giovedì 30 ottobre 2014

JUVE SCONFITTA IMMERITATAMENTE. MA E' LA MANCANZA DI GIOCO ( E DI GOL) IL VERO PROBLEMA


Nel calcio conta solo il risultato, si sa. Sacchi ci si danna da sempre attorno a questo imperativo, e va detto che il suo Milan cercava sempre la vittoria anche attraverso il bel gioco, ancorché l'applicazione esasperata del fuorigioco aveva qualche controindicazione in questo senso ( la famosa tonnara di centrocampo, con 20 giocatori racchiusi in 40 metri di campo...). Però leggere, come mi è accaduto da qualche parte, che il Genoa ha meritato la vittoria di ieri sera, con un gol al 94° con l'unica occasione da rete creata, dopo che una brutta Juve ne aveva comunque sciupate una mezza dozzina, mi sembra veramente esagerato. 
Pareggiare o perdere, contro le cosiddette piccole, con i tre punti per la vittoria e uno per il pareggio, non fa molta differenza, anzi, dal punto di vista della classifica, meglio , in due partite, vincere e perdere che pareggiare due volte. Questa regola, valida per tutti, è ancora più vera oggi nel campionato di calcio italiano dove la differenza tra le prime e le altre sembra essersi dilatata parecchio, e quindi un punto, anche in trasferta, è sempre più spesso perso. Peraltro, la sconfitta pesa  sempre dal punto di vista psicologico, inutile negarlo. 
Il problema però non sta qui. La Juve sta giocando MALE, e se è vero che gli episodi gli stanno girando per lo più contro, resta che alla fatica di concretizzare ( con Olimpiakos e Genoa nessun gol, col Sassuolo uno, ed è stato pareggio...solo lo Stadium continua a mantenere il suo tratto di antro inespugnabile) si aggiunge un gioco che appare involuto. La Juve di Conte era più determinata, anche se, nell'ultimo anno, anche quella si stava un po' imborghesendo, affidandosi molto alle giocate dei singoli, Tevez in testa, ma anche Vidal (che dal girone d'andata dello scorso anno è però un altro giocatore, in peggio), Pogba e naturalmente Pirlo (che ha un anno in più, è reduce da un lungo infortunio ed ha ritrovato Allegri...). Delle punte, quelle più vogliose partano dalla panchina, e una spesso non entra se non per pochi minuti (Giovinco). 
Allegri, lo abbiamo visto, preferisce il possesso palla alla ricerca della verticalizzazione, ma questo, quando a farlo non sono piedi eccelsi come quelli di Xavi, Iniesta , Fabregas, Busquè per non parlare di Messi, spesso è sterile, oltreché noioso.
Insomma, il problema non è la sconfitta, assolutamente immeritata, come lo era stata quella contro i Greci, ma il gioco che latita.
E poi, se è vero che non meritiamo di perdere, è anche vero che nemmeno ci sono state negate delle vittorie .
E, come detto, anche coi pareggi si perdono gli scudetti.



Juve sconfitta dal Genoa, Allegri: “I campionati si vincono e perdono in 38 partite”

Il tecnico bianconero: «A volte quando la palla non va dentro le partite si perdono. Avevamo un buon bonus sulla Roma, ma ce lo siamo giocati»

ANSA
Il tecnico Massimiliano Allegri
Non è stata una sconfitta indolore. Musi lunghi, poca voglia di parlare e tanta rabbia animano la Juve dopo il ko all’ultimo secondo contro il Genoa. “C’è grande amarezza – twitta Claudio Marchisio nella notte rientrando da Marassi -: perdere dopo non aver mai subito tiri in porta, e creando ottime occasioni, non è facile da accettare. Ora dobbiamo solo pensare alla prossima gara, cogliendo subito l’occasione per tornare a vincere”. Sabato i bianconeri saranno impegnati nuovamente in trasferta, ad Empoli, ma questa volta non ci sono più possibilità di sbagliare dopo l’aggancio della Roma in vetta alla classifica. “I campionati si vincono e perdono in 38 partite – ricorda Massimiliano Allegri -, a volte quando la palla non va dentro le partite si perdono. Avevamo un buon bonus sulla Roma, ma ce lo siamo giocati”. 
Il tempo per rimediare è poco, visto che ogni tre giorni la Juve scende in campo, e i margini di manovra sono pochi considerando gli infortuni che hanno colpito la squadra campione d’Italia e il calo psicofisico dei “top player” bianconeri (da Vidal a Pogba, passando per Tevez, Llorente e Pirlo). “Se guardo i numeri sono preoccupato – analizza il tecnico Allegri -, ma non lo sono perché a Sassuolo ci sta che la squadra doveva fare meglio. Ma contro il Genoa abbiamo fatto il possibile per conquistare il successo, però prendere un gol a trenta secondo dalla fine ci deve servire per il futuro. Siamo stati dei polli perché l’abbiamo persa da soli questa partita”.  
La Juve non ha apprezzato il prato di Marassi (“Abbiamo giocato su un campo impresentabile: sembrava un terreno di 40 anni fa”, denuncia Allegri) e si rammarica di quel punto perso in extremis dopo aver colpito due pali (uno per tempo con Llorente e Ogbonna). “Lo 0-0 non ci sarebbe andato bene – dice l’allenatore bianconero -, ma non era una partita da perdere”. La delusione si mischia alla rabbia per il primo ko in campionato, che curiosamente matura per 1-0 in una sfida giocata mercoledì sera lontano da Torino. Come a Madrid ed Atene in Champions, senza dimenticare lo zampino dell’ex Matri nell’azione dell’1-0 e del gol di Antonini: uno che aveva accusato Allegri di averlo cacciato dal Milan. La vendetta è stata servita nel modo più gelido, anche se il genonano pensa ad altro: “E’ una storia passata – risponde il match-winner -: volevo segnare davanti al mio pubblico e ne avevo bisogno dopo un aver passato un periodo difficile”.

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