Abbiamo riportato, anche nel recente passato, gli interventi in tema di Giustizia dell'avv. Valerio Spigarelli, per 4 anni valente presidente dell'Unione Camere Penali (bellissima l'intervista rilasciata a Giancarlo Perna centrata sulla separazione delle carriere http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2014/06/un-grandissimo-spigarelli-la.html e anche l'articolo sull'abuso della custodia cautelare http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2013/10/valerio-spigarelli-e-labuso-della.html ).
Oggi è il turno del suo successore, il collega Beniamino Migliucci, che scrive una sua articolata riflessione sulla posizione dell'associazione nazionale magistrati, autoconvocatosi di urgenza domenica, in considerazione che veramente quella gatta morta (così deve sembrargli il ministro della Giustizia, educato, garbato ma non genuflesso) di Orlando potrebbe fargli lo scherzetto da prete di fare una miniriforma della giustizia ignorando i loro veti e i loro imperativi.
Sia mai ! Già il CSM, dimostrando una volta di più perché se ne chieda a gran voce il radicale cambiamento, essendo da tempo mero organo portavoce della categoria dei magistrati, aveva opinato tutto il male possibile delle idee che stanno prendendo corpo, particolarmente in materia di responsabilità civile dei giudici. Il Guardasigilli non si è scomposto, e davanti ai sepolcri imbiancati di palazzo dei marescialli, è ricorso all'artificio delle domande retoriche : " L'attuale disciplina della responsabilità civile garantisce la tutela del cittadino ? E' aupicabile che sia solo lo stato a risponderne ? E questo gioverebbe al prestigio della giustizia e dei giudici ?".
Sciorinando poi dati imbarazzanti, a cui loro signori in toga non rispondono mai : dal 1988 (data di approvazione della legge Vassalli) al 2010 sono state proposte appena 400 cause per la responsabilità civile (a fronte di oltre 4 milioni di errori giudiziari dal dopoguerra, fonte Eurispes, mai smentita dal ministero), solo 34 (??!!) hanno superato il vaglio di ammissibilità (affidato a chi ? ma ai giudici ovvio !!), 18 sono state decise e 4 (?!?!?!) si sono concluse con una condanna dello Stato.
Sono numeri Dr. Sabelli, ostinati, cocciuti, ma voi la fate facile, ignorandoli. Così come ignorate i biasimi e le condanne delle istituzioni europee, proprio per questi ostacoli e filtri posti contro i cittadini che vogliono rivalersi per gli errori dei giudici.
Migliucci ricorda cose note, ma che è sempre bene non smettere di ribadire : la necessaria terzietà del Giudice, che deve quindi smettere di essere professionalmente collega del PM, il problema delle indagini interminabili, che non si sa mai veramente quando iniziano, e che sono la causa prima del fenomeno prescrizionale (anche qui i magistrati hanno pronto la soluzione : eliminare la prescrizione. Così, da fine pena a fine processo MAI), il completamento e l'effettività del processo accusatorio, in un equilibrio effettivo tra accusa e difesa.
E chiude citando ancora il Ministro Orlando, evidentemente rivolto ai signori magistrati :
"Credo che nessuno possa chiamarsi fuori, nessuno può puntare il dito sulle inefficienze altrui, senza avere prima esaminato le proprie".
Vi spiego perché le proteste dei magistrati sono infondate
L’assemblea generale dell’Associazione nazionale magistrati ha ritenuto di non deliberare, per il momento, un’astensione, probabilmente perché sarebbe stato impopolare e incomprensibile per la debolezza degli argomenti di natura corporativa e sindacale.
Non sarebbe stato compreso da nessuno il motivo per cui incidere sulle ferie e sulla responsabilità dei magistrati, adeguandosi alle raccomandazioni europee, dovesse ritenersi un attentato o un rischio per l’autonomia e per l’indipendenza della magistratura, come paventato anche ieri al ministro Orlando dal vice Presidente del Csm Giovanni Legnini. Che lo Stato risponda per i danni causati con dolo o colpa grave è, invece, un fatto normale, che nulla ha a che vedere con la libertà, il prestigio e l’indipendenza della magistratura, anzi serve a rafforzarne la credibilità.
Assemblea ha deciso, tuttavia, lo stato di mobilitazione e indetto per l’11 dicembre 2014 assemblee distrettuali pubbliche con eventuali “brevi sospensioni delle udienze”. Ha altresì stabilito per il 17 gennaio 2015 la “Giornata per la giustizia”, al fine di diffondere la “corretta” informazione sull’attività giudiziaria. Di fatto, sia nel primo che nel secondo caso, si tratta di astensioni “mascherate”, nelle quali si intende diffondere, in modo unilaterale, la posizione espressa nella delibera, indifendibile nel caso avesse trattato solo di ferie e responsabilità civile: e allora, ecco che l’Assemblea di Anm ha ritenuto di nobilitare il proprio dissenso facendo riferimento a sacri principi da difendere e a istanze di carattere generale.
