ci si regolerà in modo diverso...
Berlusconi ha già dimostrato di essere il più bravo di tutti in campagna elettorale, quello con le promesse più capaci di convincere gli indecisi. I sei milioni di voti persi (un'oceano) rispetto al 2008 sono soprattutto nell'astensione, ma anche molti da Grillo, Lista Civica, Fare....Ebbene...molti di questi voti rientreranno, specie se il PD manterrà il suo attuale sbilanciamento a sinistra, anche per conservare il recuperato appeal sui suoi passati a Grillo.
Insomma, in un'elezione bipolare, e con la coalizione "progressista" che si allontana dal centro, io su una nuova vittoria del centro destra ci scommetterei.
Così come penso che, se invece il PD si affidasse a Renzi, lo scenario si ribalterebbe completamente.
Ma in ogni caso, non avremmo la situazione attuale. E questo, anche col famigerato porcellum !
Ecco i numeri di Mannheimer
I NUMERI
Pdl e Pd recuperano 3 punti
Avanti (di poco) il centrodestra
Cinquestelle e Scelta civica perdono il 2 per cento. Solo una minoranza degli italiani vorrebbe nuove elezioni.
Beppe Grillo (Ansa/Alessandro Di Meo)
Solo una minoranza degli italiani vorrebbe nuove elezioni a breve. La maggior parte auspica la celere formazione di un governo, dividendosi tra chi chiede una «grande coalizione» e chi preferirebbe ancora l'accordo Pd-M5S. Ciononostante, la prospettiva di tornare alle urne continua ad essere all'ordine del giorno. Secondo molti osservatori, anche il nuovo presidente della Repubblica non riuscirà a dipanare la matassa e sarà costretto a indire nuovamente le consultazioni per il Parlamento. (Guarda i numeri)
Come si comporterebbero gli elettori in questo caso?Nessuno può saperlo con precisione, in quanto molto conterebbe, ancora una volta, la campagna elettorale. Come si sa, sempre più cittadini elaborano la loro scelta in relazione a quest'ultima. Non a caso, in occasione del voto di febbraio, più di un terzo (35%) degli italiani ha dichiarato di avere formato la propria decisione nell'ultima settimana, influenzati anche dalla propaganda di questo o quel partito. È possibile, tuttavia, avere un'indicazione dell'evoluzione degli orientamenti intervenuti dal momento delle elezioni a oggi, basandosi sulle più recenti inchieste di opinione.
Silvio Berlusconi (Ansa/Angelo Carconi)
Uno dei trend più significativi, sul quale ci siamo già soffermati, è il progressivo decremento di consensi per il M5S. Dopo avere avuto un forte exploit subito dopo le elezioni, il Movimento di Grillo ha fatto registrare, settimana dopo settimana, una flessione, che si è confermata anche in questi ultimi giorni: il M5S si colloca, per la prima volta, sotto il 24%, con un regresso di quasi il 2% rispetto all'esito del voto di febbraio. Si tratta, beninteso, di una erosione modesta, ma, dato il suo andamento costante nel tempo (solo nell'ultima settimana, si registra un calo dell'1%), significativa di uno stato di insoddisfazione che caratterizza sempre più una parte del seguito di Grillo.
Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani (Ansa/Fabio Campana)
Una larga quota dei consensi persi dal M5S è andata a favore dei partiti maggiori: il Pdl e, specialmente, il Pd. In qualche modo, parrebbe che un segmento dei voti «in libera uscita» giunti a Grillo, motivati spesso dalla protesta, stiano, sulla base dell'esperienza di queste settimane, tornando ai partiti di origine. Il Pd, in particolare, ha visto, rispetto all'esito elettorale, un accrescimento di più del 3% e si attesta oggi poco sotto il 29%. Il buon risultato del partito di Bersani può apparire sorprendente, a fronte dei crescenti conflitti interni e dello scarso successo sin qui dei tentativi del segretario di formare un governo. Con tutta evidenza, questi fattori non hanno impedito il «ritorno» di un certo numero di consensi dati alle elezioni da un verso al M5S (i voti dati a Grillo e tornati oggi al Pd costituiscono l'8% del seguito attuale del partito di Bersani) e dall'altro, in misura però nettamente minore, a Scelta civica di Monti (analogamente, i voti dati a Monti oggi passati al Pd rappresentano il 4% dell'elettorato di quest'ultimo).Anche il Pdl di Berlusconi fa registrare un aumento di consensi, che il Cavaliere non manca di far rilevare in ogni suo intervento. Oggi il suo partito sfiora il 25%, a fronte di poco meno del 22% ottenuto a febbraio, con un incremento di quasi il 3%. I «nuovi» elettori che oggi scelgono il Pdl provengono da diversi partiti, specie dal centro, ma anche dalle forze minori di centrodestra e dal M5S.
Si assiste dunque a una sorta di polarizzazione dei consensi, con un incremento contemporaneo di entrambe le forze politiche maggiori. Come se gli italiani tornassero a preferire la presenza di due grandi partiti e auspicassero una sorta di semplificazione del quadro politico. Ciò avviene a scapito sia, come si è detto, del M5S, ma anche, in misura rilevante, delle forze collocate nel centro. In particolare, la lista Scelta civica, capeggiata da Mario Monti, subisce un netto arretramento, attestandosi oggi al 6,5%, con un calo, rispetto al risultato elettorale, di quasi due punti. Questo andamento è dovuto, oltre che a una sorta di «delusione» frequentemente sentita nei confronti delle forze di centro, anche al fatto che la comunicazione originata da queste ultime si è, in queste settimane, molto attenuata, se non scomparsa, mentre quella delle due forze politiche maggiori sembra inalterata anche rispetto alla campagna elettorale.
Il quadro di insieme ci comunica uno spostamento di lieve entità, ma di grande importanza, rispetto all'esito del voto di febbraio. Come si ricorderà, quest'ultimo ha visto il centrosinistra prevalere, seppur di poco (0,4%) e conquistare così il decisivo premio di maggioranza alla Camera. Oggi la situazione è all'inverso: secondo i nostri dati, il centrodestra prevale per lo 0,3%. È un esito confermato in diversa misura anche da tutte le altre ricerche pubblicate in questi giorni. Dunque, se queste intenzioni di voto trovassero conferma nei comportamenti effettivi (ma su questi, come si è detto, conta la campagna elettorale) la maggioranza dei deputati sarebbe appannaggio della coalizione guidata da Berlusconi. Ma l'esiguità della differenza da noi rilevata non comporterebbe necessariamente un analogo vantaggio al Senato. Riproducendo probabilmente l'attuale situazione di ingovernabilità. Di qui, una delle prime esigenze della nuova legislatura, sempre ricordata, ma, significativamente, mai attuata: la revisione dell'attuale pessima legge elettorale.
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