giovedì 27 novembre 2014

PROFESSORI CONTRO : AINIS E D'ALIMONTE SI BECCANO SULLA LEGGE ELETTORALE



Non mi convince Roberto D'Alimonte, ché, per essere un professore, lo vedo un po' troppo tifoso di un modello elettorale dipinto con entusiasmo perché "al momento, favorirebbe solo il PD". Bene, e tutti gli altri perché dovrebbero approvarla una legge siffatta ? 
Mi sembra più seria la posizione di Michele Ainis, che, sul Corriere, da tempo, cerca di spiegare perché, al momento, così com'è scritta la legge elettorale e per la situazione istituzionale nel suo insieme (con il Senato ancora camera del Parlamento con gli stessi identici poteri dell'altra), sarebbe una follia andare al voto con l' Italicum.
Aveva scritto un'analisi chiara lunedì scorso, alla quale D'Alimonte ha risposto piccato sul Sole 24 ore (che mi pare di capire abbia in grande considerazione, a differenza mia, il professore di scienze politiche).
Ainis replica a sua volta oggi, sempre sul Corsera.
Di seguito, entrambi gli interventi del costituzionalista, ormai da tempo opinionista autorevole del giornalone di Milano.
Buona Lettura


Il rompicapo perfetto disorienta i cittadini



Buone intenzioni, cattive applicazioni. È giusto sbarazzarsi del bicameralismo paritario? Sì, però cambiando la Costituzione, non la legge elettorale. Quest’ultima non può semplificare l’ iter legis , né sottrarre ai senatori il voto di fiducia sul governo. E non è altrettanto giusto correggere la legge elettorale? Di più: è urgente. Altrimenti voteremmo coi rimasugli del Porcellum, ossia con un proporzionale puro. Difatti i nostri geni si sono messi all’opera, regalandoci l’Italicum. In sintesi: premio di maggioranza e governo chiavi in mano, con o senza ballottaggio. Peccato che il marchingegno s’applichi alla Camera, non anche al Senato. Tanto laggiù non serve, dicono; aboliremo l’elettività dei senatori. E se la riforma del Senato fa cilecca? Rimarrà in circolo un sistema schizofrenico, come il Corriere segnalò a suo tempo («Il buon senso nel cestino», 4 marzo). Supermaggioritario di qua, superproporzionale di là. Una follia. Denunziata, adesso, anche dagli ultimi due presidenti della Consulta (Silvestri e Tesauro).
Secondo Roberto D’Alimonte ( Il Sole 24 Ore , 22 novembre), la denunzia «non sta in piedi». Ma è la sua difesa che ha problemi d’equilibrio. D’Alimonte osserva che la doppia elezione di Camera e Senato può sempre offrire risultati contrastanti, quale che sia la legge elettorale. Altro però è subirli, altro auspicarli, incentivarli, programmarli. Altro è decidere per un maggioritario usando ingredienti diversi (al Senato con l’uninominale, alla Camera con il premio), altro è decidere per un maggiorzionale . Inoltre il premio di maggioranza sacrifica la rappresentatività del Parlamento, dunque si giustifica solo in cambio di maggiore governabilità. L’Italicum, viceversa, battezza un Senato ingovernabile, una Camera non rappresentativa. Con un solo sparo, uccide entrambi i valori costituzionali in gioco. E infine uccide pure il Parlamento, allevando due Dracula che si vampirizzano a vicenda.
C’è un esorcismo contro questo vampiro? In teoria, basterebbe estendere l’Italicum al Senato. Dove però non votano i più giovani, che magari alla Camera voteranno in massa per i 5 Stelle. Rischiando, così, d’andare al ballottaggio con due coppie di ballerine differenti.
Esempio: da un lato Grillo contro Renzi, dall’altro Renzi contro Berlusconi. Una follia al quadrato. Per scongiurarla, si può riesumare l’emendamento Lauricella: la legge elettorale entra in vigore dopo la riforma (ipotetica e futura) del Senato. Ma allora l’urgenza della legge verrebbe contraddetta dalla stessa legge. Una follia al cubo. Da qui l’unico effetto certo dell’Italicum: riapriremo i manicomi.



