domenica 30 giugno 2013

"100.000 EURO DI PENSIONE FRUTTO DI SACRIFICI" E IN RETE MONTA LA RABBIA


Già il titolo prometteva cose non buone , 100.000 euro di pensione...Poi il solito riferimento ai ricchi che se la ridono. Insomma la storia del sig. Bruno Salgarello aveva l'aria di quelle che si tirano dietro commenti al vetriolo e così è stato, come potete leggere voi stessi di seguito.
In realtà il problema è complesso e sta lacerando il paese da tempo : il sistema previdenzaile ha consentito trattamenti che noi e quelli dopo di noi non vedranno mai. Non solo, per sostenerlo, subiamo una imposizione fiscale durissima. Il discorso del sig. Salgarello non farebbe una piega se veramente quei 100.000 euro fossero il frutto dei versamenti fatti. Prima però ricordiamo che si tratta di una somma lorda. Netti saranno la metà, che sono sempre 4.000 euro di pensione al mese, quindi un'ottima rendita, ma certo non da nababbo Se poi è l'unica che entra dentro casa, c'è di che vivere bene ma non da ricchi, ha ragione. Però la situazione generale è diversa, in peggio, e quella prossima ventura non ne parliamo, quindi le sue frasi non potevano che suscitare ostilità.  Tornando al problema dei versamenti, il sig. Salgarello gode del sistema retributivo, quello per il quale la pensione veniva elargita in misura pressoché corrispondente all'ultima retribuzione. Andando in pensione a 60 anni (ma anche prima, nel suo caso, che aveva iniziato addirittura a 15 ! ) , e con una aspettativa di vita intorno ai 78-80, ecco che i versamenti del Salgarello coprono si e no quello da lui percepito fino ad oggi, che di anni ne ha 69. Dai 70, lui viaggia " a vela", come si suol dire a Roma per indicare quelli che vivono a sbafo. Non è mica colpa sua, la legge glielo consente. Però questa legge è stata fatta male, visto che non ce la possiamo permettere (e anche allora non si poteva, infatti ci siamo indebitati per mettere su un sistema così ! ) e crea una sperequazione assoluta tra vecchie e nuove generazioni. Ciò posto, date una letta a questo commento :
" Sig. Bruno Salgarello ci spieghi come si definisce una pensione da 8000 euro l'anno (visto che la sua è "dignitosa") e come si potrà definire quella dei giovani d'oggi che tra 30-40 anni (visto il precariato e la disoccupazione) potranno ritenersi fortunati se riceveranno una pensioncina con cui pagare le bollette (altri non riceveranno nemmeno quella). Tuttavia, non Si preoccupi... prenda ancora la sua pensione "dignitosa".. poi quando noi giovani senza lavoro saremo alla fame, non Si preoccupi ancora, ci occuperemo noi dei politicanti che la Sua generazione ha votato per anni, permettendo loro di fare qualsiasi ruberia. Se non ci basterà, però, Le consiglio di iniziare a preoccuparsi.. perché sapremo anche come rifarci sui mandanti-elettori di allora.. Le posso garantire che l'ammontare della Sua pensione sarà il Suo ultimo problema. Cordialmente."
Garbata, educata, e assolutamente minacciosa.
Poi ce n'è un'altra, dove la rabbia è più evidente ma almeno non si conclude con una minaccia :
"Diverse ragioni per starsene zitto e non fare incazzare il prossimo: 1) la cassa previdenza dei dirigenti INPDAI è fallita. È stata assorbita dall'INPS e pertanto la sua pensione gliela pagano, oggi, operai e impiegati. È una delle ragioni per cui è sta andando a malora l'INPS 2) Con il sistema retributivo i contributi coprono solo 13 anni... Dopo i 73 se hai lavorato 40 anni la pensione te la paga gratis l'INPS. 3) i dirigenti hanno un calcolo privilegiato x la pensione, per tetto, coefficienti e anni di contribuzione. Morale signor Bruno Sangarello: zitto e pippa.... "
Ecco, il mio timore da un po' è questo. In Italia stiamo tutti peggio di prima ma non allo stesso modo. E la massa di giovani, senza lavoro o comunque con lavori "poveri ", cresce. Ora, se io fossi una persona fortemente benestante, che magari a causa della crisi vedo ridotto il mio benessere ma sempre bene sto, mi preoccupurei della rabbia di chi invece sta male e non solo per demeriti suoi, ma anche perché deve pagare gli errori e le colpe di un Paese che non solo ha sperperato e si è indebitato, ma dove nessuno è disposto a mollare un centimetro delle proprie rendite di posizione.
Uno scontro generazionale che può finire molto male.



