mercoledì 12 novembre 2014

COMPLIMENTI MOLESTI ? DIPENDE DA CHI LI FA. SELVAGGIA LUCARELLI CONTRO LA DEMONIZZAZIONE DEI FISCHI MASCHILI PER STRADA


Probabilmente alcune lettrici penseranno che nell'articolo di Selvaggia Lucarelli ci sia molto autocompiacimento, visto che nel raccontare cosa avviene alle belle donne per strada, la giornalista pop indulge a molti lusinghieri esempi personali.
Può darsi che questa componente non manchi, ma non c'è da dubitare che una donna con le caratteristiche fisiognomiche della Lucarelli incontri il favore nazional popolare del gusto maschile. 
Resta che le sue considerazioni le trovo per lo più sensate, ancorché condite, com'è nello stile letterario del personaggio, con  molti passaggi ironici, esempi paradossali, la ricerca della battuta accattivante.
Il teme è il recente fenomeno di ragazze piacenti (anche più che tali) che camminando per strada registrano i commenti ricevuti dai passanti di sesso maschile, per denunciare l'inferno di molestie subito...
La cosa, partita da NY, si è subito diffusa in Italia, con titoli intriganti e preoccupanti di 100 molestie in 10 ore (10 ore per strada ? non c'hanno un cacchio da fare ste giovanotte ??).
Selvaggia Lucarelli, una donna, e non certo una geisha, che, sia per temperamento che per vicissitutini personali, non è tenera con l'altro sesso, decide insospettita di guardare da vicino queste "molestie" e si accorge che nella quasi totalità dei casi si tratta di complimenti, a volte magari non raffinatissimi. Anche un fischio rientra in questa categoria. La molestia è ALTRA cosa, seria, di cui sicuramente le donne sono vittime e che è giusto che sia biasimata e sanzionata. Perché questo possa accadere, è bene che ci si ritrovi però su una definizione generalmente accettabile, ché se si deve tenere conto della sensibilità di ciascuno si rischia di dilatare troppo lo specchio e col finire che "tutti molesti, nessuno molesto". 
Ecco, per Selvaggia Lucarelli è molesto l'uomo che non si limita a esprimere, magari con voce sonora in modo che la piazza  lo senta, o con un fischio prolungati, il proprio apprezzamento (sperabilmente non volgare, ma quelli letti nell'articolo non lo sono ), ma poi ti viene dietro, ti tampina, come diciamo noi a Roma. E' molesto, e peggio, il contatto fisico, anche solo per trattenerti un attimo ad ascoltare le proprie avances verbali, per non parlare di quando si va oltre (su autobus e metro affollate, toccamenti e "adesioni",sono ancora in triste voga, a quanto so).
Esagerando invece, come detto, si corre il rischio tipico della storiella del "al lupo al lupo". Le gente (ma anche le forze dell'ordine) non ti prende più sul serio e quando il lupo è vero, sei sola. 
"Tanto lo siamo lo stesso", l'obiezione che mi aspetto. Non è sempre vero. Personalmente, un paio di volte mi sono trovato ad assistere a casi di condotte spiacevoli di un uomo verso una donna e non sono mi sono fatto i fatti miei. Sono certo che molte persone che conosco avrebbero fatto esattamente lo stesso. 
Chiudo anche io sdrammatizzando. A Claudia Kohl, prima della "redenzione", un intervistatore chiese quando secondo lei un complimento fosse molesto. L'allora attrice rispose maliziosa "Dipende", "Da cosa ?" "Da chi lo fa".



Donne filmate in strada

Selvaggia: il fischio non è molestia.


Selvaggia: il fischio non è molestia. E voi cosa ne pensate?
Era qualche giorno che riflettevo su questo esperimento partito da New York e poi arrivato anche a casa nostra di filmare la passeggiata di una donna e registrare i numerosi commenti maschili al suo passaggio. C’era, nell’esperimento, qualcosa che non mi convinceva fino in fondo. Poi ieri ho acceso la tv e guardando Sky Tg24 Pomeriggio mi sono imbattuta in un teatrino sconcertante. C’era un deputato della Lega, Cristian Invernizzi, che disquisiva di questioni politiche con una certa pacatezza. In studio, la conduttrice Paola Saluzzi e l’eurodeputato Lara Comi. A un certo punto, Invernizzi afferma che "in Italia c’è una democrazia stuprata". Apriti cielo. La chioma rossa della Saluzzi si incendia che manco la fiamma sull’altare della Patria e la conduttrice lo interrompe bruscamente, dando vita ad un inatteso cazziatone della serie "La prego, la invito a non utilizzare il termine stupro con tutto quello che questo termine significa per le donne… ritiri quello che ha detto non le consento di dire queste cose…". Invernizzi la guarda basito. Perfino la Comi, che da "il rossetto rosso invecchia" a "non è tanto il caldo, è l’umidità" quando c’è un po’ di populismo spiccio si butta a pesce, non capisce se la Saluzzi sia seria o abbia iniziato con gli psicofarmaci.


