giovedì 16 maggio 2013

A PROPOSITO DI TORTORA....


La citazione delle parole di Tortora - " Io sono innocente. Spero, dal profondo del mio cuore, che lo siate anche voi." rivolte alla Corte d'Appello prima che la stessa si ritirasse per decidere della sua vita (fu assolto, con ribaltamento della sentenza di primo grado), fatta da Berlusconi durante la manifestazione di Brescia, ha suscitato polemiche, partite dai familiari del noto giornalista e uomo tv, emblema e bandiera del garantismo in Italia. Spiace doverlo ricordare, specie alla ex compagna di Tortora che è una grande combattente della battaglia garantista : se una persona, per la sua tragica storia, diventa martire, poi appartiene a tutti , non c'è un copyright familiare. Vale per Tortora, come, per altri versi, per Falcone e Borsellino. Poi, ovviamente,   ciascuno è libero di ritenere che evocazione e citazioni possano essere pertinenti o meno. Ma qualsiasi persona che vuole ricordare urbe et orbi che i giudici sbagliano, a volte malamente, e rovinano vite sbagliando, e che per questo sarà il caso di incentivarli ad essere più accorti e prudenti, diventando responsabili dei loro errori non solo di fronte allo loro coscienza (potrebbero averla pigra...) ma anche di fronte alla legge (come succede a QUALSIASI altro soggetto operativo nella comunità sociale) , a buona ragione può citare le parole di Enzo Tortora.
Il quale, lo ricordiamo a Vietti e Sabelli ( e magari anche un po' al nostro egregio Presidente sia della Repubblica che del CSM ) che sembrano rivendicare una fiducia a "prescindere" per la magistratura (la fiducia, e anche il rispetto, vanno guadagnati ! ),  dedicò gli ultimi anni della sua vita alla battaglia per l'affermazione del garantismo, presente nella costituzione ma troppo spesso assente nelle aule, e quindi per la separazione delle carriere e della responsabilità civile dei Magistrati. Due temi che solo citarli induce uomini, pure descritti come moderati e sensati, parlo di Sabelli, attuale Presidente della ANM, a vaneggiare di "attentati all'indipendenza e all'autonomia" dei giudici.
Che poi, quanti sono questi magistrati così arroccati a questi due totem, che, ricordiamolo sempre, sono due peculiarità non belle della penisola ( ovunque nel mondo occidentale l'ufficio della pubblica accusa è distinto dai giudicanti e la responsabilità civile dei magistrati fu oggetto di un referendum radicale che ottenne il  voto favorevole dell'80% dei votanti ! ) ? Non vorrei che qui accadesse un po' quello che accadeva al mio liceo negli anni 70.....Era l'epoca delle sassaiole (e peggio) tra ragazzi comunisti e giovani fascisti. Proprio davanti alla mia scuola c'era una sede del Fronte della Gioventù. Cosa accadeva nei periodi caldi ? Che alla fine delle lezoni,  i ragazzi rossi condizionavano l'uscita da scuola di TUTTI gli studenti, in modo da uscire in massa, tutti insieme, con la scusa di "difenderli" da eventuali aggressioni fasciste....Era vero esattamente il contrario...Eravamo NOI, la massa studentesca neutrale, a proteggere LORO, rendendo impossibile per gli avversari  un'azione mirata. Ecco, si dice spesso che è una minima parte la magistratura politicizzata ed arroccata sulla difesa di posizioni "castali". Probabile che sia vero, ma alla fine sono sempre i "movimentisti", minoritari ma rumorosi e visibili, a dettare la linea.
Una cosa è certa, e bene la ricorda Davide Giacalone nell'articolo che segue, Tortora è la cattiva coscienza della magistratura italiana. Personalmente , è con la sua scandalosa vicenda che s'indurì il mio garantismo, che aveva origini antiche e familiari (mio padre era giudice e ganatista). Il pensiero poi che i magistrati, procuratori e giudici di primo grado, che tanto pervicacemente sbagliarono conntro di lui, non solo non abbiano subito azioni di responsabilità, ma hanno addirittura fatto carriera, è veramente da voltastomaco.
A chi poi sostiene che sì, Tortora fu un tragico errore, ma isolato, basterebbe ricordare Mani Pulite, un sistema da pesca a "strascico", il trionfo del manettarismo, del "finché non parli resti in galera", che ebbe anche dei morti sulla coscienza.
Buona Lettura

