domenica 27 ottobre 2013

CARO LETTA, NON E' UTILE ASSECONDARE LA MERKEL ANTIUSA


In una giornata tranquilla, dove Renzi viene applaudito alla Leopolda e al congresso i magistrati si ripetono che loro le riforme le vogliono, basta che non li riguardino e che nessuno osi parlare di responsabilità civile (chissà. magari si zittiscono pure a Strasburgo e Bruxelles, dove continuano a chiederci di adeguarci in merito...), insomma in una domenica dove l'unica cosa di rilievo è il ritorno all'ora legale, mi piace pubblicare un articolo di Giacalone, che in pochissimi leggeranno e che invece è pieno della solita saggezza dell'autore.
L'argomento è, in buona sostanza, lo stato dei rapporti tra USA ed Europa, alla luce dello scandalo delle intercettazioni e gli alti lai della Germania. Al riguardo ci siamo già espressi, dicendoci d'accordo con Venturini, opinionista che scrive sul Corsera, che esortava a non esagerare con ipocrisia ed ingenuità.
Giacalone si concentra di più sull'interesse precipuamente italiano che questa querelle non diventi il pretesto per rallentare se non addirittura per affossare le trattative di libero scambio tra USA ed Europa, qualcosa che farebbe tanto bene a NOI, alla zona UE in genere, ma forse meno, in questo periodo di pangermanesimo, agli Alemanni. E magari lo scandolo della gola profonda è giunto proprio a puntino per la Merkel...
Ecco perché non ci conviene assecondarla

Spiati e mazziati

Il nostro interesse nazionale consiste nel concludere positivamente il negoziato per la creazione di una zona di libero scambio, che comprenda l’Unione Europea e gli Stati Uniti d’America. Negli anni durissimi che stiamo vivendo, nel mentre la nostra recessione continua, siamo riusciti a raccogliere successi nel commercio internazionale, crescendo più degli altri europei nell’area extra Ue. L’interesse dei tedeschi, oramai forza dominante di un’Unione dimentica di sé, è diverso: proprio la supremazia in Europa assicura loro un vantaggio sia nella fissazione delle regole che nell’accesso al mercato dei capitali. Quindi, per dirla schietta e non girarci attorno, noi abbiamo interesse a non abboccare a questa ipocrisia dello scandalo per gli spioni americani. Fare gli offesi e far saltare, o anche solo rallentare, le trattative commerciali è autolesionismo. Peggio: autolesionismo al servizio altrui.
Ciò significa che non dobbiamo risentirci? Fino a un certo punto. La nostra sicurezza nazionale è garantita, dal pungo di vista militare, dalla Nato. Nella Nato hanno un ruolo dominante gli Usa. Non essendoci interessi militari contrastanti non ci sono intercettazioni americane nocive per la nostra sicurezza militare. Passiamo al settore commerciale, che ha una sua versione geostrategica quando si parla di energia e materie prime: qui sì, l’attività di spionaggio può essere rilevante, ma faremmo bene ad accorgercene da soli, senza aspettare che siano tedeschi e francesi a dirci quale è il momento e il caso migliore per indignarci.
Quando un fotografo ritrasse il presidente del Consiglio, nella sua casa, con una fanciulla sulle ginocchia, qui scrivemmo, immediatamente: a. si tratta di una condotta inappropriata, non tanto per l’ospitalità, quanto per la pluralità e pubblicità delle ospiti; b. si tratta anche di una minaccia, perché dove arriva una macchina fotografica arriva anche un fucile. Sostenere la prima cosa divenne moda collettiva. La seconda fu totalmente ignorata. Noi, però, scrivemmo anche della possibile zona d’innesco: gli accordi per il gas dell’est. Ma la cosa, dalla pubblicistica, è stata affrontata solo in modo folkloristico, relativamente ai rapporti personali con questo o quel capo di Stato. Invece era (ed è) un punto sensibilissimo: se l’ex cancelliere tedesco diventa il capo per l’Europa della società russa che vende gas la cosa non ha a che vedere esclusivamente con il suo reddito personale, ed è ragionevolissimo che non solo i nemici, ma anche gli amici s’interessino alla faccenda.
Le notizie relative alle “debolezze” dell’allora nostro capo del governo si diffusero proprio a cavallo di scelte energetiche di primaria importanza. Si giunse a trascinare l’Italia in una guerra contro gli interessi italiani, combattuta in Libia. Da noi, però, si leggevano cretinerie sui baciamano. E nel mentre gli Usa si avviano verso l’autosufficienza energetica, grazie alle nuove tecnologie per l’estrazione del gas; mentre gli inglesi riprendono la costruzione di centrali nucleari, usando tecnologia francese (udite, udite); mentre in Belgio si chiede, per il nucleare, tecnologia italiana (udite, udite); e mentre i tedeschi mantengono attivo il nucleare e consolidano il gas; da noi non si riesce a piazzare neanche un rigasificatore. Morale: a noi l’accordo di libero scambio, con gli Usa, serve. Se i tedeschi hanno da ridire, trovando subito concordi la cancelliera Merkel e il socialista Schulz, presidente del Parlamento europeo, rompano loro, ma senza trascinarci nei gridolini da fanciulle offese perché spiate. Gli spioni ci sono in Francia, ci sono in Germania e sarebbe bello che ci fossero anche da noi, non solo per ritrovare gli orologi di Gigi D’Alessio. Gli spioni lavorano in  Russia, così come in Cina. E ci vuol fantasia per credere che quelli della Nsa siano i più pericolosi. Al momento direi che sono solo i più maldestri e suonati (ed è questa la cosa che mi preoccupa, veramente).
Gli spioni funzionano se sopra di loro hanno governi con le idee chiare. I tedeschi le hanno. I francesi si sono lasciati confondere (povero Hollande, l’unico che era già pronto a partire per la guerra di Siria e cui oggi tocca fare l’antiamericano, in omaggio alla grandeur che fu). Noi non possiamo permetterci di perdere anche su questo fronte: se vogliono i testi delle mie telefonate gliele trascrivo a spese mie, oppure risparmio chiedendone copia alla procura che le raccoglie, o a qualche gruppo aziendale che già le ascolta, ma questo festival dell’ipocrisia non fermi la difesa dei nostri interessi commerciali.

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