MA L'ECONOMIST NON TIRA PIU' ?
L'Economist...il giornale inglese che era improvvisamente diventato la bibbia delll'Italia di Capalbio e plebe spiaggiata nei dintorni, perché era uso sparare a palle incatenate contro Silvio Berlusconi.
In realtà, è un giornale molto critico nei confronti del nostro paese in generale (non che noi non offriamo dei motivi validi). E quindi non è che, uscito il Cav da Palazzo Chigi, poi sono iniziati i peana. Tra le critiche mosse, il fatto di essere un paese a dubbio livello di democraticità, che da un po', esattamente sei anni, non riusciamo ad esprimere un Premier regolarmente scelto dagli elettori ( e anche questo può essere colpa nostra, che "non sappiamo votare"), ma c'è di più, e di peggio.
E' vero che per loro, quelli dell' Economist, Berlusconi era una iattura, però era comunque il leader uscito vincitore dalle urne (sono sei anni che non se ne vede più uno...). DI fatto, scrivono gli inglesi, in Italia i premier utlimamente vengono scelti "altrove", e nemmeno al Colle, che, alla fine, anche se la Costituzione dice altro, il Presidente della Repubblica è pur sempre un italiano. No, viene deciso nel centro Europa (Bruxelles, Berlino, Francoforte).
Anche il Financial Time è di questo avviso.
Mi aspetto che da Capalbio arrivi lo sdegnato invito : Inglesi, fatevi i fatti vostri che avete i vostri problemi a cui pensare.
Il che è sicuramente vero, ma lo era anche prima...
Ecco il malcostume raccontato da Facci
L'appunto
Ah già, l’Economist
Se tizio scrive una cosa che reputiamo
sbagliata, noi giornalisti gli diamo del fazioso o del servo. Se scrive
una cosa temperata e terzista, replichiamo che è inutile o paraculo. Se
scrive una cosa giusta, abbiamo due possibilità: possiamo scrivere che
sta per voltare gabbana o, dati i trascorsi suoi e del suo giornale, gli
chiediamo con che coraggio scriva certe cose. Non c’è scampo,
l’avversario ha sempre torto e lo schema si riversa grezzamente nei
talkshow. Le notizie continuano a essere ingigantite o nascoste a
seconda che faccia comodo, e dei fatti interessa solo l’uso che si possa
farne. Si prenda l’Economist, settimanale che per vent’anni abbiamo
esaltato o liquidato a seconda che giudicasse «inadatto» Prodi o più
spesso Berlusconi, dopodiché ce lo scordavamo per anni. Bene: l’altro
giorno ha scritto nero su bianco, l’Economist, che «le euro-élites hanno
costretto Italia e Grecia a sostituire leader eletti democraticamente
con tecnocrati». Lapidario. Definitivo. Tre settimane prima l’aveva
scritto il Financial Times: ormai è Storia con la “s” maiuscola, ma è
scritta chiaramente solo all’estero. E prima che certi pavidi
editorialisti di Corriere-Repubblica-Stampa chiedano «dov’è la novità?»,
siamo noi a chiedere loro: dov’eravate voi, pavidi quali siete? Che
cosa scrivevate voi, mentre la democrazia italiana veniva deflorata? Non
passerà alla Storia, quello che scriveste nel reggere il sacco ai
tecnocrati: ma - è una promessa - non ce lo dimenticheremo lo stesso.
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