Tortorate


Sono in molti a meritare d’essere presi a tortorate. Non nel senso di bitorzolute bastonate, che già l’uso del linguaggio violento ci avvelena e non è il caso di contribuire. Nel senso di fare i conti con la memoria di Enzo Tortora. Offesa per ogni dove, anche da quelli che pretendono di difenderla a loro volta infamandola. Tortora è un eroe civile di cui i radicali seppero valorizzare la battaglia. Possiamo citarlo noi della sparuta, perdente e non rassegnata tribù dei garantisti, dei sopravvissuti che ancora conservano memoria della civiltà del diritto. Per gli altri: tortorate.
Silvio Berlusconi (nel corso di una manifestazione elettorale) ha ricordato una frase di Tortora, speranzoso che la propria innocenza fosse anche quella dei magistrati. Ha aggiunto che molti italiani entrano nelle aule di giustizia, ogni giorno, con quel sentimento. S’è paragonato? Non mi pare. Offensivo? Non trovo. L’offesa a Tortora, da parte del centro destra, consiste in qualche cosa di molto più pesante e concreto: avere reso inutile la sua battaglia e non essere stati capaci di dare all’Italia una giustizia migliore di quella che lo massacrò. Anzi, ne abbiamo una peggiore. Conosco l’obiezione dei berlusconiani: non glielo hanno fatto fare. Ma non funziona, non ha neanche molto senso. Per una questione di tale rilievo chi è impossibilitato ad agire si dimette e monta su il finimondo. Non è successo, ed è una colpa politica. Forse la più grande.
Se lo sguardo si sposta dall’altra parte, però, sulla folta schiera degli ipocriti sinistri che ora citano Tortora, dall’indignazione si passa al voltastomaco. Una squadraccia di giustizialisti ha trasformato la sinistra nell’ostello dei manettari, disposti a rinnegare la propria stessa tradizione pur di far fuori in procura (e per procura) l’avversario che non riescono a battere nelle urne. Questa masnada di vigliaccuzzi vorrebbe ora sventolare l’immagine di un uomo che ebbe il fegato di dimettersi da parlamentare pur di affrontare i propri giudici da cittadino, anche subendo una scandalosa carcerazione preventiva (e lo spiegò a Toni Negri, che invece tradì gli elettori radicali). Il suo esempio è andato sprecato, perché chi doveva trarne insegnamento non è neanche in grado di capirlo.
Pretende di usare l’immagine di Tortora chi ha difeso gli automatismi della carriera dei magistrati, alla cui sommità si trovano oggi quelli che imbastirono il vergognoso processo contro di lui. 
 Gente che, in un sistema normale, avrebbe perso il posto e che nel nostro, invece, avanza e guadagna. Cita Tortora chi, da venti anni, specula sulle indagini e fa finta di non sapere che una cosa è la pubblicità del dibattimento, altra, non solo diversa ma opposta, è la trasmissione in diretta dell’arringa dell’accusa (provino a leggere Piero Calamandrei, sforzandosi). Apre bocca chi neanche sa del travaglio che colpì il Tortora (grande) giornalista, il quale aveva scritto parole accusatorie all’epoca dell’arresto di Walter Chiari e Lelio Luttazzi, salvo poi amaramente pentirsene. E ammetterlo, con onestà.
Lezione sprecata, la sua. Eccelsa, ma sprecata. Dicono: lui riconobbe l’autorità della giustizia, non manifestò contro un potere dello Stato. Perché credono sia sensato sostenere che non si manifesta, contro i poteri dello Stato. A no, e perché? Tortora manifestò, eccome. Manifestò finché visse. Non risparmiò nulla alla giustizia ingiusta. Ma sapeva bene che non esiste convivenza civile senza il riconoscimento della giustizia, quindi la cercò nell’unico posto dove poteva averla: in tribunale. Non nelle case di chi lo amava, quale protagonista della televisione. La ebbe, ma la sua storia non servì a cambiare l’andazzo, che peggiorò.
La colpa ricade su chi non ebbe né testa né cuore per capire quella battaglia e come venne condotta. Ricade su una destra che fu giustizialista per poi farsi selettivamente innocentista. Ricade su una sinistra che fu connivente con l’uso politico della giustizia, per poi restare prigioniera della volgarità giustizialista. Questo è il mondo che ci consegna la peggiore giustizia del mondo civile, una magistratura corporativizzata e corrotta dalla colleganza fra accusatori e giudici, un dibattito pubblico ridotto a rissa inconcludente, un’opinione pubblica allevata nel colpevolismo.
Gli esausti squadristi, di una parte e dell’altra, si contendono il santino di un uomo che ebbe senso dello Stato e rispetto del diritto. Riusciranno solo a strapparlo, meritando tortorate per l’avvenire.

2 commenti:

  1. MARIA MERCEDES PISANI

    da leggere, con attenzione e poi rileggere e rileggere ancora...

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  2. RICCARDO CATTERINI

    Ho letto, rileggerò, e rileggerò ancora, e condivido tutto tutto, anche e soprattutto la parte sulla sinistra che ha cercato nella magistratura, in particolare requirente, un alleato politico. Per dirla con Renzi, vogliamo che B. vada in pensione, non in galera, dove al contrario vorremmo non ci vada nessuno, o ci si vada il meno possibile ...

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