mercoledì 3 aprile 2013

INCREDIBILE : UN GIUDICE CONDANNATO A RISARCIRE 6.000 EURO PER UN PROCESSO TROPPO LENTO


Non ci entusiasmiamo...in fondo per arrivare a farsi condannare a 6.000 euro di risarcimento danni , spese legali comprese, questo giudice ne ha fatte di tutti i colori...sentenze non depositate, riserve non sciolte e appelli non fissati fino alla prescrizione ( dei reati...perché in civile la pendenza di un giudizio comunque sia interrompe i termini per la prescrizione dei diritti ). In particolare, il casus belli è stato un processo durato in primo grado per ben 9 anni, e questo per una riserva che il magistrato non si decideva a sciogliere.
Insomma, prima di arrivare a questi livelli di fellonaggine ce ne vuole...
Però è un PRECEDENTE. Perché stavolta è la Corte dei Conti che ha sanzionato il servitore dello Stato più che negligente, e direttamente : sarà lui a doversi mettere le mani in tasca.
Sappiamo come funziona la responsabilità dei giudici in generale ...il cittadino che ritiene siano stati lesi i suoi diritti per un processo equo (anche in riferimento ai tempi dello stesso ) deve rivolgere la sua domanda contro il Ministero e NON direttamente contro il giudice. Se vincerà (con la legge Pinto accade ) , il risarcimento sarà pagato dallo Stato (vale a dire dai contribuenti ). Quest'ultimo in teoria può ben far scattare un'azione di rivalsa nei confronti del suo funzionario che per distrazione o ignavia è incorso in una colpa grave (lo sarebbe anche un processo lungo senza che il magistrato motivi adeguatamente la causa di una lentezza superiore alla media, già alta, dei procedimenti giudiziari ) , ma di fatto non succede praticamente mai. Magari questa sentenza smuove qualcosa...
Sperare non costa nulla.
Ecco la notizia riporta dal Corriere Fiorentino






LA CORTE DEI CONTI


Nove anni per un processo,
chiesti i danni al magistrato

La causa era iniziata nel 1997. Vengono contestate sentenze non depositate e appelli non fissati. Il tribunale: paghi seimila euro

FIRENZE - In effetti un processo che dura 9 anni è un po’ lunghino. Ed ecco perché la Corte dei Conti ha chiesto a un magistrato seimila euro per aver causato un danno alle casse dello Stato. Soldi che comprendono anche le spese legali. È una storia, questa, che è maturata in provincia di Firenze e che ruota — per essere più precisi — attorno a una consulenza tecnica di una piscina, che ha fatto scattare gli accertamenti della magistratura contabile sui ritardi. La causa, iniziata nel 1997, approdò nel settembre del 2000 — ovviamente dopo una serie di rinvii — nell’aula dove il giudice si riservò di pronunciarsi sulla richiesta di consulenza tecnica relativa a una piscina. E quel giudice, ha ricostruito la magistratura contabile, se la prese abbastanza comoda: per cinque anni il Tribunale non dette alcuna risposta.
L’atteggiamento del magistrato non passò inosservato: il Consiglio superiore della magistratura lo sospese — nel febbraio del 2005 — dal processo e decise che il procedimento fosse seguito da un magistrato onorario. Che risolse la vicenda piuttosto velocemente: nel dicembre del 2005 si rese conto — durante l’udienza — che quella perizia era inutile; nel febbraio del 2006 ascoltò le conclusioni delle parti; nel maggio del 2006 redasse la sentenza. Il processo, insomma, durò 9 anni quando la Corte di giustizia sostiene che sia di quattro anni il giusto tempo per un processo senza particolari implicazioni. Di sicuro, secondo la Corte dei Conti, quel ritardo non fu un caso perché nel 2003 sempre lo stesso magistrato non aveva depositato una quarantina di sentenze civili e altrettante sentenze penali. E nel 2004 non fissò, ad esempio, i giudizi di appello di 17 sentenze redatte dai giudici di pace e di altre 6 sentenze emesse nel 2004: due casi finirono così in prescrizione. E sempre lo stesso magistrato si scordò di sciogliere 24 riserve, tra cui — appunto — quella relativa alla consulenza tecnica relativa alla piscina.
La magistratura contabile, che ha analizzato il caso dopo che gli atti sono passati dal Tribunale di Genova (competente per giudicare i magistrati toscani), ritiene sostanzialmente che il comportamento sia da ascrivere a una sostanziale inerzia da parte di chi doveva sciogliere la riserva. Ecco perché, facendo scattare l’azione di responsabilità amministrativa-contabile, chiede al magistrato di pagare seimila euro al Ministero della Giustizia. Quel magistrato, che adesso è in servizio al Tribunale di Firenze, ha violato — secondo l’accusa — l’articolo 6 della Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali. Vale a dire l’articolo che stabilisce il diritto ad un processo equo. Del resto ci vogliono circa 500 giorni in media in Italia per risolvere le cause civili e commerciali: questo, secondo il rapporto sull’efficienza dei sistemi giudiziari in Europa, ci pone al terzultimo posto dopo Cipro e Malta. Il problema, però, è che qua ci sono voluti nove anni per mettere la parola fine a un processo che si era incagliato su una semplice consulenza tecnica.


Nessun commento:

Posta un commento