Dopo lo sconcerto iniziale, il deputato leghista le fa notare che dire "stuprare la democrazia" non offende le donne, non sminuisce una cosa seria come la violenza sessuale e che è in uso utilizzare tale verbo in maniera metaforica. A questo punto chissà cosa avrà pensato la Saluzzi di Matteo Renzi quando ha dichiarato "Io una maggioranza con chi mi accusa di stuprare la Costituzione non la farei" con riferimento a Sel. Come minimo si sarà convinta che il premier abbia utilizzato il libro della Costituzione per costringere ad atti contronatura il povero Vendola. E insomma, terminato il teatrino surreale, sono tornata a pensare ai video delle passeggiate delle donne a New York e poi a Auckland e a Roma e a Napoli e così via e ho deciso di andare al di là dei titoli ad effetto (“100 molestie in dieci ore”) e di riguardarli con attenzione, perché fin dall’inizio mi era parso che “l’effetto Saluzzi” fosse dietro l’angolo, come uno stupratore seriale. E allora, andiamole ad analizzare queste molestie.
Le cento molestie newyorkesi sono sostanzialmente una decina di "Hey baby!", una ventina di "Hey beautiful", una decina di "Nice!", qualche "Damn!" ("accidenti!") sparso, più di un "Have a nice day!" e così via. Il tutto pronunciato senza avvicinarsi alla ragazza, senza allungare una mano, senza una particolare insistenza. 
In un solo caso un tizio, decisamente inquietante e molesto, la segue affiancandola per alcuni minuti. Per il resto, io di individui degni di essere ribattezzati molestatori non ne ho visti. Ho visto qualche cretino, qualche innocuo bavoso, qualche gradasso. Ho visto qualche testa girarsi e qualche gomitata complice tra amici, ma onestamente nulla (a parte il tizio che l’ha seguita ) che possa turbare una donna. Infastidirla o imbarazzarla, forse, ma se quelle sono molestie, io dai tassisti in fila nelle varie stazioni ferroviarie di Italia sono stata stuprata più volte. I tassisti romani poi, col loro entusiasmo pirotecnico ogni volta che salgo sulla macchina di un collega, dovrebbero marcire a San Vittore dopo aver subito evirazione chimica per avermi stuprata più volte con i loro "Anvedi che fata!" o "Quanto sei bona!". E in effetti, il video girato a Roma non racconta una realtà tanto diversa. Le terribili molestie sono una sflilza di "Single?", "Ciao!", "Bellissima!", pure un aulico "Ma gli angeli non volano?". Più di un uomo chiede "Come stai?" o "Stai bene?", che voglio dire, io più che definire molestatore un uomo che si preoccupa di come sto, lo definirei "attento e premuroso", forse me lo porterei pure a casa. Insomma, finirei per molestarlo io.
Nel video girato a Napoli la ragazza in questione è decisamente più gnocca e appariscente delle altre. Eppure, i molestatori si limitano a qualche fischio, qualche bacio da lontano con schiocco, molti "Bellissima!", un improbabile "Sono lentine o occhi tuoi?" e un clamoroso "Nientedimeno!?". 
Con questo non voglio dire che sguardi addosso e commenti inopportuni non possano essere fastidiosi, ma bisogna distinguere tra molestia e colore, tra inopportuno e goliardico, tra invadenza e lusinga. Perché diciamolo: il "sei bella" detto da uno sconosciuto quel giorno in cui siamo uscite di casa sentendoci dei cessi a pedali, può anche far piacere, talvolta. Alimentare l’autostima. Una comitiva che urla volgarità al tuo passaggio è altro. È branco, molesto e urticante. Un uomo che ti segue continuando a chiederti il numero di telefono è un molestatore. Ma ogni caso è a sé, e mettere insieme frasette innocue pronunciate dallo sfigato di turno con atteggiamenti realmente molesti banalizza un principio importante, che è quello del rispetto per le donne, toglie significato alla parola molestia e dà vita ad un femminismo spiccio che alle donne fa più male che bene. Io ho un’amica che è stata affiancata al semaforo da un ragazzo, abbagliato dalla sua bellezza, e un anno dopo se l’è sposato. Vi garantisco che non vi è stato abuso e non è stato un matrimonio riparatore.
Nel film Malena, le conturbanti camminate della Bellucci con gli sguardi allupati dei compaesani e gli apprezzamenti in dialetto sono entrate nella storia del cinema perché raccontavano il desiderio, non certo la molestia. In tante pellicole anni ’50 il fischio per strada alla Allasio di turno era folclore, non uno strizzare l’occhio allo stupro. Poi certo, in un mondo ideale dovremmo essere libere di girare per strada senza vedere strisce di bava sul marciapiede. Ma preferisco un "Sei bella" detto con garbo alla fermata dell’autobus che un "Non si dice democrazia stuprata!" pronunciato da una talebana del femminismo da bar.

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