domenica 16 novembre 2014

IN AUSTRALIA RENZI INCONTRA MODI MA DEI MARO' NON SI PARLA E GENNAIO E' VICINO


I post sui Marò non hanno grande appeal. Vuoi mettere una succulenta cronaca sui vari assassini - per la gente, per i processi ancora non si sa - come Stasi, Meredith o Bassetti ?
Però a me è una questione che sta a cuore. Sono convinto che non si tratti di assassini, che, se veramente hanno ucciso i due pescatori indiani, è stato per l'errore di chi intima l'alt e, alla disobbedienza dell'altro, apre il fuoco sbagliando mira, e comunque che è inaccettabile che dopo 1000 giorni - quasi tre anni ! - gli indiani nemmeno abbiano iniziato il loro processo, né l'Italia abbia attivato la richiesta di arbitrato internazionale, contestando la competenza giurisdizionale dell'India, visto che l'incidente è avvenuto in acque internazionali, i marò sono dei militari in missione e si trovavano a bordo di una nave italiana che dovevano proteggere. 
Danilo Taino è il giornalista che sul Corriere ha sempre eseguito la vicenda, schierandosi nel filone dei "diplomatici", quelli che pensano che la partita vada giocata con prudenza, pazienza, nella consapevolezza che gli indiani sono interlocutori tosti, afflitti da un forte complesso coloniale e quindi ostili ad ogni atteggiamento che possa essere scambiato di debolezza nei confronti degli stranieri. 
Lo hanno sperimentato anche nazioni ben più forti della nostra, anche di recente.  Ebbene, anche Taino ora mostra dubbi. Va bene la prudenza, ma dopo 3 anni quanta pazienza ancora ci vuole ? E soprattutto,  il giornalista adombra, nel suo articolo odierno, che da quando la presidenza del consiglio ha avocato a sè la vicenda, nulla più si sa di cosa effettivamente si stia facendo per risolvere la vicenda.
Il lavoro precedente azzerato, al posto di quello ? A Brisbane, secondo sempre Taino, dove era presente anche il presidente indiano Modi, si sarebbe persa una buona occasione.
Siamo a metà novembre, a gennaio Latorre avrà finito il suo "permesso di convalescenza" e dovrebbe rientrare. Lo si lascerà partire, nonostante siano passati altri mesi senza che NULLA in India si sia mosso, né sul piano diplomatico che processuale ?
E se non partisse, cosa accadrebbe a Girone, costretto in terra straniera ma almeno non in prigione ? 
Il "ghe pensi mi" trasportato da Arcore a Firenze pare che funzioni male tanto quanto. 




I marò, Modi e 
la «mediazione di Piombino» 
  

Quello di ieri tra Matteo Renzi e Narendra Modi, al G20 di Brisbane, non è stato ciò che nei rapporti tra Paesi si chiama un incontro bilaterale, cioè una riunione preparata dalle diplomazie nella quale ci si siede a discutere dei rapporti rilevanti tra due governi. È stato uno svelto scambio di vedute che pare abbia toccato anche, forse solo, la questione marò. Alla fine del quale il presidente del Consiglio italiano ha detto che la conversazione è stata «interessante e importante» ed è servita a «stabilire o ristabilire» un contatto diretto con il primo ministro indiano.
Ci si aspettava che il contatto fosse già in essere, dal momento che tra meno di due mesi la convalescenza in Italia di Massimiliano Latorre finirà e a quel punto il marò rischia di raggiungere il suo commilitone Salvatore Girone a New Delhi. Il fatto che la riunione del G20 non sia potuta diventare l’occasione di un incontro bilaterale indica che la « quiet diplomacy » che l’Italia ha scelto nella gestione della vicenda dei due fucilieri, ribadita ancora ieri da Renzi, non ha prodotto quella svolta che molti speravano di vedere proprio al vertice dei Venti in Australia. In un incontro strutturato, si discute e si possono avanzare proposte per migliorare la relazione tra due Paesi, per rendere positivo il clima e dunque affrontare con meno tensioni i dossier più difficili.
Uno scambio di battute mordi e fuggi, invece, presuppone al più un’offerta altrettanto mordi e fuggi. E questo sembra stia avvenendo. Ieri, infatti, Renzi ha anche ricordato che gli indiani stanno investendo in Italia: l’ipotesi di favorire l’acquisto dell’acciaieria di Piombino (ex Lucchini) da parte del magnate indiano Sajjan Jindal, che ha fatto un’offerta e che Renzi ha già avuto modo di incontrare, in cambio di un occhio benevolo di Modi nel caso di Girone e Latorre era definita assurda e data per esclusa fino a pochi giorni fa. Ieri è tornata in scena.
Il dato di fatto è che il lavoro svolto nei mesi scorsi dai ministeri degli Esteri e della Difesa e dal team di avvocati messo in campo, per preparare una soluzione forte, è come sparito da quando la presidenza del Consiglio ha avocato a sé il caso marò

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