Nel denunciare, come aveva fatto BH Levy ( http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2014/07/bh-levy-israele-si-difende-i-torti-non.html ) , gli episodi di anti semitismo in Europa, e più ricorrenti nella civilissima Parigi, che sempre si riaccendono quando riesplode il conflitto In Israele e Palestina, Battista cerca di ricordare l'ovvio : al di là di quello che si può pensare su come Israele eserciti il suo diritto (quello ce l'avrà sì ??) di difendersi dalle iniziative terroristiche di Hamas, resta inaccettabile che si perseguitino gli ebrei europei ( o dovunque essi si trovino), per quello che accade in Medio Oriente.
Ma l'Europa è un posto strano, dove all'impronta sanguinaria che ci ha accompagnato per secoli si è sostituita quella della viltà, che ben disprezzava Oriana Fallaci, di cui riportiamo un celebre, lucidissimo sfogo : "Io mi vergogno".
https://www.youtube.com/watch?v=7FuZ7-F2MNY
L’antico veleno
del pregiudizio
di PIERLUIGI BATTISTA
In un’Europa dove a Berlino, attorno a una moschea, hanno gridato «viva Hitler» e in Francia militanti pro Hamas danno l’assalto a una sinagoga con lo slogan « Mort aux juifs », in quest’Europa fragile e intossicata bisogna almeno prestare ascolto all’Anti-Defamation League quando denuncia un ambasciatore europeo in pectore , reo di aver bollato gli ebrei come «agenti di Satana» e beneficiari dell’«industria dell’Olocausto». Péter Szentmihályi Szabó, l’autore di queste dichiarazioni antisemite, sta infatti per occupare il ruolo di ambasciatore d’Ungheria in Italia. L’Anti-Defamation League chiede alle autorità italiane, e in primo luogo al presidente della Repubblica, di bloccare la sua nomina. È un segnale di allarme, non un’interferenza. La velocità con cui si stanno propagando i veleni dell’antisemitismo richiede risposte rapide, nitide, gravi quanto grave è il contesto che le giustifica.
L’Italia non è immune da questo catastrofico degenerare della critica anti israeliana nella resa agli stereotipi antisemiti mascherati da antisionismo. Hanno imbrattato le mura della sinagoga di Vercelli con scritte in cui si accusano tout court «gli ebrei» di esser complici del massacro di Gaza. Ogni critica, anche la più feroce, alla politica dello Stato di Israele è legittima. Si può pensare tutto il male possibile di una protesta davanti alle ambasciate e ai consolati israeliani: ma è libera contestazione di un governo, di una condotta bellica. Invece sembra che si sia sbriciolata la frontiera che divide la critica allo Stato di Israele e l’accusa indiscriminata agli «ebrei» sparsi nel mondo e in Europa in particolare. C’è qualcosa di mostruoso in un’Europa in cui le scuole ebraiche sono sotto il mirino dei terroristi, in cui i cortei sfociano negli assalti ai quartieri a forte insediamento ebraico (anche questo è accaduto a Parigi), in cui vengono minacciati e fatti bersaglio di raccapriccianti ingiurie i rabbini, come è successo in Olanda, in cui i pregiudizi del vecchio e repellente antisemitismo nazistoide si saldano con i nuovi pregiudizi «antisionisti», in cui è pericoloso indossare la kippah, in cui i bambini ebrei vanno a scuola con la paura disegnata sul volto dei genitori.
I primi a denunciare questa spaventosa deriva antiebraica e giudeofobica dovrebbero proprio essere i sostenitori della causa palestinese, gli spiriti più critici nei confronti dello Stato di Israele e della sua invasione della Striscia di Gaza. Dovrebbero essere loro a tracciare una linea di demarcazione invalicabile, a cacciare dalle loro manifestazioni gli energumeni antisemiti, a non permettere che a Roma ancora oggi si possano immaginare assalti al Ghetto ebraico dove il 16 ottobre del ’43 i nazisti deportarono uomini e donne sulla strada senza ritorno per Auschwitz. E invece tacciono. Fanno finta di non capire. Accettano commistioni intollerabili, si adeguano alla linea che non riconosce a Israele nemmeno il diritto di esistenza accanto a uno Stato palestinese, non spendono nemmeno una parola sui razzi sparati da Hamas per terrorizzare la popolazione civile delle città israeliane.
E allora, dentro un’Europa di nuovo così ostile nei confronti degli ebrei, è bene che le autorità italiane prendano sul serio l’appello accorato dell’Anti-Defamation League e si uniscano alla protesta contro un ambasciatore che avrebbe definito gli ebrei «agenti di Satana». Un piccolo segnale. Per una battaglia che vale la pena combattere.
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