domenica 6 aprile 2014

I MIEI AUGURI AD EUGENIO SCALFARI, 90 ANNI DI SOSTANZIALE SUCCESSO PERSONALE E SCONFITTE POLITICHE


Oggi Eugenio Scalfari compie 90 anni.  Insieme a Montanelli e Bocca è stato tra i grandi giornalisti dell'Italia repubblicana. Nella sua autobiografia scrive "ho avuto una vita non serena, ma fortunata e felice". Sicuramente è stata una vita di successo e in questo anche carattere e bravura hanno avuto un ruolo determinante. Personalmente, ho sempre ammirato il suo modo di scrivere ( da cui ho anche cercato di imparare) e condiviso  tante idee, specie in politica estera ( sempre stato comunque un atlantista senza tentennamenti negli anni dellea guerra fredda) ed economica.  Scalfari non è mai stato un comunista e nemmeno un socialista in economia, difendendo piuttosto la correttezza delle regole del Marcato. In questo senso è stato sempre un pugnace delle liberalizzazioni (più che delle privatizzazioni, contestando e anche combattendo peraltro i "boiardi di stato" come allora venivano chiamati i grandi commis delle principali imprese statali pubbliche) e un difensore della concorrenza ma quella VERA, mentre sappiamo che gli imprenditori, anche comprensibilmente (e incoerentemente), la auspicano quando devono conquistare posizioni di mercato, e la respingono quando godono di situazioni monopolistiche o quasi. Un Liberal insomma, all'americana.
In Politica è sempre stato avversario della Democrazia Cristiana, con una breve cotta per De Mita che però sperava essere un "innovatore" della Balena Bianca. Con Repubblica iniziò la lenta campagna di modificazione genetica del PCI, per cercare di occidentalizzarlo, farlo diventare "socialdemocratico", "laburista". Da lustri il quotidiano di Largo Focherini è il riferimento principale dei lettori "progressisti", soppiantando decisamente l'Unità, agonizzante, ma anche Il Manifesto. Gli fa concorrenza solo il Fatto Quotidiano, che l'ha copiato sull'anti berlusconismo, e oggi cavalca il grillismo e il giustizialismo. 
Nel campo della giustizia mi piace pensare che Scalfari abbia vissuto un po' un conflitto interiore tra il suo passato liberale radicale, e quindi garantista, e due pulsioni assolute : 1) l'idea che la gente vada educata, migliorata, guidata e da questo punto di vista anche la magistratura poteva e può essere utile bastonando i "reprobi" 2) l'odio per Berlusconi.
Mi è difficile pensare, forse perché non mi piace, ad uno Scalfari che "odia" qualcuno, ma penso che con Berlusconi sia accaduto, e l'unica cosa che ancora desidera il vecchio patriarca è la sicurezza della neutralizzazione politica definitiva del Cavaliere. Probabilmente il sogno vero è il carcere, ma credo che si accontenti anche della situazione attuale, con l'avevrsario decisamente marginalizzato e forse stavolta incapace di risorgere dalle sue ceneri.  Ecco, siccome già in passato, e più di una volta, lo aveva dato per sconfitto, probabilmente il timore di Scalfari è di vedere un'ennesima resurrezione dell'uomo che più ha aspramente combattuto per 30 anni, che il loro duello era iniziato prima, ai tempi del flop di Rete 4 e dell'acquisto di questa da parte di Berlusconi (1984). Seguì poi la guerra per la Mondadori (1989). Quando Berlusconi scende in politica, nel 1994, da tempo i due sono acerrimi nemici. 
Per 30 anni ho letto Repubblica, tutti gli editoriali domenicali di Scalfari, nonché le sue interviste e le sue inchieste. Anche quasi tutti i suoi libri, e sto leggendo la sua autobiografia, che nercisisticamente ha fatto uscire proprio in occasione di questo significativo genetliaco (novant'anni sono un compleanno prestigioso, specie poi raggiunti in questo modo).
So che tanti lettori del Camerlengo lo detestano, muovendogli critiche feroci, e alcune anche giustissime. L'uomo è ambiziosissimo e presuntuoso, convinto di avere sempre ragione  a dispetto dei fallimenti dei suoi progetti politici ( il "bacio di Scalfari" è mortale : Berlinguer, De Mita, Prodi, Veltroni, Bersani mentre Renzi, che gli sta antipatico assai, gode di ottima salute...). laddove assolutamente meglio gli è andata nel campo professionale e personale.
Scalfari morirà da uomo ricco, fondatore di un giornale, La Repubblica, che in poco tempo è diventato rivale del quotidiano nazionale per eccellenza, il Corriere della Sera, e più di quest'ultimo riferimento per centinaia di migliaia di lettori, per i quali Repubblica è una vera  e propria bibbia, bussola politica e sociale. 
Anche nella vita privata, inevitabilmente inquieta dato le caratteristiche del protagonista, è stato amato da tante donne, due contemporaneamente e per tanto tempo, ed è riuscito a sposarle entrambe (quest'ultima cosa in ordine ovviamente  successivo).
Un grande giornalista, nessuno potrà mai negarlo, nemmeno tra i detrattori (e gli invidiosi). Sull'uomo, come tutte le grandi personalità, si continuerà a dividersi. Certo Montanelli , mi sia concesso questa digressione in chiusura, è stato più rispettato dai suoi avversari, forse per aver mantenuto un distacco più signorile nelle sue pur tante battaglie, e per non essersi mai proposto come il depositario di "verità e giustizia".
Questa sì, un'arroganza insopportabile di Scalfari, che mi fece cessare di comprare il suo giornale ( diretto peraltro dall'antipatico e  illeggibile Mauro) e di leggerlo (ormai accade di rado). 
Ma resta un uomo che a me ha insegnato delle cose (tra cui quella che ci illudiamo, noi esseri umani, di prendere decisioni razionali... quasi sempre sono caratterere ed istinto a prevalere) e uno scrittore ammirato ed imitato. 
E quindi, auguri sinceri, Eugenio Scalfari

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