sabato 3 maggio 2014

" PERDERE E' COME MORIRE". TUTTO IL RESTO E', TRISTE, CONSEGUENZA


Non voglio nemmeno immaginare cosa uscirà dalla bocca di Conte dopo aver letto i giornali di oggi, che ieri gli ha detto bene che non erano usciti.
Tra i tanti commenti letti, riporto quello di Mario Sconcerti, sul Corriere, che sostanzialmente condivido.
A differenza di gente che conosco che oggi porterebbe l'acqua con le orecchie al sig. garcia - vedremo se lo faranno domani quando rodi non vincerà come adesso, che in genere Roma ha assimilato lo stile pretoriano : fedelissimi a chi vince - ho sempre scritto su questo Blog che Conte è persona antipatica, ossessionata dalla vittoria ( "per me perdere è morire" , mica lo dice per scherzo ! ) , del tutto incapace di autocritica e di accettazione dei meriti degli altri. In tre anni, MAI gli ho sentito dire, le volte che ha avuto un risultato negativo (poche in Italia, già di più in Europa) a) di aver sbagliato qualcosa b) che gli avversari erano stati più bravi. Forse solo col Bayern Monaco, lo scorso anno, e lì la colpa era della società che non gli mette a disposizione una rosa equivalente, il che è anche vero, ma mica accade per fare un dispetto a lui !. 
Credo peraltro sia un bravo tecnico, anche capace di cambiare modulo, che in tre anni ha vinto nettamente il campionato italiano, proponendo tre Juventus diverse.
La più bella, a parer mio, è stata la prima, che mangiava l'erba del campo con un pressing altissimo, e imprimendo un ritmo forsennato alla partita. Quella squadra faceva fatica a segnare perché mancava di veri goleador (infatti segnavano soprattutto i centrocampisti) , con Del Piero al canto del cigno, Vucinic che sappiamo veder poco la porta, Quagliarella discontinuo, Matri idem... Quella Juve non perse mai, e prevalse sull'ultimo Milan ancora fatto da campioni, poi ceduti o a fine carriera. Lo scorso anno, la Juve provò a ripetersi, ma, forse anche causa il maggior numero di partite ( il primo anno, importante, non disputava le coppe europee), la squadra fu meno brillante, ebbe meno continuità nell'imporre il proprio gioco, sia pure vincendo più facilmente, che, demolito il Milan, latitanti Inter e Roma, il solo Napoli cercò di contenderle lo scudetto senza avvicinarsi mai troppo. Finì con tre giornate di anticipo e 9 punti di vantaggio. 
Quest'anno è tutta un'altra Juve, che la mette molto più sul fisico che sulla corsa e il ritmo. Quasi mai si è vista la Juve padrona del campo della prima stagione, capace di dominare i 3/4 della partita. Forte di due attaccanti finalmente incisivi (Tevez ha fatto finora 19 gol, Llorente 15 ), la Juve controlla, si preoccupa di non subire contropiedi, e macina abbastanza compassata il suo gioco, fiduciosa che tanto il gol prima o poi lo farà. Come in effetti è stato, in campionato. E così si avvia a vincere il terzo scudetto con già più punti dello scorso, e solo l'altrettanto sorprendente passo della Roma ( ma entrambe fruiscono di una stagione mediocre delle altre squadre, specie le cd. "grandi", Inter e Milan, e quelle di fascia subito successiva, come Fiorentina e Lazio). Insomma, il famigerato campionato "non allenante" descritto da Capello e che tanto fece irritare il solito Conte, che tra i difetti acclarati ha pure quello di una permalosità a livelli mondiali.
Credo che la ragione di un ritmo più basso e di una squadra alla fine appesantita, stia in una rosa di cui Conte non si fida, e quindi nel fatto che nella Juve i titolari sono 13-14, non di più. Il poco turn over praticato ha fatto sì che disputando oltre 50 partite la squadra andasse amministrata e non potesse disputare quel gioco offensivo e dispendioso che più era piaciuto. 
Se poi i titolari si fanno male, o si appannano, diventa un guaio.
Insomma, paradossalmente il campionato alla fine vinto con più punti, con tanti record battuti, sarà anche quello che finisce ponendo più problemi per il futuro. Pirlo ha 36 anni, Buffon più o meno quelli, Pogba se ne vuole andare, Lichteinstener verrà ceduto, Barzagli, dopo due stagioni strepitose, ha avuto molti acciacchi ed è anche lui grandicello, Chiellini più o meno idem, gli attaccanti, per metà sono tutti in partenza e Llorente è probabilmente una buona alternativa, non un indispensabile, alle Tevez per intenderci.
Tutto questo non si è visto solo in Europa. Diciamo di più.
 Alla fine il bicchiere europeo è metà vuoto, però non si deve nemmeno esagerare. Sicuramente si è fatto male nel girone di Champions, mentre in Europa League la Juve ha superato bene i suoi tre turni prima della semifinale persa, senza essere surclassata, anzi, semmai facendo più dell'avversario - quest'ultimo però più efficace - da una squadra che ha già vinto a sua volta il campionato portoghese e che anche lo scorso anno arrivò in finale. Insomma, il Benfica non è nella prima fascia, ma a ridosso sì, esattamente dove si colloca la Juve. Se qualcuno la vedeva più in alto, s'illudeva.
Il problema sta in un gioco che deve ritrovare smalto. La Juve del girone di ritorno, con tante partite vinte con troppa sofferenza, nonostante il gap ricordato con le avversarie, deve essere riformata.
Questo dice l' Europa ma, a guardar bene, anche il campionato. 
Conte non vede tutto questo ? Io penso di sì, ma il suo "stile" è di non ammetterlo, pensando che se accusa sempre gli altri dà l'idea ai giocatori di essere protetti.
La scuola Mourinho.               Solo che lo Special One, alla presunzione, all'arroganza - per la quale sono in tanti a detestarlo - aggiungeva un'arte istrionica che Conte - e gli altri imitatori del portoghese - si sogna.
E così lo stile Mourinho divide, annoverando fan anche tra coloro che non tifano le sue squadre, ma sono ammirati ( o divertiti, come il sottoscritto) dall'uomo.
Conte, e quelli come lui, no. Hanno solo gli ultrà dalla loro parte.
Non un'ottima compagnia. 
Peccato, per lui, che, ripeto, come tecnico è bravo e merita gratitudine per aver riportato la Juventus sul tetto del campionato nazionale. 
Forse il Mister bianconero pensa che basta vincere per farsi perdonare l'antipatia. Magari ha ragione (presso i tifosi).  Solo che nessuno vince sempre. E quando perdi, se sei Ancelotti o Guardiola, le gente si alza e ti applaude lo stesso.
Se sei Conte ( e altri che non nomino), no. 



