E' stato Giuseppe Turani a riproporre in queste ore su FB un urticante ed esilarante post di Giudo Vitiellosul rapporto mistico e quasi incestuoso tra la Carta costituzionale e alcuni suoi fanatici cultori e (autoproclamatisi) custodi. E per rendere efficacemente l'idea, il grande giornalista va a riprendere il legame psicotico tra la vecchia madre e l'indimenticabile Antony Perkins di Psyco.
Uscito quasi un anno fa su Il Foglio, in occasione di una delle tante manifestazioni promosse da MicroMega e i suoi pasdaran, conserva tutta la sua attualità.
Da leggere (per chi non lo avesse già fatto) e poi (tutti) conservare golosamente
CARTA E PSYCO
La più fedele replica di Anthony Perkins, perfino nei tic e nella mimica nevrotica, è senz’altro il professor Zagrebelsky. Nel testo di convocazione di un’altra manifestazione a difesa della Carta, che darebbe filo da torcere al miglior analista, se la prendeva con la mentalità degli aspiranti riformatori: “Invece di cambiare se stessi, mettere sotto accusa la Costituzione. La colpa è sua! Non sarà invece che la colpa è vostra?”. Idea molto laica del diritto: sono gli uomini che devono piegarsi alla Scrittura, non il contrario, e se non ci riescono facciano almeno penitenza.
A benedire la manifestazione di oggi ci sono molte tipologie di feticisti della Carta, da don Ciotti (variante mistica), che tiene il Vangelo in una mano e la Costituzione nell’altra, e che presto troverà corrispondenze allegoriche tra i dodici articoli fondamentali e i dodici apostoli, a Barbara Spinelli (variante psicotica), convinta che la Costituzione “sarà compiuta quando i suoi princìpi s’estenderanno all’Europa”, o anche oltre, perché no, sognando una Via Lattea democratica fondata sul lavoro.
Come le migliori nevrosi, il feticismo costituzionale rischia di propagarsi ai figli, a giudicare da un capolavoro di comicità involontaria appena pubblicato da Salani, La Repubblica siamo noi, a cura di Gherardo Colombo e Roberta De Monticelli. Il volume raccoglie i più bei temi scritti dai ragazzi delle superiori a coronamento di un’iniziativa pedagogica di Libertà e Giustizia e dell’Anm. E in effetti i testi – scelti da una giuria dove spicca la divina Concita – sarebbero eccellenti, per una scuola coranica: “La Costituzione è uno dei più grandi capolavori mai realizzati nella storia”; “è una fonte di valori e virtù che ci conduce sulla via per un grande futuro: dobbiamo solo seguirla”; è “portatrice di valori assoluti e universali”; “è già dentro ciascuno di noi”, più intima del nostro intimo, come il Dio di Agostino. C’è anche il piccolo Franti della madrassa, l’infame che aveva riso all’idea dei corsi di Costituzione e che per castigo è stato iscritto d’ufficio dalla maestra: ora, convertito, ringrazia commosso i signori costituenti e i magistrati.
Ci sarebbe da ridere, se non fosse un thriller psicologico. Oltretutto, la concomitanza tra la manifestazione romana e il messaggio alle Camere di Napolitano illumina un’altra e decisiva analogia con Norman Bates, il figlio devoto che con la parrucca della cara mamma uccideva chiunque ne insidiasse il feticcio. Brandire la Legalità come un coltellaccio? Leggete l’ultimo appello di MicroMega firmato da Camilleri, Flores, De Monticelli e Spinelli, il punto più basso e autoparodistico del ventennio antiberlusconiano, sintomo di una idée fixe per la quale altro che Freud, non basterebbe l’elettroshock: l’indulto+amnistia, scrivono i nostri, “avrebbe come unici effetti più rilevanti quelli di fornire un salvacondotto tombale a Berlusconi”. E se proprio lo si deve votare, “chiediamo che siano esclusi tutti i reati per cui è condannato, imputato o indagato Silvio Berlusconi”.
Ci sarebbe da piangere, stavolta, ma di nuovo a prevalere è la paura. La paura di far la doccia sovrappensiero e veder sbucare un Flores in parrucca che ti pugnala a colpi di Costituzione.