venerdì 4 ottobre 2013

TI SVEGLI UN GIORNO E TI ACCORGI MERAVIGLIATO CHE SONO TORNATI ? CHI ? MA I DC !! (LETTA, ALFANO, RENZI....)

 
Davide Giacalone, come molti liberali progressisti, aveva guardato con favore e curiosità al Matteo Renzi della Leopolda, che tutto sommato si era visto conservare la rotta Liberal (che non significa liberale, ma che non è antitetico, come invece lo è "comunista" o anche socialista non democratico ) anche durante le primarie perse, con onore e ottimi numeri, contro Bersani.
Poi, dopo il disastro bersaniano a febbraio ( Pierluigi preferisce chiamarla "non vittoria", ma è forse riduttivo, visto che a Palazzo Chigi si siede Letta, e non lui), e la mancanza di un vincitore governante (Grillo ha indubbiamente vinto la tornata elettorale, ma col 25% dei voti, NON governa) , il sindaco di Firenze ha sentito il richiamo delle armi, quel "se non ora quando ?" che lo ha portato a forzare la mano e a spostare la barra verso sinistra, pur di convincere i riottosi ma non nemici (quelli sa che non li convincerà mai) a votarlo, sia per la segreteria PD che per la leadership ad elezioni che lui spera prossime venture. Di qui una logorrea senza fine per tre mesi - finalmente ora chetata -, un improvviso prurito giustizialista (ma non bisognava battere gli avversari alle urne ? ) , l'idea di Prodi Presidente della Repubblica, vale a dire il candidato più inviso a TUTTO il centro destra, moderati compresi (Prodi non lo votava nemmeno Monti, il che è tutto dire). 
Magari ha contribuito a questa sua nuova strategia il pensiero che anche Enrico Letta, che non è un ex comunista, tutt'altra storia, possa un domani essere considerato un candidato forte e adatto ad allargare la platea elettorale del PD verso il centro, a ritenere di smarcarsi da un derby pericoloso (partire da Presidente del Consiglio in carica può essere un buon atout, se non si sono fatti troppi disastri a Palazzo Chigi). Non so, sono mere ipotesi.
Sta di fatto che il sarcastico appellativo "pupo cangiante" che un deluso Giacalone gli affibia, non solo a lui eh !, ci sta.
Si preannuncia una terza Leopolda e magari Renzi chiarirà meglio la strategia. Perché sicuramente è un grande tattico, indiscutibile, ma stratega ?
Che poi, come si sa, di troppo tatticismo alla fine si rischia di morire...successo a diversi altri.
Ma   la disamina acuta e amara di Giacalone non si ferma al solo Renzi, si allarga a Letta, e ad uno strano mondo dove gli acerrimi rivali, Berlusconiani e Anti, se smettessero un attimo di darsele di santa ragione, si accorgerebbero che altri, coi loro voti, hanno preso la guida della carrozza.
Potrebbe essere un bene, se i guidatori avessero coraggio e fortuna.
Vasto programma, diceva uno che ne capiva.
Buona Lettura