Accettare la Sconfitta Significa Capire
 la Diversità di uno Stile
 
Nel calcio le parole a caldo dopo sconfitte importanti non andrebbero mai ascoltate. La prima buona regola è non entrare in uno spogliatoio battuto. C’è grande stanchezza, quindi pochissimi freni inibitori. È allora che nascono le liti più dure e vengono fuori le analisi meno corrette, perché si ragiona solo di pancia, senza più uno grammo di zucchero in circolo. Ma quello che ha detto Conte dopo l’eliminazione con il Benfica va molto oltre, dimostra un’impreparazione alla sconfitta così profonda da diventare un limite. Se non sai perdere, non sai fino in fondo nemmeno insegnare a vincere. Non è rimontare il Sassuolo che ti fa crescere, è discutere un’eliminazione di questo livello che porta la sintesi e il passo avanti. Se non vedi i limiti della tua squadra, se ti rifugi sull’arbitro, se discuti il valore dei minuti di recupero senza accorgerti che sono stati 8, quanto mai si vede su nessun campo, se hai dimenticato che gli avversari erano alla fine in nove e in dieci per tutta l’ultima mezzora, non dai nessun aiuto alla tua squadra. Cerchi solo un modo maldestro di aiutare te stesso. Significa non capire, o dimenticare di colpo, che cos’è la Juve davvero. Che allenarla porta ad accettare con classe momenti del genere, gli stessi che spesso gli avversari dicono di subire dalla Juve. È troppo facile, troppo banale, pensare che quando si vince gli arbitri hanno arbitrato bene e quando si perde è colpa loro. Credo sia un’equazione a cui tutto il gruppo dirigente della Juve si senta estraneo. Il risultato e gli avversari vanno sempre rispettati, specie in una semifinale europea. Perché altrimenti saremo noi i prossimi a non essere rispettati e a meritarcelo. La Juve è la chiave del nostro movimento, un esempio dovuto e riuscito. Conte ha ridotto lo stile Juve dove poche altre volte era arrivato, nella stessa drammaturgia ostentata degli avversari peggiori. Sono convinto che a mente fredda se ne accorgerà anche lui. E sono sicuro che qualcuno nella Juve glielo ha già fatto notare. Il buono di una sconfitta è capirla. La Juve è stata eliminata due volte dall’Europa, segno che c’è un limite. Conte studi quel limite e lo risolverà. Il calcio si spiega e si cura sempre con il calcio. E in fondo fra quattro mesi si ricomincia.

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