Il dato era già impressionante prima : un giorno ogni tre una donna veniva uccisa. Nel 2013 i dati sono peggiorati, e la media è salita ad una donna morta ogni due giorni...
Poco più di un anno fa il Parlamento emanava una nuova legge, volta a frenare il fenomeno, battezzato con l'orrendo nome di "femminicidio". Era la fine del 2013, non ho trovato dati sul 2014 (eppure siamo ormai oltre metà novembre) per fare un paragone e vedere, a spanne, se i provvedimenti hanno ottenuto l'effetto voluto. So che l'8 marzo la Casa della Donna di Bologna lamentava 15 vittime dall'inizio dell'anno .
Il Camerlengo naturalmente ha scritto e riportato numerosi articoli su questo tragico problema, e tra questi un'analisi controcorrente apparsa sul quotiano on line Il Post, di matrice assolutamente progressista, che titolava : "i veri numeri del femminicidio" ( http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2013/05/i-numeri-che-non-ti-aspetti-il.html ).
Sicuramente, non è un fenomeno solo italiano, anzi - ma non consola - nella più civile Europa del nord la violenza sulle donne ha numeri superiori ai nostri, e so che troppo spesso i provvedimenti cautelativi, tipo allontanamento del coniuge o compagno violento, sono tardivi, quando proprio non adottati. Anche le misure che vietano di avvicinarsi all'ex compagna rimangono spesso lettera morta per la mancata sorveglianza del loro adempimento. Cambiare le norme, se poi mentalità e strumenti non vengono adeguati, serve a poco.
Femminicidi, il 2013 è l’anno nero. Una donna uccisa ogni due giorni
Il rapporto Eures: in 7 casi su dieci i delitti si sono consumati in ambito familiare
ANSA
Una manifestazione contro i femminicidi a Palermo
Moglie conviventi, sempre più in là con gli anni. Madri contro
cui si è accanita la furia dei figli maschi. Una su sei è morta dopo la
decisione di lasciare il proprio partner. Una su dieci era una collega o
una dipendente. Nella metà dei casi sono morte per le percosse o
strangolate. Avevano subito maltrattamenti dal proprio uomo, spesso
l’avevano anche denunciato, inascoltate.
Sono 179 le storie raccontate dalle statistiche sui femminicidi del 2013. Un anno nero, con la più elevata percentuale di donne tra le vittime di omicidio mai registrata in Italia, in pratica una ogni due giorni. Rispetto alle 157 del 2012, le donne ammazzate sono aumentate del 14%, come indica l’Eures nel suo secondo rapporto sul femminicidio in Italia.
Aumentano quelli in ambito familiare che passano da 105 a 122 (più 16%), così come pure nei contesti di prossimità, rapporti di vicinato, amicizia o lavoro, da 14 a 22. Rientrano nel computo anche le donne uccise dalla criminalità, 28 lo scorso anno: in particolare si tratta di omicidi a seguito di rapina, dei quali sono vittima soprattutto donne anziane. In 7 casi su 10 (68,2%, pari a 122 in valori assoluti) i femminicidi si sono consumati all’interno del contesto familiare, una costante nell’interno periodo 2000-2013 (70,5%).
ORA SONO PIÙ AL SUD
Per 10 anni quasi la metà dei femminicidi è avvenuto al Nord, dal 2013 c’è invece stata un’inversione di tendenza sul piano territoriale, divenendo il Sud l’area a più alto rischio con 75 vittime ed una crescita del 27,1% sull’anno precedente, al Centro sono raddoppiati, da 22 a 44. Il Nord, dove lo scorso anno sono morte ammazzate 60 donne, rimane il territorio dove si verificano più omicidi in famiglia, 8 su 10. La maglia nera spetta al Lazio e alla Campania, con 20 vittime ciascuno; solo a Roma sono state 11. Ma è l’Umbria a registrare l’indice più alto di mortalità (12,9 femminicidi per milione di donne residenti).
AUMENTANO I MATRICIDI
Ottantuno donne, il 66,4% delle vittime dei femminicidi in ambito familiare, ha trovato la morte per mano del coniuge, del partner o dell’ex partner. Dal 2000 sono 333 le donne ammazzate perché «colpevoli di decidere», come le definisce il dossier. Ma il segnale nuovo emerso lo scorso anno, «anche per effetto del perdurare della crisi», è il forte aumento dei matricidi, spesso compiuti per ragioni di denaro o per una esasperazione dei rapporti derivanti da convivenze imposte dalla necessità: sono infatti 23 le madri uccise nell’ultimo anno, pari al 18,9% dei femminicidi familiari, a fronte del 15,2% rilevato nel 2012 e del 12,7% censito nell’intero periodo 2000-2013 (215 matricidi).
A `MANI NUDE´
Per le percosse, per strangolamento o per soffocamento: così nel 2013 sono morte 51 donne, quasi una vittima di femminicidio su tre. E tale modalità di esecuzione, secondo l’Eures, è segno di «più alto grado di violenza e rancore». Quasi altrettanti sono stati i femminicidi con armi da fuoco (49 vittime) e con armi da taglio (45), cui seguono quelli compiuti con armi improprie (21).