Si è così sottolineato che la riforma della giustizia non deve passare attraverso “la riforma dei giudici e del loro stato giuridico”, che il processo penale deve essere semplificato nel rito, che è urgente riformare la prescrizione escludendo il suo decorso almeno dopo la sentenza di primo grado “eliminando le storture di un sistema che vanifica anni di lavoro”, e che è necessario rafforzare gli strumenti di contrasto alla corruzione e alla criminalità organizzata ed economica.
L’Anm ha, infine, sottolineato le disfunzioni organizzative e le mancanze di organico anche del personale amministrativo. L’unico punto su cui siamo d’accordo è quest’ultimo: il resto corrisponde, in parte, a un deja vu, e in parte, al desiderio di avere ancora maggiori strumenti d’indagine, di allungare i tempi del procedimento, di semplificare il rito che, tenuto conto dei pareri precedentemente espressi dall’Anm, sembrerebbe evocare qualche taglio delle impugnazioni.
Su questi aspetti, sia chiaro, siamo pronti e da sempre a confrontarci in un dibattito non ideologico, ma, in realtà, nel caso sono argomenti riempitivi di un vuoto di idee che vogliono fornire contenuti a una protesta invece autoreferenziale, che nasconde insofferenza per decisioni assunte senza subire pressioni. Tanto per replicare, comunque, diciamo subito che la vera riforma della giustizia passa necessariamente proprio attraverso l’intervento sul Titolo IV della Costituzione e l’ordinamento giudiziario, al fine di dare completa attuazione all’art. 111 Cost., perché senza un giudice strutturalmente terzo le altre riforme perderebbero di significato.
L’Anm “rifiuta” di discutere in merito, il che rappresenta un ingiustificabile arroccamento culturale, che non tiene conto della separazione dei poteri, della circostanza che l’ordinamento della magistratura riguarda tutti i cittadini e della necessità, in questa prospettiva, anche di riformare il Csm. L’idea di sospendere i tempi della prescrizione dopo la sentenza di primo grado è tanto sbagliata quanto improvvida, perché allungherebbe i tempi del procedimento invece che abbreviarli e non considera che le prescrizioni negli ultimi anni sono diminuite di quasi la metà, mentre il 70 per cento delle stesse matura già nella fase delle indagini preliminari.
La cura, dunque, sarebbe ancora peggio della malattia! Il tema della prescrizione viene riproposto strumentalmente senza tenere conto che per rendere ragionevole la durata del processo bisogna innanzitutto eliminare disfunzioni organizzative, attuare riforme organiche che devono riguardare anche il diritto penale sostanziale e avere un giudice realmente terzo che eserciti un controllo effettivo nella fase delle indagini anche sul momento di iscrizione nel registro degli indagati.
Il richiamo al rafforzamento della lotta alla criminalità organizzata e alla corruzione, per come proposto, rivela anch’esso l’intento di sollecitare facili adesioni, perché si tratta di temi che, avulsi da un dibattito serio anche sul fronte delle garanzie, trovano terreno fertile in un’opinione pubblica sensibile al tema della sicurezza. La genericità dei riferimenti alla base della mobilitazione rivela, tuttavia, il vero scopo, e cioè di condizionare la politica per quanto riguarda le decisioni che sembrano assunte in particolar modo rispetto alla responsabilità civile dei magistrati.
La delibera proclama, infatti, lo stato di mobilitazione «non escludendo le ulteriori forme di protesta che si rendessero necessarie rispetto a modifiche della responsabilità civile che incidano sulla indipendenza e sulla autonomia della magistratura» e svela le vere ragioni di una protesta tutta sindacale ed esercitata ciecamente. Se l’Anm intende protestare per ferie e responsabilità civile è evidentemente libera di farlo poiché nella sua natura sindacale, ma è bene non confondere la lana (delle rivendicazioni corporative) con la seta (del dibattito sulla giustizia).
Vogliamo sperare che il Governo e la politica respingano pressioni totalmente inopportune, che non favoriscono il confronto e il dibattito sulla giustizia e l’evoluzione del Paese verso forme più responsabili di esercizio della giurisdizione. Ha ragione, in questo senso, il ministro Orlando quando rammenta che «la riforma della giustizia è una sfida per tutti e richiama ognuno di noi all’esigenza del cambiamento. Credo che nessuno possa chiamarsi fuori, nessuno può puntare il dito sulle inefficienze altrui, senza avere prima esaminato le proprie».
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