Curioso di storie. Mi piace ascoltarle e commentarle, con chiunque lo vorrà fare con me.
martedì 29 aprile 2014
E ANCHE IL GIUDICE MARRONE SI SDEGNA IN SENTENZA . FROLLO O SAVONAROLA ?
Se n'è parlato in altre occasioni, riguardo ad altre persone coinvolte : la brutta deriva dei giudici , da un po' di tempo in qua, di usare le sentenze per dissertare sulle loro convinzioni morali (sempre fulgide ed alte) contrapposte alla squallida pochezza umana degli imputati. Saggisti, a volte romazieri mancati (qualcuno invece ci riesce, pure benino : Carofiglio ) , scrivono pagine e pagine in cui di diritto magari c'è poco, poi molto copia e incolla e la parte più visceralmente personale e vissuta è quella di quando esternano sulla peccaminosità del reo. Una via di mezzo tra inquisizione e Lombroso.
Questa cosa mi è tornata in mente leggendo le righe estrapolate dalla sentenza del giudice Marrone - quasi 200 pagine...- che, nel motivare la condanna dell'imputato, l'avvocato Salvatore Castellaneta, sente il dovere sociale ed etico di esprimere il suo umano sdegno per il mercimonio del corpo femminile, le boccaccesche nottate, le oscenità e bassezze e stavolta nemmeno del reputato reo, ma di TERZI, segnatamente Silvio Berlusconi.
Ora, se un giudice, che in teoria dovrebbe avere sufficiente cultura e doveroso rispetto per la sua funzione, non resiste all'occasione che gli si presenta per sputare veleno contro un uomo che evidentemente disprezza, perché mai lo dovrebbero fare tutti gli altri, da anni fomentati da questa caccia al mostro Berlusconi ?
Facci, nel biasimare sarcasticamente il dott. Marrone, maliziosamente fa riferimento al desiderio di dare il proprio contributo alla debacle politica del Cavaliere, che si confida si tradurrà nell'urna il prossimo 25 maggio.
Ma il problema, come detto nell'incipit di questo post, sta soprattutto nella estensione più generale di questo malcostume giudiziario. Le sentenze non sono, come detto, né saggi né romanzi. E tantomeno i giudici sono chiamati a diagnosi psicoanalitiche di cui peraltro non hanno alcuna competenza. Un reato, se c'è, è nei FATTI , principalmente e fondamentalmente. Ed è sempre dai FATTI che si deve dedurre la ricorrenza di elementi di dolo o di colpa e le eventuali circostanze aggravanti o attenuanti.
Quindi il giudice che, alla fine del processo, ritiene di avere adeguata contezza di questi FATTI, nella sentenza faccia riferimento ad essi, e tenga a bada le sue pulsioni savonaroliane, che questa cosa inizia tanto a ricordare Frollo, il sacerdote custode di Notre Dame, moralista intransigente di giorno, ossessionato da Esmeralda di notte,
Che poi, in tanti casi, come bene scrive Giacalone in un articolo che pubblico altrove, da noi ormai la PENA coincide col PROCESSO, che la condanna in sé finisce per essere il male minore.
E anche questo, dovrebbe dar da pensare.
Bisognerebbe avere il coraggio di spiegare al dottor Ambrogio Marrone, giudice del tribunale di Bari, che delle sue convinzioni personali in tema di sesso e costumi, come dire, ecco. Dirgli che non è pagato per infarcire le sue sentenze con valutazioni sulla condotta morale - e non penale - di maggiorenni di entrambi i sessi, come faceva il celebre pretore Vincenzo Salmeri negli anni Sessanta. Bisognerebbe chiedergli se a Bari, di norma, i riti abbreviati per sfruttamento della prostituzione a carico di una sola persona - cioè un oscuro avvocato - vengano motivati per ben 187 pagine dedicate non solo alla condotta penale a carico dell'imputato, appunto, ma anche alla condotta personale di persone non imputate di nessun reato. Chiedergli se doveva proprio esprimersi, dunque, sullo «sconcertante quadro della vita privata» di certe ragazze e di certo Berlusconi, sulle «boccaccesche nottate» del medesimo, e su quello che lui, cioè il dottor Ambrogio Marrone, giudica «oscenità e bassezza» ma che dovrebbe giudicare solo come reato o non reato: un giudice in genere fa questo, non divaga su un'eventuale «situazione di mercimonio del corpo femminile» e non si dilunga sulla «considerazione delle donne come semplici oggetti suscettibili di commercio». Se invece fa questo, un giudice, corre il rischio che le sue motivazioni - in campagna elettorale, peraltro - vengano strumentalizzate dai giornali: ed è ciò che il dottor Marrone mai avrebbe voluto, ne siamo certi.
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