mercoledì 12 novembre 2014

"SE NON MI PORTI LE PROVE, LA PENA TE LA BECCHI TU". SOLIMANO ERA UN SULTANO SAGGIO

Sto leggendo l'ultimo libro di De Cataldo - sicuramente uno scrittore piacevole e mi sento di dire bravo, chissà se si può dire la stessa cosa per l'altra sua professione, quella di magistrato - e ho trovato un riferimento storico che sono sicuro mi capiterà di utilizzare più volte, su questo Blog. 
"Correva il 1530 quando Solimano, stufo delle ricorrenti accuse infondate contro gli ebrei, ordinò che tutti coloro che muovevano queste accuse portassero le prove al Divano, cioè a lui in persona. Il sultano fece un discorso molto chiaro : liberi di accusare gli ebrei, ma portatemi le prove. Se non mi vanno bene, la condanna ve la beccate voi. Stiamo parlando di un paletto che entra nel fegato. Una morte orribile. I suoi successori non toccarono la legge. Risultato : da tre secoli nessuno si azzarda più ad accusare un ebreo".
Il libro è ambientato ai tempi della prima guerra d'indipendenza italiana, quindi parliamo del 1848, i resti dell'impero ottomano durarono ancora circa 60 anni, e con la sua fine evidentemente finì anche questa legge.
Ora, a parte la sanzione francamente troppo severa, chissà se l'applicazione di un principio analogo, anche ridotto per esempio al solo congruo risarcimento delle spese sia erariali che quelle sostenute dagli accusati che vengono poi riconosciuti innocenti, potesse mettere argine alla querelite cui gli italiani sembrano affetti da diverso tempo a questa parte ?
Volendo escludere la demenza (sarebbe una esimente) del parlamentare dei 5 Stelle che ha firmato l'esposto contro il cd. Patto del Nazareno, evocando P2 e Mafia, e ipotizzando più probabilmente che è solo un modo per attirare l'attenzione di popolino e media (cosa riuscita), trovo assolutamente giusto applicare il criterio di Solimano (sanzione esclusa) : se mi porti le prove ( qui ci sono solo congetture, anche molto fantasiose) bene, se no la pena te la becchi tu.
Sono convinto che una misura del genere contribuirebbe assai al sempre, a parole, perseguito obiettivo della deflazione delle procedure pendenti. 
Di seguito, l'appunto sarcastico di Facci.



Appunto

Filippo Facci: Il matto del Nazareno

Filippo Facci: Il matto del Nazareno

I Cinque Stelle che fanno un esposto contro il Patto del Nazareno è qualcosa che va oltre la neuropsichiatria, non si riesce neppure a commentare. In pratica un senatore ha denunciato penalmente una chiacchierata, fatta a margine di uno scontornato accordo politico: se Renzi e Berlusconi si fossero telefonati sarebbe stato il Patto della Telecom. Ora la magistratura dovrebbe «accertare esistenza e contenuto del Patto, verificare se sia stato preordinato a pilotare illegittimamente le riforme e a decidere chi nominare al Colle». Che è come dire, essendo le nomine e le riforme regolate democraticamente, che la Procura dovrebbe indagare sulle intenzioni o sui desideri: magari celano qualcosa di losco. Siccome Renzi e Berlusconi sono in due, poi, «costituiscono un’associazione», e inoltre «non conoscendo i confini del Patto, potrebbe anche risultare una compressione della democrazia e un’occupazione degli organi costituzionali». Certo: siccome non si sa cos’è, potrebbe anche risultare un’invasione degli Apache. L’esposto poi contiene domande precise e circostanziate come questa: «Il Patto del Nazareno ha modificato lo scambio elettorale politico-mafioso?». Ma certo, anzi probabilmente è un contro-contro-papello e Massimo Ciancimino ne sa qualcosa. Si chiede solamente, alla fine dell’esposto che ha ben 31 pagine, di acquisire i tabulati telefonici di tutti i giudici costituzionali per verificare se abbiano parlato col capo dello Stato. Roba così, nel senso di droga.

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