lunedì 29 luglio 2013

MENO UNO


Siamo dunque arrivati al redde rationem. Certo, come scrive Ferrarella, che sintetizza nel suo articolo sul Corriere le varie possibilità di domani, quando la Corte di Cassazione si riunirà per decidere sul ricorso della difesa di Berlusconi contro la condanna Mediaset, e quindi anche su una eventuale richiesta di rinvio, alla fine  potrebbe essere proprio quest'ultima la soluzione adottata, e se ne riparlerebbe a settembre.
A parte questa, quali le altre ipotesi ? Tutto sommato il citato Ferrarella, che ha già varie bottiglie di spumante in ghiaccio nel caso esca la decisione che per lui salverà l'Italia (quella che lui definisce la "prima, statisticamente parlando" ), rappresenta un quadro sufficientemente chiaro ed esauriente, nella sostanza, e ritengo cosa utile riportarlo. Avverte pure tutti i forcaioli che il loro sogno più grande, vedere Berlusconi in galera, non si avvererà, stante l'età dell'imputato che a settembre compirà ben 77 anni ( e la legge, per i condannati plurisettantenni, prescrive, a parte casi di particolare pericolosità sociale, leggi reiterazione di  reati considerati gravi , l'adozioni di misure alternative al carcere).
In altro articolo,  riporto invece l'editoriale di Marcello Sorgi, sulla Stampa, che , nonostante non sia certo un berlusconiano, anzi, mostra di paventare l'esito di una sentenza di condanna, che verrebbe, per il Paese, nel momento peggiore, e spiega perché. Lo trovate in un altro post.

