Probabilmente alcune lettrici penseranno che nell'articolo di Selvaggia Lucarelli ci sia molto autocompiacimento, visto che nel raccontare cosa avviene alle belle donne per strada, la giornalista pop indulge a molti lusinghieri esempi personali.
Può darsi che questa componente non manchi, ma non c'è da dubitare che una donna con le caratteristiche fisiognomiche della Lucarelli incontri il favore nazional popolare del gusto maschile.
Resta che le sue considerazioni le trovo per lo più sensate, ancorché condite, com'è nello stile letterario del personaggio, con molti passaggi ironici, esempi paradossali, la ricerca della battuta accattivante.
Il teme è il recente fenomeno di ragazze piacenti (anche più che tali) che camminando per strada registrano i commenti ricevuti dai passanti di sesso maschile, per denunciare l'inferno di molestie subito...
La cosa, partita da NY, si è subito diffusa in Italia, con titoli intriganti e preoccupanti di 100 molestie in 10 ore (10 ore per strada ? non c'hanno un cacchio da fare ste giovanotte ??).
Selvaggia Lucarelli, una donna, e non certo una geisha, che, sia per temperamento che per vicissitutini personali, non è tenera con l'altro sesso, decide insospettita di guardare da vicino queste "molestie" e si accorge che nella quasi totalità dei casi si tratta di complimenti, a volte magari non raffinatissimi. Anche un fischio rientra in questa categoria. La molestia è ALTRA cosa, seria, di cui sicuramente le donne sono vittime e che è giusto che sia biasimata e sanzionata. Perché questo possa accadere, è bene che ci si ritrovi però su una definizione generalmente accettabile, ché se si deve tenere conto della sensibilità di ciascuno si rischia di dilatare troppo lo specchio e col finire che "tutti molesti, nessuno molesto".
Ecco, per Selvaggia Lucarelli è molesto l'uomo che non si limita a esprimere, magari con voce sonora in modo che la piazza lo senta, o con un fischio prolungati, il proprio apprezzamento (sperabilmente non volgare, ma quelli letti nell'articolo non lo sono ), ma poi ti viene dietro, ti tampina, come diciamo noi a Roma. E' molesto, e peggio, il contatto fisico, anche solo per trattenerti un attimo ad ascoltare le proprie avances verbali, per non parlare di quando si va oltre (su autobus e metro affollate, toccamenti e "adesioni",sono ancora in triste voga, a quanto so).
Esagerando invece, come detto, si corre il rischio tipico della storiella del "al lupo al lupo". Le gente (ma anche le forze dell'ordine) non ti prende più sul serio e quando il lupo è vero, sei sola.
"Tanto lo siamo lo stesso", l'obiezione che mi aspetto. Non è sempre vero. Personalmente, un paio di volte mi sono trovato ad assistere a casi di condotte spiacevoli di un uomo verso una donna e non sono mi sono fatto i fatti miei. Sono certo che molte persone che conosco avrebbero fatto esattamente lo stesso.
Chiudo anche io sdrammatizzando. A Claudia Kohl, prima della "redenzione", un intervistatore chiese quando secondo lei un complimento fosse molesto. L'allora attrice rispose maliziosa "Dipende", "Da cosa ?" "Da chi lo fa".
Donne filmate in strada
Selvaggia: il fischio non è molestia.
Era qualche giorno che riflettevo su questo esperimento partito da New York e poi arrivato anche a casa nostra di filmare la passeggiata di una donna
e registrare i numerosi commenti maschili al suo passaggio. C’era,
nell’esperimento, qualcosa che non mi convinceva fino in fondo. Poi ieri
ho acceso la tv e guardando Sky Tg24 Pomeriggio mi sono imbattuta in un
teatrino sconcertante. C’era un deputato della Lega, Cristian
Invernizzi, che disquisiva di questioni politiche con una certa
pacatezza. In studio, la conduttrice Paola Saluzzi e l’eurodeputato Lara
Comi. A un certo punto, Invernizzi afferma che "in Italia c’è una
democrazia stuprata". Apriti cielo. La chioma rossa della Saluzzi si
incendia che manco la fiamma sull’altare della Patria e la conduttrice
lo interrompe bruscamente, dando vita ad un inatteso cazziatone della
serie "La prego, la invito a non utilizzare il termine stupro con tutto
quello che questo termine significa per le donne… ritiri quello che ha
detto non le consento di dire queste cose…". Invernizzi la guarda
basito. Perfino la Comi, che da "il rossetto rosso invecchia" a "non è
tanto il caldo, è l’umidità" quando c’è un po’ di populismo spiccio si
butta a pesce, non capisce se la Saluzzi sia seria o abbia iniziato con
gli psicofarmaci.