 Pupi cangianti


A un certo punto si dovranno aprire gli occhi, cominciando a fare conti che non tornano e affrontando problemi che non si fanno rinviare. Ma teneteli ancora chiusi per qualche momento e ascoltate il discorso di un presidente del Consiglio. Sentite quel che dice: vogliamo gli sgravi fiscale; libereremo l’impresa e il lavoro da vincoli indebiti; la sussidiarietà è il principio cardine attorno al quale vogliamo costruire nuove istituzioni; si deve riformare la Costituzione; la stabilità è un bene in sé. E sentite come lo dice: certo del fatto che la parola possa cambiare la realtà; annunciando per fatto quel che agli altri era sfuggito; praticando un’assertività che vaporizza i dubbi senza sfiorarli. Sentitelo dire che l’Italia migliore, la più stabile e fruttuosa, era quella del centrismo anni 50 e del centro sinistra anni 60, cosa che fa imbufalire i militi della sinistra comunista non ancora affetti da amnesia. 
E’ lui, è Berlusconi. No, è Enrico Letta. Il successore.
Sandro Bondi, con toccante sincerità, sbalordito, gli domanda: presidente, ma in che mondo vive? Vive in quello stesso mondo in cui abitavano quelli che dicevano: la disoccupazione italiana è al di sotto della media europea. E noi chiedevamo come diavolo facessero i conti, visto che ai disoccupati si dovevano sommare i cassintegrati a zero ore, superando così la citata media. E mica rispondevano, gli allora ministri del centro destra. Quel mondo ha un nuovo capo: Letta.
Ciò ha una curiosa conseguenza: tutti i giornali parlano della fine di Berlusconi, dimostrando il proprio sagace acume. Rammento a tutti che fra due settimane sarà non solo decaduto (spero dimesso), ma anche detenuto. Il Pdl ottiene due sacramenti in contemporanea: ribattesimo ed estrema unzione. I giornaloni, però, tacciono la scomparsa del gruppo dirigente che fu comunista. Nel mondo di Letta non c’è posto, per loro. Il fatto che lo ospitarono e promossero non rileva, giacché anche i miracolati dell’altra parte ora credono d’essere loro medesimi gli autori del prodigio. Qualche sinistro ancora schiuma rabbia, affermando che nel governo non vogliono i voti del Caimano. Ma ne sono usciti assieme a lui. Tocca loro anche il destino di chiamare gli applausi nominando il presidente della Repubblica, in un ossequio e in una sudditanza politica che irrisero nella versione democristiana, ma anche in quella socialdemocratica. Sono divenuti portatori d’acqua. Silenti. Forse avvertono l’inquietante somiglianza con le mogli indiane, cremate assieme al cadavere del marito.
Intanto Letta, cui la scuola non difetta, mostra di volere il tandem con Matteo Renzi. Non perdetevela: un uomo della sinistra democristiana a capo di un governo cui toccherà fare politiche di destra, e un uomo della destra democristiana a capo del partito della sinistra. E per arrivarci dovrà prima di tutto distruggere il suo principale avversario, vale a dire il Renzi della Leopolda. Già alla sola candidatura alla segreteria le sue ricette mostrarono un cambio di cucina. Con Letta al governo vedremo anche un Renzi che alza il pugno. Per darselo il testa. Avrebbe dovuto rompere prima.
Sicché la vedo così: a destra parleranno per mentire a sé stessi, riaffermando la difesa di Berlusconi (del tutto inutile) e la vocazione bipolare (del tutto priva di sostanza); a sinistra o si sbrigano a fare cadere loro il governo, oppure sbarcheranno nel 2015 dopo avere reso ancor più opprimente il fisco, visto crescere disoccupazione e fallimenti, dovuto fare dei tagli alla spesa pubblica e soffiato sul fuoco della rabbia sociale (che esiste, purtroppo, a prescindere da loro) continuando a ripetere che si avvicina la luce in fondo al tunnel. Nel frattempo trionferà il berlusconismo sostanziale, fatto di gente che si candida a posti che non esistono e che legge la propria legittimazione nei sondaggi. Vorrei vedere, invece, un governo che affronta con temeraria determinazione i problemi, vendendo e tagliando, riducendo lo Stato e facendo tacere chi non sa quel che dice. Un governo che ammetta: siamo qui per sbaglio, ma ora che ci siamo, non essendo stati eletti, intendiamo fare il lavoro che gli eletti non hanno saputo fare. Sappiamo di essere un prodotto necessitato ed emergenziale, ma ne approfittiamo per tirare fuori l’Italia dal pantano. Poi, con in mano quei risultati, daremo appuntamento agli elettori, dato che non possiamo campare con consensi dati a quei due mondi, opposti e conversi, che con la nostra nascita morirono.
Ove tale speranza vada delusa (cosa piuttosto probabile), i pupi si ritroveranno senza pupari: accasciati e con il sorriso rivolto alle parti basse, dato che la testa penzola fra le ginocchia.

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