Buona Lettura

Domani la decisione della Cassazione

Pena confermata, annullamento o rinvio

Così si giocherà la partita dell'interdizione

 
Silvio BerlusconiSilvio Berlusconi
MILANO - È tutta una questione di motivazioni: un po' come un'atleta, anche una sentenza - quando entra sulla pista della Cassazione - passa in giudicato oppure precipita giù dal podio a seconda di quanto cinque componenti della Suprema Corte, giudici solo di legittimità e non più del merito della causa, trovino corretta la tenuta logico-giuridica delle motivazioni che in Appello la sorreggevano. Nel caso del processo Mediaset, che imputa a Silvio Berlusconi una superstite (alle tante prescrizioni già intervenute) frode fiscale di 7,3 milioni di euro nell'ammortamento nelle dichiarazioni dei redditi Mediaset 2002-2003 di diritti tv negoziati all'estero anni prima con il produttore americano-egiziano Frank Agrama, si parte da una «doppia conforme», cioè da due sentenze di merito che sia in Tribunale sia in Appello hanno inquadrato nello stesso modo la responsabilità dei fatti e l'entità della pena.
LE PENE IN GIOCO- La prima possibilità, statisticamente parlando, è dunque che domani anche la Cassazione possa confermare la condanna a 4 anni di reclusione e 5 di interdizione dai pubblici uffici. Sul versante della libertà personale, 3 dei 4 anni sarebbero comunque condonati dall'indulto del 2006, e Berlusconi per l'anno residuo non andrebbe mai in carcere: o perché (come fanno ogni giorno tutti quelli nella sua situazione) chiederebbe al Tribunale di Sorveglianza e senz'altro otterrebbe la misura alternativa al carcere dell'affidamento in prova ai servizi sociali, o perché (anche qualora per principio non chiedesse questo beneficio) il suo essere ultrasettantenne gli assicurerebbe gli arresti domiciliari pure nel peggiore dei casi. La pena interdittiva, invece è quella che per 5 anni lo farebbe decadere da parlamentare e, nel caso si tornasse a votare, gli impedirebbe di candidarsi. La procedura prevede un passaggio in Senato e un voto della giunta delle immunità e dell'aula per prendere atto della sentenza definitiva e dichiarare la decadenza: ma è possibile che nel caso di Berlusconi il suo partito azzardi un mai prima tentato braccio di ferro parlamentare volto a vanificare l'operatività di una sentenza definitiva di interdizione.
DUE TIPI DI ASSOLUZIONE - Nulla tuttavia impedisce che anche una «doppia conforme» venga cassata dalla Suprema Corte nel caso in cui sia accolto uno dei cinquanta motivi di ricorso presentati dai difensori del capo del Pdl, il senatore Niccolò Ghedini e il professor Franco Coppi. In questo caso, la sorte di Berlusconi dipenderà dal tipo di debolezza che la Cassazione dovesse cogliere nella motivazione d'Appello. Potrà annullare la condanna ma ordinare un altro processo d'Appello, indicandogli il punto da riconsiderare e da rimotivare meglio, e in questo caso il nuovo Appello e la successiva nuova Cassazione non è detto facciano in tempo a essere celebrati prima della prescrizione nel settembre 2014 dell'ultima imputazione relativa al 2003. Oppure potrà annullare la condanna senza ordinare un nuovo Appello, dunque con assoluzione secca e totale e definitiva dell'imputato. Vi spera la difesa di Berlusconi, sostenendo che l'ex premier, non facendo parte di alcun organo amministrativo e non avendo firmato le dichiarazioni dei redditi di Mediaset 2002-2003, non potrebbe tecnicamente rispondere di concorso in un reato il cui autore formale (cioè il funzionario firmatario della dichiarazione dei redditi) non è imputato. L'altra trincea difensiva si attesta sui proscioglimenti che Berlusconi negli ultimi due anni ha avuto sia a Milano sia a Roma (entrambi confermati in Cassazione) nelle udienze preliminari del «gemello» processo Mediatrade su meccanismi analoghi ma epoche successive. Specialmente la sentenza preliminare di Roma è cavalcata dalla difesa perché ravvisò nel coimputato Agrama non un socio occulto di Berlusconi ma «una effettiva attività di intermediazione di pacchetti di diritti», e nella maggiorazione dei prezzi del 50% «un ricarico quantomeno in termini astratti del tutto ragionevole». Qui si è molto vicini a entrare in valutazioni di merito che alla Cassazione sono precluse, ma la Suprema Corte potrà sempre sindacare se sia corretta la controargomentazione dei giudici di merito milanesi, secondo i quali questi due proscioglimenti Mediatrade «non possono incidere sul giudizio» perché «attengono a diversi periodi di tempo e a distinti quadri probatori». Questione di puro diritto è invece la rilevanza penale o meno, dentro il contenitore giuridico della frode fiscale, dei fatti ricostruiti dai giudici di merito: qui accusa e difesa duellano infatti sull'interpretazione o sul travisamento (che si rimproverano a vicenda) della sentenza di Cassazione n. 45056 del 23 dicembre 2010, sulla quale la difesa punta per affermare che il reato non è configurabile nell'ipotesi di «non congruità» di un'operazione realmente effettuata e pagata. Applicato al caso concreto, la difesa vuole cioè rimarcare che il corrispettivo indicato nelle fatture era assolutamente «reale» nel senso che corrispondeva davvero al prezzo pagato da Mediaset ad Agrama per l'acquisto di quei diritti tv, e che le corrispondenti somme uscivano effettivamente dalle casse di Mediaset senza retrocessioni provate: insomma il valore poteva anche essere non congruo, ma il costo sarebbe stato davvero sostenuto da Mediaset, dunque effettivo e tale da non far configurare il reato.
RINVIO DUBBIO- Solo domani all'ultimo minuto i legali decideranno se provare a chiedere un rinvio dell'udienza, la cui gittata è però una incognita perché il cambio della data, se oltre pochi giorni, avrebbe il delicato effetto di cambiare anche i giudici. Attualmente, come da tabella prefissata, sono quelli del primo collegio di turno (fino al 10 agosto) nella sezione feriale, dove il processo Mediaset è stato incardinato in anticipo perché metà (l'anno 2002) rischiava di prescriversi tra poco: non l'iper prudenziale 1 agosto calcolato dallo spoglio della Cassazione, ma pur sempre il 13 settembre (stima del Corriere) o 26 settembre (stima della difesa). L'obiettivo di Berlusconi sarebbe, a prescrizione nel frattempo congelata, superare il 15 settembre, fine della sezione feriale e ritorno alla sezione (terza) ordinariamente competente sulle frodi fiscali. Ma l'impressione è che il rinvio, se chiesto, o sarà molto breve o non sarà. E in quest'ultimo caso la sentenza, se non già domani sera, arriverebbe mercoledì.

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