D’Alimonte, l’Italicum e la singolare utopia
di una «Polonia felix»
 

Sul Sole 24 Ore di ieri si leggeva un elzeviro di Roberto D’Alimonte. Oggetto: l’Italicum, ossia la nuova legge elettorale con premio di maggioranza ed eventuale ballottaggio fra i due partiti più votati. Titolo: Replica ad Ainis. Che si era permesso d’osservare come questo marchingegno — applicabile alla Camera, ma non anche al Senato — sia un’autentica follia. Con due Camere che timbrano le leggi, e che votano entrambe la fiducia nei riguardi del governo, non si può scegliere un maggioritario di qua, un proporzionale di là. Ne uscirebbe un sistema schizofrenico.
   E che replica il replicante? Che Ainis ha torto, of course . E con lui gli ultimi due presidenti della Consulta (Silvestri e Tesauro). Invece ha ragione la Polonia. Perché lì la Camera bassa (Dieta) viene eletta con il proporzionale, il Senato con i collegi uninominali maggioritari. E vivono tutti felici e contenti. Piccolo particolare: secondo la Costituzione polacca del 1997 (articoli 121, 154, 158) il Senato può solo proporre emendamenti alle leggi decise dalla Dieta, e soprattutto non vota la fiducia. Insomma, la Polonia non c’entra un fico secco con l’Italia. Né c’entra alcun altro Stato al mondo, perché solo da noi esistono due Camere gemelle, con un potere di vita o di morte sui governi.
   Morale della favola: informarsi, prima di pontificare. O in alternativa usare l’immaginazione. Esempio: ballottaggio fra Renzi e Salvini. Preceduto da duelli in tv, programmi contrapposti, appelli agli elettori. Chiunque vinca, al Senato per governare servono i voti di Alfano. Che li offre in cambio di farlo lui, il premier. Come fece Craxi con De Mita. E gli italiani accorsi al ballottaggio? Sballati.

1 commento:

  1. A continuazione e per spunto dall'articolo del Dott. Michel AINIS Costituzionalista “ La fretta e i dubbi” - In Italia siamo giustizialisti o garantisti a giorni alterni! Appunto il CICLO è stato l’“uovo di Colombo deposto sin dai Greci” è stata quella, l’acquisizione palese del concetto dinamico della circolarità ovvero la rotazione dei ruoli di comando sin da quei tempi, che ne permetteva di tutelarsi e salvaguardarsi al meglio nei confronti di rischi d’un tirannico autoritarismo! E’ appunto il CICLO, l’insito criterio latente nella realtà delle cose, ciclo dovrebbe essere presente in ogni sistema, specialmente nella polis, per poter funzionare dove, per “check & balance” criterio s’ingenera quel dinamico equilibrio indispensabile per non far collassare od esplodere lo stesso sistema! Ed ineluttabilmente renderlo TRASNSITIVO! Orbene, questo elementare dinamico CICLO d’equilibrio, urge acquisirlo ed inserirlo sin dai meccanismi elettorali nel nostro sistema istituzionale per renderlo più completo ed equilibrato nel suo insieme! Quale inalienabile modalità preposta a favorire un adeguato rapporto fra rappresentanza e governabilità! Questo è quanto col sistema SEMIALTERNO si va proponendo! Il sistema elettorale SEMIALTERNO si basa su mandate (elezioni) al proporzionale (senza soglia) verrebbero sostituito da una mandata (elezione) al maggioritario (con premio di maggioranza) in caso di fine anticipata della legislatura, ma in questa evenienza la legislatura entrante non può modificare la Costituzione dopo la quale comunque, si ritornerà a mandate (elezioni) a base proporzionale! Questo rappresenta il meccanismo indispensabile per riprodurre “ACCOUNTABILITY” ovvero, trasparenza per riscontrare in modo permanente la responsabilità e rendere più pronto controllo quale dispositivo per infondere un autentico virtuoso BIPOLARISMO contendibile APERTO e non ristagnare in continuazione in un BIPARTITISMO (o pseudo tale) blindato ed “inciuciato” nella più totalizzante AUTOREFERNZIALITA’ come si continua ad imperversare attraverso le solite nomine e rinomine! I fatti lo stanno a dimostrare la stessa astensione che superando il 73% ci conferma che siamo in totale assenza di concorrenza!

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