La storia

«Io, ex-dirigente, ho iniziato da operaio
I miei 100 mila euro sono frutto di sacrifici »

Bruno Salgarello, 69 anni: meglio il contributo una tantum, ma i ricchi veri se la ridono

Bruno Salgarello, ex dirigente BoschBruno Salgarello, ex dirigente Bosch
«Non è tutto oro quello che luccica». Bruno Umberto Salgarello, 69enne, due figli, l'anniversario di 40 anni di matrimonio festeggiato da poco, è arrabbiato. «Meglio il contributo una tantum che il blocco delle indicizzazioni». Bruno infatti appartiene a quella fascia di pensionati "d'oro", colpita, tra il 2012 e il 2013, dal contributo di solidarietà appena bocciato dalla Corte Costituzionale. Riavrà i suoi soldi, ma non è molto contento. Una delle strade che il governo potrebbe percorrere per ridurre i divari tra le pensioni più elevate e le più ridotte, è bloccare l'indicizzazione all'inflazione oltre un certo livello. «La mia è già bloccata - puntualizza -. Prendo 105 mila euro lordi l'anno senza adeguamento. Ma sono soldi che mi sono sudato pagando i contributi per 50 anni e iniziando a lavorare ad appena 15 anni come operaio. Facevo i turni in acciaieria».
Poi la decisione di prendere un treno Bolzano-Milano che gli ha cambiato la vita. «Su quel treno ho letto un annuncio sul giornale: il giorno dopo ero già a lavoro a Milano come disegnatore di impianti». La svolta nel 1970 quando viene assunto alla Bosch, dove entra come impiegato ed esce nel 2001 da dirigente. «Erano altri tempi, è vero, ma ho fatto sacrifici, le scuole serali e tanta gavetta. Cento mila euro è una pensione dignitosa, ma è il frutto di un percorso fatto di sforzi. Sacrifici comuni a tanti altri dirigenti che hanno raggiunto per merito certi livelli di responsabilità. E ora per questo dobbiamo essere puniti? Non possiamo essere sempre noi a dare un contributo senza un ritorno di alcun tipo. Quello una tantum è giusto - sottolinea -, il problema è che sta diventando una semper. Non è corretto sotto il profilo umano, sociale e giuridico».
Qualche giorno fa Bruno ha discusso con un amico sindacalista. L'obiezione sempre la stessa: «Voi che avete di più, dovete contribuire in maggior misura» gli ha detto. «E io gli ho risposto che nessuno ci restituirà questo blocco della perequazione - spiega Bruno -. Il costo della vita aumenta e noi dobbiamo continuare a farne le spese? Senza considerare che ormai sono le famiglie che sostituiscono il welfare dello Stato ormai inesistente, aiutando i nostri figli che fanno il doppio della fatica per arrivare alla metà dei risultati che abbiamo ottenuto noi. La verità - aggiunge Bruno - è che i ricchi, quelli veri, se la stanno ridendo. Perché con la sentenza della Corte Costituzionale loro riavranno indietro somme pesanti. E se poi gli bloccano l'indicizzazione, quella per loro sarà solo un'inezia».

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