IL “TARLO” DEL POSSESSO E IL MOVENTE ECONOMICO
Collegato alla modalità di esecuzione il movente. Quello `passionale o del possesso´ continua a risultare il più frequentemente rilevato (con 504 casi censiti tra il 2000 e il 2013, il 31,7% del totale). Il secondo gruppo riguarda la sfera del «conflitto quotidiano», della litigiosità anche banale, della gestione della casa, ed è alla base del 20,8% dei femminicidi familiari censiti (331 dal 2000). A questi vanno aggiunti gli omicidi scaturiti da questioni di interesse o denaro, 19 nel 2013, pari al 16%, e si tratta prevalentemente di matricidi. Il dossier rileva anche una significativa crescita dell’età media delle vittime di femminicidio, passata da 50 anni nel 2012 a 53,4 (da 46,5 a 51,5 anni nei soli femminicidi familiari), e nel 28% dei femminicidi in famiglia la vittima era over 64.
RISPOSTA INADEGUATA
Eures sottolinea anche «l’inefficacia e inadeguatezza della risposta istituzionale alla richiesta d’aiuto delle donne vittime di violenza all’interno della coppia, visto che nel 2013 ben il 51,9% delle future vittime di omicidio (17 in valori assoluti) aveva segnalato/denunciato alle Istituzioni le violenze subite».
Sono 179 le storie raccontate dalle statistiche sui femminicidi del 2013. Un anno nero, con la più elevata percentuale di donne tra le vittime di omicidio mai registrata in Italia, in pratica una ogni due giorni. Rispetto alle 157 del 2012, le donne ammazzate sono aumentate del 14%, come indica l’Eures nel suo secondo rapporto sul femminicidio in Italia.
Aumentano quelli in ambito familiare che passano da 105 a 122 (più 16%), così come pure nei contesti di prossimità, rapporti di vicinato, amicizia o lavoro, da 14 a 22. Rientrano nel computo anche le donne uccise dalla criminalità, 28 lo scorso anno: in particolare si tratta di omicidi a seguito di rapina, dei quali sono vittima soprattutto donne anziane. In 7 casi su 10 (68,2%, pari a 122 in valori assoluti) i femminicidi si sono consumati all’interno del contesto familiare, una costante nell’interno periodo 2000-2013 (70,5%).
ORA SONO PIÙ AL SUD
Per 10 anni quasi la metà dei femminicidi è avvenuto al Nord, dal 2013 c’è invece stata un’inversione di tendenza sul piano territoriale, divenendo il Sud l’area a più alto rischio con 75 vittime ed una crescita del 27,1% sull’anno precedente, al Centro sono raddoppiati, da 22 a 44. Il Nord, dove lo scorso anno sono morte ammazzate 60 donne, rimane il territorio dove si verificano più omicidi in famiglia, 8 su 10. La maglia nera spetta al Lazio e alla Campania, con 20 vittime ciascuno; solo a Roma sono state 11. Ma è l’Umbria a registrare l’indice più alto di mortalità (12,9 femminicidi per milione di donne residenti).
AUMENTANO I MATRICIDI
Ottantuno donne, il 66,4% delle vittime dei femminicidi in ambito familiare, ha trovato la morte per mano del coniuge, del partner o dell’ex partner. Dal 2000 sono 333 le donne ammazzate perché «colpevoli di decidere», come le definisce il dossier. Ma il segnale nuovo emerso lo scorso anno, «anche per effetto del perdurare della crisi», è il forte aumento dei matricidi, spesso compiuti per ragioni di denaro o per una esasperazione dei rapporti derivanti da convivenze imposte dalla necessità: sono infatti 23 le madri uccise nell’ultimo anno, pari al 18,9% dei femminicidi familiari, a fronte del 15,2% rilevato nel 2012 e del 12,7% censito nell’intero periodo 2000-2013 (215 matricidi).
A `MANI NUDE´
Per le percosse, per strangolamento o per soffocamento: così nel 2013 sono morte 51 donne, quasi una vittima di femminicidio su tre. E tale modalità di esecuzione, secondo l’Eures, è segno di «più alto grado di violenza e rancore». Quasi altrettanti sono stati i femminicidi con armi da fuoco (49 vittime) e con armi da taglio (45), cui seguono quelli compiuti con armi improprie (21).
IL “TARLO” DEL POSSESSO E IL MOVENTE ECONOMICO
Collegato alla modalità di esecuzione il movente. Quello `passionale o del possesso´ continua a risultare il più frequentemente rilevato (con 504 casi censiti tra il 2000 e il 2013, il 31,7% del totale). Il secondo gruppo riguarda la sfera del «conflitto quotidiano», della litigiosità anche banale, della gestione della casa, ed è alla base del 20,8% dei femminicidi familiari censiti (331 dal 2000). A questi vanno aggiunti gli omicidi scaturiti da questioni di interesse o denaro, 19 nel 2013, pari al 16%, e si tratta prevalentemente di matricidi. Il dossier rileva anche una significativa crescita dell’età media delle vittime di femminicidio, passata da 50 anni nel 2012 a 53,4 (da 46,5 a 51,5 anni nei soli femminicidi familiari), e nel 28% dei femminicidi in famiglia la vittima era over 64.
RISPOSTA INADEGUATA
Eures sottolinea anche «l’inefficacia e inadeguatezza della risposta istituzionale alla richiesta d’aiuto delle donne vittime di violenza all’interno della coppia, visto che nel 2013 ben il 51,9% delle future vittime di omicidio (17 in valori assoluti) aveva segnalato/denunciato alle Istituzioni le violenze subite».
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