Dopo lo sconcerto iniziale, il deputato
leghista le fa notare che dire "stuprare la democrazia" non offende le
donne, non sminuisce una cosa seria come la violenza sessuale e che è in
uso utilizzare tale verbo in maniera metaforica. A questo punto chissà
cosa avrà pensato la Saluzzi di Matteo Renzi quando ha dichiarato "Io
una maggioranza con chi mi accusa di stuprare la Costituzione non la
farei" con riferimento a Sel. Come minimo si sarà convinta che il
premier abbia utilizzato il libro della Costituzione per costringere ad
atti contronatura il povero Vendola. E insomma, terminato il teatrino
surreale, sono tornata a pensare ai video delle passeggiate delle donne a
New York e poi a Auckland e a Roma e a Napoli e così via e ho deciso di
andare al di là dei titoli ad effetto (“100 molestie in dieci ore”) e
di riguardarli con attenzione, perché fin dall’inizio mi era parso che
“l’effetto Saluzzi” fosse dietro l’angolo, come uno stupratore seriale. E
allora, andiamole ad analizzare queste molestie.
Le cento molestie newyorkesi sono
sostanzialmente una decina di "Hey baby!", una ventina di "Hey
beautiful", una decina di "Nice!", qualche "Damn!" ("accidenti!")
sparso, più di un "Have a nice day!" e così via. Il tutto pronunciato
senza avvicinarsi alla ragazza, senza allungare una mano, senza una
particolare insistenza.
In un solo caso un tizio, decisamente
inquietante e molesto, la segue affiancandola per alcuni minuti. Per il
resto, io di individui degni di essere ribattezzati molestatori non ne
ho visti. Ho visto qualche cretino, qualche innocuo bavoso, qualche
gradasso. Ho visto qualche testa girarsi e qualche gomitata complice tra
amici, ma onestamente nulla (a parte il tizio che l’ha seguita ) che
possa turbare una donna. Infastidirla o imbarazzarla, forse, ma se
quelle sono molestie, io dai tassisti in fila nelle varie stazioni
ferroviarie di Italia sono stata stuprata più volte. I tassisti romani
poi, col loro entusiasmo pirotecnico ogni volta che salgo sulla macchina
di un collega, dovrebbero marcire a San Vittore dopo aver subito
evirazione chimica per avermi stuprata più volte con i loro "Anvedi che
fata!" o "Quanto sei bona!". E in effetti, il video girato a Roma non
racconta una realtà tanto diversa. Le terribili molestie sono una
sflilza di "Single?", "Ciao!", "Bellissima!", pure un aulico "Ma gli
angeli non volano?". Più di un uomo chiede "Come stai?" o "Stai bene?",
che voglio dire, io più che definire molestatore un uomo che si
preoccupa di come sto, lo definirei "attento e premuroso", forse me lo
porterei pure a casa. Insomma, finirei per molestarlo io.
Nel video girato a Napoli la ragazza in
questione è decisamente più gnocca e appariscente delle altre. Eppure, i
molestatori si limitano a qualche fischio, qualche bacio da lontano con
schiocco, molti "Bellissima!", un improbabile "Sono lentine o occhi
tuoi?" e un clamoroso "Nientedimeno!?".
Con questo non voglio dire che
sguardi addosso e commenti inopportuni non possano essere fastidiosi, ma
bisogna distinguere tra molestia e colore, tra inopportuno e
goliardico, tra invadenza e lusinga. Perché diciamolo: il "sei bella"
detto da uno sconosciuto quel giorno in cui siamo uscite di casa
sentendoci dei cessi a pedali, può anche far piacere, talvolta.
Alimentare l’autostima. Una comitiva che urla volgarità al tuo passaggio
è altro. È branco, molesto e urticante. Un uomo che ti segue
continuando a chiederti il numero di telefono è un molestatore. Ma ogni
caso è a sé, e mettere insieme frasette innocue pronunciate dallo
sfigato di turno con atteggiamenti realmente molesti banalizza un
principio importante, che è quello del rispetto per le donne, toglie
significato alla parola molestia e dà vita ad un femminismo spiccio che
alle donne fa più male che bene. Io ho un’amica che è stata affiancata
al semaforo da un ragazzo, abbagliato dalla sua bellezza, e un anno dopo
se l’è sposato. Vi garantisco che non vi è stato abuso e non è stato un
matrimonio riparatore.
Nel film Malena, le conturbanti camminate
della Bellucci con gli sguardi allupati dei compaesani e gli
apprezzamenti in dialetto sono entrate nella storia del cinema perché
raccontavano il desiderio, non certo la molestia. In tante pellicole
anni ’50 il fischio per strada alla Allasio di turno era folclore, non
uno strizzare l’occhio allo stupro. Poi certo, in un mondo ideale
dovremmo essere libere di girare per strada senza vedere strisce di bava
sul marciapiede. Ma preferisco un "Sei bella" detto con garbo alla
fermata dell’autobus che un "Non si dice democrazia stuprata!"
pronunciato da una talebana del femminismo da bar.
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